Bando Digital Divide, le politiche della Regione Basilicata

10/02/2012 11:26

La scelta di operare con la tecnologia satellitare solo nelle aree marginali e di preferire invece la stesura di fibra ottica, spiega il dirigente dell’Ufficio Società dell’Informazione della Regione Basilicata, va nella direzione del completo rispetto della neutralità tecnologica

AGR   “La politica per il superamento del digital divide in Basilicata, trova la sua attuazione nell’ambito di una ampia strategia sulla società dell’informazione in generale e nel piano per l’eliminazione del digital divide denominato ‘No Digital divide’ in particolare. Detto piano, frutto di un intenso studio condotto dalla Regione Basilicata con la collaborazione di importanti esperti del settore, è culminato in un completo ed esaustivo documento che è stato approvato con delibera di giunta regionale del 12 maggio 2009”.
Lo ha detto il dirigente dell’Ufficio Società dell’Informazione della Regione Basilicata, Nicola Coluzzi in un intervento mandato ieri dalle testate locali in merito ad un articolo pubblicato sul portale www.key4biz.it e ripreso dal Senatore Digilio.
Il bando regionale pubblicato a dicembre del 2011 – spiega Coluzzi – è parte di questa strategia complessiva, non è né la prima azione messa in campo dalla Regione né sarà l’ultima attività dell’intera politica progettata dall’amministrazione lucana. L’andamento del digital divide è stato costantemente monitorato dall’Osservatorio sulla Banda Larga, l’organismo nazionale al quale la Regione Basilicata ha aderito sin dalla sua costituzione (anno 2002) con il supporto dell’allora Ministro per l’Innovazione. La Regione Basilicata ha effettuato nel 2008 una propria consultazione pubblica di tutti gli operatori in occasione delle attività per la definizione del piano strategico “No digital Divide”. Successivamente, per la redazione del bando di gara, ha utilizzato i dati rivenienti dalla consultazione pubblica effettuata dal Ministero per lo Sviluppo Economico, i cui risultati sono stati resi noti nel giugno del 2011. Negli allegati del bando di gara regionale è quindi riportata fedelmente la mappa aggiornata del digital divide con le delimitazioni e gli elenchi dei vari comuni. Nel 2008 le aree in digital divide erano settanta. L’attuazione delle convenzioni in atto con il Ministero dello Sviluppo Economico e con Infratel Italia (società in house del Ministero), hanno consentito il collegamento in fibra ottica di venti centrali telefoniche, allestite con dispositivi digitali (cosiddette infrastrutture di backhaul). Il bando emesso dal MiSE, pubblicato nel dicembre scorso, e finanziato per la parte relativa alla Regione Basilicata, da fondi assegnati alla Regione con delibera CIPE 3/2006 completerà la parte d’interventi condotti con il MISE. Un’accelerazione alle attività da svolgere per il superamento del digital divide è stata impressa con la pubblicazione del bando regionale del 2 dicembre scorso; l’obiettivo era quello di abilitare tutti i territori alla banda larga, qualificando le centrali telefoniche con la fibra ottica o con altri mezzi trasmissivi idonei (ponti radio). Il bando prevede due fonti di finanziamento di cui : la prima proveniente dai fondi FEASR attestati al dipartimento agricoltura e con i quali si provvedeva all’infrastrutturazione di alcune centrali appartenenti alle aree oggetto di intervento e la seconda proveniente da fondi FESR, e che copre un territorio più ampio, con i quali si procede fino al servizio finale coprendo l’ultimo miglio. Fin qui quanto già realizzato e in via di definizione. Per quanto riguarda il futuro, nei programmi della Regione Basilicata – spiega Coluzzi – è stato già individuata l’azione residua che dovrà poi intervenire sui singoli casi di sedi particolarmente remote e non ancora serviti dai lavori precedentemente menzionati. Questo sarà il momento di far intervenire le postazioni satellitari che, pur avendo alcune limitazioni sui livelli di servizio legati alla distanza con il satellite, hanno la possibilità di raggiungere sempre e comunque il cittadino, dovunque esso sia. Questa attività sarà fatta con le economie che molto probabilmente deriveranno dalla gara regionale attestata ai fondi FEASR e dovrebbe segnare il definitivo azzeramento del digital divide di prima generazione in Basilicata. Va sottolineato – afferma ancora Coluzzi – che gli interventi sono stati pensati in modo da garantire che la Regione Basilicata sia pronta ad accogliere gli ingenti finanziamenti messi in campo dal MiSE in relazione alla Banda Ultralarga. La massiccia presenza di fibra ottica che deriverà dalle attività in corso, sarà sicuramente utile alla politica nazionale ed europea che prevedono almeno 30 Mbit/sec ad ogni cittadino europeo per il 2020. La scelta di operare con la tecnologia satellitare solo nelle aree marginali e di preferire invece la stesura di fibra ottica, tenendo sempre presente il giusto rapporto costi/benefici, va quindi nella direzione del completo rispetto della neutralità tecnologica, più volte evocata. La Regione – conclude Coluzzi – ha inteso dotare il territorio delle infrastrutture necessarie a garantire i servizi innovativi a tutto il suo territorio, evitando di stilare liste ed elenchi di cittadini di serie A e di serie B e garantendo una crescita culturale e sociale a tutto il territorio regionale”.

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due paroline sarebbero però da dire…vero, le indicazioni normative e di programmazione europea e statale vanno nella direzione della banda larga e degli investimenti conseguenti ad interlacciare i cittadini ad una rete sempre più accessibile, aperta ed in grado di valorizzare diritto all’informazione, diritto alla comunicazione e diritto all’iniziativa del singolo e delle comunità nell’auto-promozione…rimane però un problema…nel mentre connettiamo la regione ed i suoi angoli più sperduti al resto del mondo (e la polemica sull’utilizzo delle tecnologie satellitari come residualità mi parer davvero fuorviante rispetto alle necessità di ottimizzare le risorse), ci stiamo chiedendo cosa abbia questa regione da offrire proprio al resto del mondo?…ci stiamo chiedendo se le produzioni materiali (un provolone o magari un microchip) ed immateriali (il paesaggio, la storia, le tradizioni, l’ospitalità, quindi anche la cultura) che i  nostri cittadini possono offrire hanno il privilegio dell’essere differenti da altro (e quindi nell’inconsueto che offrono essere appetibili in tutti i sensi) o se piuttosto non stiamo a monte svendendo alcuni titoli di quella differenza sostanziale ed almeno teoricamente coinvolgente (ma chiunque conosca il marketing sa perfettamente che nel conservatorismo dominate dei consumi, esistono anche sostanziose nicchie di fruibilità a cui la nostra regiohne potrebbe aspirare) in nome di un falso progresso sviluppista che viene perseguito solo come devastazione del territorio con pochi, pochissimi ed a volte nulli, ritorni almeno occupazionali?

il problema non è quindi nel progetto che vorrebbe annullare il digital divide (per i non anglofoni è il divario tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’infermazione quali reti e strumenti, e chi ne è invece escluso totalmente o parzialmente), il problema è su cosa innesto il progetto tecnico di superamento di questo divario…e su questo in questa regione siamo davvero in grosso ritardo di presa di consapevolezza!!!