giornata ieri molto impegnata (tra cui anche una video-intervista che a breve potrete vedere) e fitta di incontri e come avrete notato senza alcun intervento scritto sul blog…cerco di recuperare non tanto nella quantità (periodo di poche notizie degne di essere commentate a quanto pare), quanto nella quantità…cominciamo da qui, dal nostro presidente che gioca con l’acqua…

De Filippo: “Addendum sull’acqua dal significato storico”

22/02/2012 10:11

“Un esempio-pilota, consegnato all’intero Paese, di reale federalismo solidale, destinato probabilmente a fare scuola nella gestione della risorsa idrica in Italia”

AGR  Intervento del presidente della Regione, Vito De Filippo:

Ci abbiamo lavorato per molti mesi. Sempre in silenzio. Senza mai ricorrere ai toni aspri della polemica. Ed anzi accentuando, pure nei momenti più delicati e difficili della complessa trattativa tra le sette Regioni interessate, quel senso di sobrietà e di responsabilità che il caso richiedeva. Alla fine però credo che la classe dirigente di Basilicata sia riuscita a far prevalere l’interesse dei lucani, ricorrendo come sempre alla linea del dialogo e del buon senso, in un’ottica che salvaguardasse, da un lato, i rapporti di “buon vicinato” tra le Regioni del Mezzogiorno, e consegnando, dall’altro, all’intero Paese un esempio-pilota di reale federalismo solidale, destinato probabilmente a fare scuola nella gestione della risorsa idrica in Italia. Mi riferisco all’Addendum sull’acqua. A quel documento cioè firmato nei giorni scorsi a Roma, nella sede della Regione Basilicata, da chi scrive e dai presidenti (o loro delegati) di Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Puglia. Si tratta, come è già stato riferito in sede di cronaca, di un atto importante che ha riempito – mettiamola così – un “vuoto” contenuto nel documento comune d’intenti finalizzato ad un governo coordinato e sostenibile della risorsa idrica, afferente il distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, sottoscritto da tutte le Regioni, ad eccezione della Basilicata, ad aprile dello scorso anno.
Vorrei richiamare l’attenzione dei lucani su questo passaggio, perché per effetto di una novità legislativa introdotta dal Dls 152 del 2006, abbiamo corso il rischio di perdere per strada tutto ciò che di buono era stato realizzato il 5 agosto del 1999, quando – come si ricorderà – Regione Basilicata, Regione Puglia e Ministero dei Lavori Pubblici sottoscrissero l’Accordo di Programma per la gestione della risorsa idrica. Un Accordo, a giusta ragione definito una sorta di pietra miliare del federalismo solidale, che per la prima volta nella storia delle relazioni istituzionali tra regioni contermini ha introdotto il concetto del “bene acqua”, inteso come risorsa non più disponibile in quantità illimitata. E come tale da utilizzare in modo efficiente ed equo. Per di più sapendo di dover sostenere dei costi di produzione, derivanti dalle spese di gestione e di manutenzione delle infrastrutture, oltre che dagli oneri di stoccaggio e di trasferimento della risorsa stessa.
Nel momento in cui il decreto legislativo 152/2006 ha suddiviso l’Italia in otto distretti idrografici, includendo la Basilicata in quello dell’Appennino Meridionale, insieme con altre sei Regioni, c’è stato, fors’anche in buona
fede, il tentativo da parte di taluni di rimettere in discussione l’Accordo di Programma del ’99
. Perché s’è detto: oggi c’è un “comprensorio di riferimento” che include Basilicata, Puglia, Campania, Calabria, Lazio, Molise e Abruzzo. Per cui non è più necessario un accordo per il trasferimento della risorsa idrica tra Basilicata e Puglia, essendo entrambe incluse nel Distretto dell’Appennino Meridionale.
Ovviamente, non potevamo far passare una visione, come questa, che avrebbe penalizzato quasi esclusivamente la Basilicata: la Regione che più di altre, nell’ambito del Distretto dell’Appennino Meridionale, contribuisce ad alleviare la sete delle aree contermini.
Sarebbe stato ingiusto, oltre che economicamente insopportabile, accollare sulle sole spalle di una Regione che “esporta” il 35 per cento dell’acqua movimentata nel Distretto, i costi di produzione di una risorsa che di per sé va garantita a tutti. Ma proprio perché è di tutti è altrettanto necessario che chi ne usufruisce faccia propria l’esigenza, espressa anche a livello comunitario, di adottare misure che, oltre a prevenire un peggioramento della qualità delle risorse naturali, ne promuovano un consumo sostenibile.
Aver preteso, e ottenuto, che il Documento di intenti dell’aprile 2011 fosse integrato da un Addendum , quello del 16 febbraio scorso, che fa propria l’esperienza maturata nell’ambito dell’Accordo di Programma tra Puglia e Basilicata anche con riferimento alla definizione della cosiddetta componente ambientale della tariffa dell’acqua, non solo ci riempie di legittima soddisfazione, per aver saputo difendere, anche sulla scorta del mandato ricevuto dal Consiglio Regionale, gli interessi dei lucani. Ma ci conforta nel ritenere questo risultato come un ulteriore elemento che ci spinge ad andare avanti sulla strada del dialogo e della collaborazione costruttiva che, sin dall’inizio di questa legislatura, abbiamo cominciato a percorrere con tutte quelle forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione, che hanno veramente a cuore il bene della Basilicata”.

—————————————————————————————

ora, al di là della boria auto-satisfattoria del presidente (una sua costante, forse frutto di una personalità dall’ego smisurato ed appena temperato da quell’uso tardo-democristiano di una modestia che non appare mai però virtù, quanto gioco calcolato), l’addendum era sicuramente necessario perchè la lacuna era evidente ed il pericolo reale che sulla basilicata rimanesse il peso della gestione della risorsa…ma c’è un ma…se il presidente cità l’accordo con la regione puglia, non cita però acqua s.p.a., il mostro per ora ancora vuoto di contenuti, che a definitiva scomparsa di eipli (l’ente irriganzione di puglia, lucania ed irpinia) ingloberebbe la gestione degli invasi, il vero serbatoio dell’acqua gestibile nell’immediato e franco il costoso accesso alle fonti) e nei fatti diverrebbe il proprietario delle acque che vengono passate poi alle altre regioni “contermini” (tanto per usare il vocabolario presidenziale)…con un problemino maggiore…la regione puglia di vendola ha acquisito il 40% di quella società (la quota che guarda nel vecchio decreto sull’acqua bocciato ai referendum era quella che doveva passare ai privati)…voi direte “eh, ma il referendum ha bocciato il decreto ronchi…perchè preoccuparsi?”…beh, c’è da preoccuparsi, eccome, visto che il governo monti lo sta facendo passare dalla finestra nel decreto sulle liberalizzazioni e c’è da star certi che le lobbies dell’acqua sono già al lavoro sui parlamentari perchè se ne peggiori il già pessimo intento…all’acqua lucana sono interessati il gruppo caltagirone e la nestlè, per intenderci, che con la sola cessione della quota della regione puglia metterebbero le mani sul patrimonio idrico maggiore del sud italia ed uno dei maggiori d’italia, in prospettiva un affare enorme…

e quando gli affari sono enormi, pure il silenzio appare quasi funzionale all’affare…poi il condimento ai lucani è la solita “zuppetta” defilippiana assemblata dal suo apparato lecca-stampa che però paghiamo noi!!!…

altro ci vorrebbe per una gestione veramente solidale dell’acqua!!!…e qualche ideuzza noi l’abbiamo, eccome se l’abbiamo!!!