Sul Pertusillo o la resa della politica o le dimissioni di Iannicelli.
Che il direttore dell’ARPAB Iannicelli si prenda la libertà di “concordare” analisi con tecnici indicati dal 5 stelle sulle acque del Pertusillo è una libertà inconcepibile per un dipendente di questa regione, una palese violazione non solo degli obblighi istituzionali e della missione dell’agenzia, ma pratica scorretta e da sanzionarsi con l’allontanamento immediato del direttore.
Premesso che l’ARPAB, come correttamente indicato da Bolognetti, con simili comportamenti avalla la percezione diffusa tra la popolazione della sua incapacità a gestire fenomeni che in oltre 20 anni di storia degli idrocarburi in questa regione pur ci si sarebbe dovuti premunire di saper gestire, quello che fa trasalire è l’assoluta noncuranza delle regole della buona amministrazione e delle leggi che il direttore mette in atto, concordando con una parte, il 5 stelle, ciò che invece andava concordato con l’intera società semplicemente facendo il proprio dovere o ammettendo di non essere in grado come agenzia di farlo.
Il problema tecnico è di natura schiettamente istituzionale ed in alcun modo politico, non riguardando né la buona fede dei grillini sulla questione, nè la correttezza deontologica e professionale dei tecnici da loro indicati, piuttosto trattandosi di un grave problema di metodo e di merito su una vicenda dove, se l’impianto proposto da Iannicelli dovesse passare, non si comprende come e perché i tecnici non avrebbero potuto essere indicati da altre forze politiche, per una questione che riguarda tutti i lucani e non solo una parte di loro, rappresentati appunto dai 5 stelle.
Fa specie che un dipendente di lusso che “gode” della fiducia del presidente Pittella e del Consiglio Regionale prenda simili iniziative che contravvengono ad ogni logica mandataria, dove il mandato è appunto dirigere, in nome e per conto di una funzione di indirizzo, la politica regionale, un “pezzo” di fondamentale importanza dell’attività istituzionale stessa, quella della protezione ambientale, attività questa che non può essere delegata ad alcuno senza che quell’indirizzo politico l’abbia autorizzata.
Quindi o Iannicelli è autorizzato dal presidente Pittella, ed a quel punto la domanda sull’opportunità politica di simile accordo è proprio a questi che va indirizzata e come tale assume il carattere politico diretto di quale sia il motivo di questa scelta che sembra voler “stringere” il campo di azione concesso a due soli soggetti politici feroci competitori, almeno di facciata – e immancabili allora ci sorgerebbero mille sospetti di un qualche “pactum sceleris” consumato sui tavoli romani sulla testa dei lucani – o il direttore Iannicelli ha semplicemente oltrepassato il mandato affidatogli, arrogandosi dei privilegi di indirizzo politico-gestionale che non tocca a lui esprimere.
Ed in entrambi i casi non si tratta di lana caprina, né di sesso degli angeli, ma di due diverse domande che un qualsiasi cittadino deve porsi ed a sua volta porre al presidente Pittella:
1) nel caso si tratti di una sua scelta politica, quella di voler concordare le analisi che ARPAB non riuscirebbe a fare, perché questa apertura e perché limitare un accordo a una sola parte, i 5 stelle, anziché aprirla ulteriormente verso l’intera società civile, oltre che verso la politica tutta ed i partiti tutti che ne sono ancora una espressione?
2) nel caso si tratti di un travalicamento del mandato del direttore, che compie atti politici di non pertinenza al suo ruolo, perché non ne esige immediate le dimissioni o ne revoca il mandato?
Se la politica si arrende sulla questione del Pertusillo, o cercando delle forme di pacificazione politica con chiamate di responsabilità comune all’avversario numericamente più infastidente per le elezioni regionali, così forse traguardando più all’orizzonte nazionale che alla fotografia locale, forme che se certo non risolvono problemi di inquinamento che occorre ancora accertare negli effetti, e non nelle cause, l’attività di estrazione e trattamento del greggio, forse si limitano a tacitarlo in nome di inediti “tutt’apposto” ancora da scriversi con l’inchiostro dell’orgiastico grillino per un potere sentito vicino, o sperimentando forme di gestione privatistica di quanto invece rigorosamente pubblico, siamo forse giunti alla fine di un percorso democratico che recita ormai solo che “del doman non vi sarà certezza”.
Miko Somma, Comunità Lucana