la revisione del programma 3) FORESTAZIONE ED ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI (ex parte 19)…

non meravigliatevi di trovare la ex parte 19) del programma al terzo punto dell’esposizione, ma nella doverosa revisione abbiamo trovato più coerente e semplice l’idea di trattare per blocchi tematici questo corposo lavoro programmatico e così accorpare questa parte alle prime due, vista la stretta attinenza tra loro…già convocata la riunione di giovedì prossimo, 12/04 alle ore 17,30 sempre presso la nostra sede di via portasalza 16 a potenza, che verterà su idrocarburi ed energia, passiamo allora a completare l’esposizione di quanto trattato alla riunione tenutasi la scorsa settimana…

ma prima, la nostra ormai consueta riepilogazione grafica a cura del nostro marco, che dimentico sempre di ringraziare per l’ottimo lavoro e la sua notevole capacità di sintesi…

3. Forestazione ed altri impegni ambientali (ex parte 19)

In questa parte del programma affrontiamo due temi, forestazione ed altri impegni ambientali, che a buon diritto avrebbero potuto essere collocati nella parte del programma dedicata all’ambiente, ma che abbiamo voluto trattare separatamente per le rilevanze specifiche che il temi presentano a livello di programmazione territoriale e che crediamo meritino una trattazione distinta.

Abbiamo anche dedicato un punto alla caccia, attività verso cui nutriamo contrarietà, pur trovando questa un limite nelle leggi che ad oggi la tutelano come un diritto, così cercando di essere “laici” sull’argomento e cercare di inserirla in un contesto molto più ampio di salvaguardia ambientale, a cui questa attività potrebbe dare un suo specifico contributo, ma solo se inserita in precisi contesti legislativi ed operativi.

I. Abbandono della attuale funzione di forestazione produttiva, modifica del piano forestale approvato e sua funzionalizzazione al ripristino della massa forestale, del contenimento del dissesto idrogeologico, degli usi civici (ove recuperabili, documentati o comprovabili da accettata continuità degli stessi), della conservazione del patrimonio arboreo primigenio e delle essenze arboree locali, dell’assorbimento di CO2 da considerarsi non più contabilizzabile ai fini del computo delle emissioni, del mantenimento e dell’ampliamento di zone atte alla conservazione e reinserimento di fauna locale, e riconduzione della forestazione produttiva alla sola coltivazione di materiale ligneo da bio-edilizia e bio-arredamento e/o di essenze pregiate ad uso artigianale, officinale, medicale, di coltivazione dei prodotti del bosco.

riteniamo del tutto sbagliata l’impostazione data finora al piano regionale di forestazione produttiva…ipocritamente non si fa mai cenno alla presenza di 4000 operai forestali a fronte di meno di 600.000 mila abitanti, cosa questa che, in rapporto a quanto più noto al grande pubblico sulla analoga attività svolta sulla forestazione dalla regione calabria, una struttura di 7000 operai a fronte di una popolazione però più che tripla di quella lucana, aspetto questo che ci appare come il paradigma di una gestione legata al clientelismo ed al consenso elettorale e non certo all’obiettivo primario della forestazione, ricostruire valorizzare e tutelare la massa arborea regionale…questa grande massa di operai, il cui numero ci vede ancor peggiori in termini di percentuali di quanto non faccia la regione calabria, è stata finora “foraggiata” al solo scopo di legare le provvidenze delle 151 giornate utili alla percezione dell’assegno di disoccupazione con le filiere del consenso, ma è chiaro che la rilevanza sociale del fenomeno non può essere ricondotta alla sola pratica del voto di scambio, quanto ad una più generale pratica di assistenzialismo a carico di partite non specificamente dedicate dei bilanci pubblici che crediamo vada interrotta senza eventi traumatici (appare del tutto insensato ogni tentativo del genere in considerazione del trauma economico che ne deriverebbe per condizioni sociali già al limite del lavoratori in oggetto), ma attraverso una razionale e graduale riconversione dei lavoratori stessi in altri ambiti di protezione del territorio…

riconversione da operarsi con la messa di in campo di una strategia di forestazione che, oltre alla sua funzione naturale (di cui rimarchiamo però la netta volontà di non precedere a compensazioni tra emissioni e piantumazione che risulterebbero fuorvianti dell’ormai sempre più necessario taglio delle prime attraverso operazioni contabili sui certificati verdi), crediamo debba essere indirizzata verso una vocazione della stessa forestazione a scopi di produzione di materiali biologici per edilizia ed arredamento, di produzione di medicamenti naturali e di coltivazione del prodotto del sottobosco (fragole e bacche, funghi, tartufi, etc), che, nel costituire un obiettivo programmatico di politica industriale ed agricola, potrebbe innescare la formazione di un comparto produttivo locale in grado di assorbire buona parte di quella manodopera in eccesso sia nella produzione che nella coltivazione e cura delle masse forestali a scopi produttivi

II. Divieto espresso, attraverso legge regionale, all’introduzione di essenze arboree od arbustizie non locali e non appartenenti al patrimonio vegetale lucano, di essenze anche ad uso agricolo od agri-energetico derivanti da modificazioni genetiche, sintesi di nuove varietà attraverso manipolazione genetica, o con funzioni differenti dall’uso strettamente agricolo ed in ogni caso da approvarsi preventivamente.

punto che appare chiaro nei suoi intenti di impedire qualsiasi penetrazione di essenze estranee sia al patrimonio naturale sia all’utilizzo programmato dello stesso

III. Catalogazione e riconoscimento legislativo del patrimonio floro-faunistico lucano come bene comune da preservare.

punto che appare chiaro in rapporto al punto seguente

IV. Programma speciale ed iniziative legislative di protezione delle specie floro-faunistiche a qualsiasi livello di rischio di estinzione o da proteggersi come bio-tipo fondamentale per la conservazione del patrimonio di cui al punto III), in concorso alla legislazione nazionale di materia.

V. Divieto legislativo espresso ai non residenti nella regione Basilicata di caccia, raccolta funghi e tartufi e più in generale dei prodotti boschivi e parametrazione, in collaborazione con le associazioni venatorie ed ambientaliste, di una lista e delle pratiche ammesse per la predazione delle specie animali da doversi limitare nell’ottica di un progressivo abbandono concertato delle stesse pratiche venatorie.

crediamo sia giunto il momento in cui una maggiore cura e conservazione del territorio imponga un espresso divieto di raccolta dei prodotti del bosco e della caccia da parte di non residenti, facendo con ciò salva, ma da emendarsi in senso più preciso, ogni disposizione concernente la raccolta per i residenti, che diventano, su specifica richiesta e in accordo alla riunione degli abilitati alla raccolta in consorzi locali, unici soggetti titolari del diritto di vendita a terzi del prodotto del bosco raccolto e delle prede, si da consentire maggiore razionalità, controllo e redditività per gli stessi…crediamo inoltre che, nell’ottica di un progressivo abbandono della pratica venatoria più stringenti intese con le associazioni venatorie siano da mettere in campo anche attraverso quanto al punto seguente

VI. Unificazione degli Ambiti Territoriali di Caccia in un unico ambito regionale.

punto attraverso il quale si deve perseguire una sempre maggiore razionalità nella regolamentazione del settore

VII. Divieto assoluto all’introduzione ed al popolamento di specie faunistiche ed ittiche non appartenenti alla catalogazione di cui al punto III)

punto il cui dettato appare chiaro in rapporto sia punto III) che IV) in ordine ad una tutela del patrimonio faunistico locale che non deve permettere in alcun caso ripopolamenti con specie non autoctone al fine di evitare fenomeni di abnorme od incontrollabile proliferazione di alcune specie a danno di quelle locali, nell’alterazione degli equilibri della catena alimentare animale e del patrimonio genetico delle specie locali

VIII. Completamento delle azioni volte alla costituzione dei parchi regionali e della Rete Natura 2000.

si tratta di un punto a complemento di quanto già ai dettati legislativi e regolamentari in ordine ad obiettivi di tutela stabiliti in sede regionale, con la costituzione effettiva ed il potenziamento dei parchi regionali del vulture, della murgia materana, dei calanchi di pisticci e montalbano, del parco di gallipoli cognato, e comunitaria attraverso il completamento delle reti di zone sic e zps e la loro esclusione da qualsiasi intervento antropico invasivo, in particolar modo rispetto alle attività estrattive e/o energetiche

IX. Programma di individuazione di zone di Ri-naturalizzazione Integrale.

si tratta di un programma teso ad individuare zone peculiari del territorio regionale nelle quali operare la ri-naturalizzazione integrale, ossia la destinazione degli stessi terreni ad interventi volti a creare le condizioni di ripristino integrale dei rapporti naturali per specifiche esigenze di tutela anche legate ad operazioni di bonifica ambientale e di quanto al punto XI)

X. Rimodulazione delle azioni PSR alle loro vocazioni originarie di perequazione del reddito degli agricoltori con metodo tradizionale in zone di prossimità sic e zps.

è evidente l’intento della disciplina comunitaria di tutelare il reddito di questi agricoltori nel riconoscimento di una specifica opera di protezione ambientale e cura del territorio che i metodi tradizionali di coltivazione consentono, tutela ad oggi alquanto poco praticata, quando non distorta, nell’applicazione specifica delle misure degli assi psr che potrebbero essere rimodulate in azioni specifiche per giovani disoccupati, previa iscrizione facilitata nelle specifiche liste professionali, anche in rapporto a specifiche misure psr volte al nuovo insediamento dei giovani agricoltori e di quanto al punto V)

XI. Creazione di una rete di corridoi verdi protetti per il collegamento delle zone di protezione al fine di permettere la mobilità della fauna.

l’evidenza della frammentazione dei territori protetti e della loro non continuità (vedi perimetrazione del parco dell’appennino lucano) che impediscono naturale migrazione e mobilità delle specie animali in ambiti protetti, esponendoli a rischi nell’attraversamento di zone antropizzate ed infrastrutture viarie, deve portare alla creazione di specifiche zone di attraversamento protette (corridoi verdi), recintate, protette da vincolo all’accesso ed atte a consentire la migliore mobilità delle specie, con la creazione di specifiche facilitazioni al transito, quali piccoli tunnel di attraversamento stradale sulle arterie a maggior percorrenza o sopraelevazioni delle stesse, anche in ordine ad una maggiore sicurezza dei veicoli transitanti nell’evitare impatti con le specie in attraversamento

XII. Studio e varo di un piano di protezione delle coste sabbiose ioniche fondato sul ripristino dell’apporto naturale di materiali di sedimento dai fiumi, sul ripristino dei corridoi naturali tra spiaggia ed entroterra, sulla difesa delle dune e della vegetazione di duna, sulla limitazione di attività costruttive in prossimità del litorale e sugli eventuali abbattimenti o riduzioni delle stesse e loro ricostruzione in materiali idonei.

crediamo che l’unica opera efficace di protezione dei litorali dello ionio minacciati di erosione sia lo studio di uno specifico piano integrato in grado di valutare ed intervenire sulla totalità dei processi, sia naturali che antropici (che sospettiamo essere i principali artefici di mutate condizioni erosive in zone che normalmente dovrebbero essere di espansione storica dei litorali stessi, vedi ad esempio la posizione delle evenienze archeologiche degli antichi porti della magna grecia), per riportare a stato di equilibrio l’apporto dei materiali sedimentosi e l’erosione marina, giudicando del tutto errata la continuazione della attuale gestione fatta prima di costosi ripascimenti di sabbie ed in seguito di posa di strutture di contenimento in mare (barriere soffolte)

XIII. Programma di abbattimento di ogni struttura edilizia abusiva costruita lungo le zone di rispetto fluviale, lacustre e marino.

crediamo che il punto sia chiaro e non necessiti di ulteriori spiegazioni