sempre le lenticchie toccano ai lucani…

 

faccio seguito al mio comunicato di ieri…

io vorrei che ci capissimo bene sulla questione degli investimenti vagheggiati da de scalzi a ravenna e mi riferisco non tanto ai comuni cittadini che hanno capito benissimo, ma a coloro che per il momento prendono decisioni in questa regione, impegnandone il futuro per decenni…

non si tratta certo di intendimenti ufficiali, di nero su bianco, di cifre che eni mette in chiaro in una partita a carte scoperte, ma di chiacchiere, chiacchiere che però sarebbe sbagliato etichettare subito, per quanto il rischio esiste – eccome se esiste! – , come “suadenze in forma di perline di vetro per selvaggi”, dovendone cercare un sottotraccia, come spesso accade nelle dichiarazioni di questi boiardi…

sottotraccia che, a mio avviso, recita quasi senza tema di equivoci, come “ok, il progetto di spostare centri direzionali e produttivi eni ed indotto in val d’agri ed in basilicata esiste da anni ed a noi conviene molto, non solo perché accorciamo i cicli produzione/trasformazione, ma perché sperimentiamo ciò che altrove nel paese sarebbe impossibile, ovvero costruire uno stato nello stato, una zona a sovranità mista tra compagnie e stato, dove la regione ha un suo specifico ruolo comprimario che serve a tenere in vita filiere di consenso utili all’esistenza di classi dirigenti consapevoli”, e si tratta di un progetto che in qualche modo targa ufficialmente già 2011 con quel l’intendimento regionale sulla “valle dell’energia” che forse qualcuno a memoria meno corta ricorda ancora…

cos’era allora questo progetto firmato dall’allora presidente de filippo e per il momento rimasto “quasi” sulla carta?…

in sostanza dalle dichiarazioni dell’epoca se tutto era un po’ confuso e farraginoso – una delle solite cose alla lucana, insomma, avrà pensato qualcuno –  ciò che invece era chiaro era “soltanto” uno spostamento d’intendimenti programmatici per la valle dell’agri (in ogni caso non proprio una bazzecola) che da zona agricola ed a forte valenza ambientale si avviava a divenire un hub energetico in cui ad eni sarebbe stato affidato il compito di magnificare le proprie attività, intervenendo su consociate e partners perché spostassero le proprie attività energetiche e produttive in val d’agri

e tutto ciò naturalmente aveva un prezzo celato, perchè se da un lato l’operazione sembrava a costo zero per la regione, dall’altro volete che eni&soci in virtù dei costi certo non lievi di questa operazionepersino per un colosso delle sue dimensioni, non pretendesse di avere carta bianca su tutto ciò che riguardava l’assetto di programmazione e quindi politico-amministrativo della valle, di modo che nulla potesse turbare la nuova destinazione della zona?…

suvvia, appare chiaro ed evidente che dove esiste l’industria petrolifera nulla gli sopravvive (ci sono specifici documenti, anche recenti che risalgono al governo monti, che testualmente indicano tale nullificazione come “danno collaterale” di attività a così alto peso specifico per la strategia statale, da doverla e poterla tollerare in virtù di un qualche beneficio non meglio specificato da concedere agli abitanti, in genere la promessa di migliaia e migliaia di posti di lavoro che intanto si promettono, poi si vede), e così se anche oggi in val d’agri sopravvivere economicamente in alternativa al petrolio è già molto complesso, figurarsi quando in valle tutto girerà intorno al barile ed alle sue innumerevoli trasformazioni, considerazioni queste che se ai governi sono chiare, alle compagnie lo sono molto, ma molto di più…

quindi valle dell’energia significa costruire un hub, ovvero un centro complesso di interazione e sinergia tra attori nel settore energetico, quindi non più solo estrazione e desolforazione del greggio, ma l’interezza di un ciclo produttivo che consta di industria pesante e di industria meno pesante, ma che rimane fortemente innestato sulla parola chimica degli idrocarburi, con qualche puntatina alle agri-energie, ovvero alla produzione energetica da coltivazioni no-food a cui tutta l’agricoltura della valle non potrebbe non riconvertirsi e dedicarsi viste le difficoltà del controllo dei prezzi (argomento sul quale certe idee liberiste proprio non vogliono sentir ragione) e vista una certa diffidenza che, a torto o a ragione, ormai il mercato nutre verso le derrate agricole prodotte in val d’agri…

quindi per riassumere, industria estrattiva e desolforazione, industria di trasformazione, chimica “verde” ed addentellati vari, un comparto ad alta specializzazione che probabilmente conduce davvero a quella triplicazione dei posti di lavoro, indotto compreso, dagli attuali 1000 (per me il numero rimane quello, dall’analisi delle posizioni reddituali e contributive e sul monte ore lavorativo totale della zona), di cui circa 200 lucani su 500 nel settore diretto estrazione e desolforazione, per il restante una cifra difficile a quantificarsi per via dei balletti e delle alternanze di appalti e sub-appalti, ma a cui va sottratta praticamente tutta la parte a più alta specializzazione che rimarrebbe “estera”, visto che in 20 anni in questa regione nessuno ha mai pensato di formare tecnici e maestranze per il settore, lasciando ai lucani solo la manovalanza spiccia e qualche posto ad alto reddito per qualche solito noto che fungerebbe da “ostaggio” ad un accordo locale tra regione ed eni (sulla strada che già percorrevano gli antichi romani quando concludendo qualche patto, inviavano figli di patrizi presso le corti estere per sancire con la carne il patto stesso)…

queste sono le cose che ovviamente imporrebbero un alto prezzo alla valle, ovvero l’abbandono di ogni altra vocazione per la trasformazione definitiva in hub energetico, ma con benefici occupazionali difficili a prevedersi davvero utili in prospettiva di altri assetti più consoni alle vocazioni stesse, per la valle e per tutti i lucani…

un progetto folle, anzi coloniale, anzi probabilmente “diversamente secessionista”, visto che giocoforza in valle il “padrone del vapore” diverrebbe eni, sottraendo ogni potestà di programmazione alla regione stessa e per sussidiarietà ai comuni, a cui sarebbero lasciate le questioni puramente amministrative e non certo le dinamiche sovra-territoriali, perché pare proprio che chi detta i ritmi economici sia il vero capo…

uno stato nello stato, la val d’agri della valle dell’energia e quella che senza dubbio prefigura de scalzi nelle sue parole, un progetto costoso, ma dagli indubbi benefici per la sua compagnia che non soltanto vedrebbe diminuire i costi logistici con il raccorciamento delle filiere di trasformazione, ma che, venendo a contare su una sorta di extraterritorialità garantita, potrebbe sperimentare e produrre di tutto, senza ostacoli per il manovratore…

ecco cosa serve e qual è la motivazione reale di de scalzi, costruirsi una zona produttiva su misura dove non ci siano ostacoli amministrativi, di autorizzazioni, di controlli e via discorrendo, condizioni queste che, salve le “intromissioni” dei giudici a cui comunque da roma un parlamento sotto controllo potrebbe mettere rimedio con qualche “riforma della giustizia”, esistono già nella insipienza, quando non proprio collateralità o complicità (chiamatela come volete) della regione basilicata in tutte le giunte finora susseguitesi dall’apertura del file idrocarburi, questa compresa – anzi forse questa più di tutte, perché il futuro politico di pittella, visto il disastro immane creato dalla sua giunta e dalle sue relazioni politiche antropofaghe locali e nazionali (i pittella sappiamo bene chi sono qui, un clan vero e proprio, ma in italia si sono targate per comodo renzi, accettandone tutta la proto-criminale gestione esarcale e califfale del potere), è oggi più che mai legato a doppio filo ad eni, senza il cui appoggio la sua scalata a montecitorio e ad un posticino da sottosegretario o viceministro sarebbe improbabile ed improponibile (senza contare il suo nulla politico e gestionale, nonché umano, a roma ricordano bene chi era il babbo mimmo) – e quindi dove è l’ostacolo che si frappone tra de scalzi (ricordiamoci che se è il governo gentiloni a riconfermalo, il suo mandante politico rimane matteo renzi) e la realizzazione dell’hub?…

ma nel popolo, ed anche se ciò potrebbe apparire strano ai tanti cinici di cui ormai si compone il parterre delle opinioni, è proprio quell’umore popolare negativo oggi a frapporsi a mo’ di ostacolo ai voleri del sig. de scalzi, quello stesso popolo che “fotte” renzi al referendum sulle sue volontà imperiali e sulla sua detestabile persona, e che ritrova un suo peso specifico quando non è ingabbiato nelle reti partitiche ed è libero di esprimersi, in sostanza concretizzandosi quell’umore negativo verso il petrolio, che in parte posso anche attribuirmi come risultato di 10 anni di battaglie politiche ed informative, come un insormontabile ostacolo ai voleri della compagnia perché costoro sanno bene che investire miliardi senza un approccio positivo delle popolazioni è come buttarli al vento…

il senso delle parole di de scalzi è proprio questo, suadere e persuadere, ma anche impaurire in un certo senso, l’opinione pubblica locale, con un cambio di rotta, ovvero con un intervento non più affidato a certa stampa (non serve neppure fare nomi), ma in proprio, facendo assumere un peso “positivo” e propositivo alle dichiarazioni dell’ad che stavolta si rivolge non a pittella o al sistema politico regionale (comunque chiamato in causa come “domatore” eventuale, ma quasi in seconda battuta, dopo averne constatato la caduta di potere di convinzione e sottomissione della gente) alle popolazioni con un chiaro monito “se volete che investo, cambiate rotta e tornate manzi manzi, anzi collaborativi”…

e chi risponde?…non il popolo, che comunque rimane saggiamente freddo perché sa bene che è proprio chi ha sbagliato finora che chiede loro di non sbagliare, ma due sindaci non proprio qualsiasi della val d’agri, quello di viggiano, comune che “ospita” eni, amedeo cicala, ex popolo della libertà, poi pittelliano con maschera carnescialesca di ribelle (oggi chetato con la presidenza eigrib, inutile carrozzone che conclama un altro fallimento di pitella), ed antonio imperatrice, pd sempre vicino al potere, sindaco di grumento, due sindaci che comunque se non contano una “cippalippa” nel panorama decisionale lucano, le cui dichiarazioni concilianti, di apertura, di possibilismo insomma, però pure contano qualcosa nella catena che porta  al tremebondo pittella che anela a roma e non sa come andarci senza eni…

ora non pensiate che io pensi male di cicala e di imperatrice – beh di cicala penso malissimo da sempre perché opportunista e forse anche amministrativamente vigliacco (il centro olii potrebbe chiuderlo quando vuole, ma finora mai ha emesso alcuna ordinanza sindacale in tal senso, persino per chiudere un bagno del centro olii), di imperatrice non mi sono mai fidato a livello epidermico perché un valvassore di qualsiasi potere serva a mantenere il proprio potere di “delegato”, ma qui il problema è diverso e non contano le mie impressioni – ma il fatto è che costoro rappresentano un sentire diffuso tra i sindaci della valle che sanno di dover convivere con eni (a prescindere da chi sia più filo e chi meno) e per i quali la navigazione si è fatta unica, essendo obbligati a seguire l’umore generale della popolazione per non avere la gente sotto casa…

e se questi “aprono”, pur con tutto il giochetto teatrale del rispetto dell’ambiente (di cui sono certo gli importa meno del lavoro e degli affari) e pur sapendo di sedersi al tavolo con un baro che dichiara di voler smettere di essere tale proprio mentre il suo sedere si posa sulla sedia, questo significa che la politica regionale si sta già arrendendo, colta da panico per il suo claudicante bilancio, ed è pronta a sottomettersi ai voleri di eni che reclama la sua contea promessa…

ma qui è importante il popolo, quello della val d’agri che spero non si lasci più infinocchiare dai soliti noti, quel popolo a cui rivolgo proprio la stessa domanda a cui certo i due sindaci non perdono tempo nel trovare risposta “vi siedereste ad un tavolo da gioco con un baro che ha sempre barato e che stavolta vi promette che non barerà più con voi?”…

io spero proprio di no, perché la campagna mediatica è appena iniziata e quei miliardi di euro diventeranno un tormentone regionale e locale in mille convegni ed incontri che hanno come scopo quello di “fottervi” ancora una volta, ovvero convincervi di quanto è buono e giusto e conveniente e salutare il petrolio e le sue filiere di interessi sempre sul crinale del malaffare…

stavolta che il no delle opinioni sia no dei fatti e che vadano a farsi benedire de scalzi e tutta la sua corte dei miracoli e persino quei miliardi di cartone che agita come una carota davanti al ciuco…

meglio poveri, ma dignitosi, che poco più che poveri, ma schiavi, perché una cosa è certa, ed è la storia a dirlo, a voi, a noi, sempre le lenticchie toccheranno!!!

miko somma