tratto da il corriere della sera
CITTÀ DEL VATICANO – «Mi chiedo se siamo in cammino verso una grande guerra mondiale per l’acqua». Francesco parla al seminario organizzato dalla pontificia Accademia delle Scienze nella Casina Pio IV, in Vaticano, di fronte a 95 studiosi di tutto il mondo riuniti da giovedì per parlare del diritto umano all’acqua. Un tema così drammatico che il Papa, con un’aggiunta a braccio, lo associa alla denuncia, più volte ripetuta, di una «terza guerra mondiale combattuta a pezzi» nel nostro tempo. Pezzi che si potrebbero saldare intorno alla risorsa più preziosa del pianeta. «Le cifre che le Nazioni Unite rivelano sono sconvolgenti e non ci possono lasciare indifferenti: mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie collegate all’acqua; milioni di persone consumano acqua inquinata», ricorda Francesco: «Si tratta di dati molto gravi; si deve frenare e invertire questa situazione. Non è tardi, ma è urgente prendere coscienza del bisogno di acqua e del suo valore essenziale per il bene dell’umanità».
…Francesco riprende le riflessioni dell’Enciclica Laudato si’: «Ogni persona ha diritto all’accesso all’acqua potabile e sicura; è un diritto umano essenziale e una delle questioni cruciali nel mondo attuale». Perciò «è necessario attribuire all’acqua la centralità che merita nell’ambito delle politiche pubbliche»….Il rispetto dell’acqua, insomma, «è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani», avverte Francesco: «Se rispetteremo questo diritto come fondamentale, staremo ponendo le basi per proteggere gli altri diritti. Ma se violeremo questo diritto essenziale, come potremo vegliare sugli altri e lottare per loro?».
bene, francesco non si smentisce mai e riafferma giorno dopo giorno concetti che per il sottoscritto, agnostico e le cui idee hanno una casa con un altro indirizzo, sono sempre più indicativi di quanto questo uomo che pratica come una virtù l’ingenuità (uso questo termine nel più puro dei suoi significati, ovvero ingenuità s. f. [dal lat. ingenuĭtas -atis]. 1. a. l’essere ingenuo, nel senso comune e moderno della parola, quindi sincerità, innocenza, candore d’animo, semplicità…o 2.più raro ed in senso storico, con riferimento all’antica Roma, condizione libera, stato giuridico di chi è nato ingenuo, cioè libero; si preferisce, in questo sign., la forma lat. ingenuitas ‹-ù-›….e scusate per la pignoleria del voler dare all’ingenuo francesco il senso che ingenuo ha davvero)…
ed allora partiamo, in riferimento all’articolo precedente “la fionda che ha ucciso il pertusillo”, articolo che tenta di sollevare qualche questione in merito alle rassicurazioni “beotizzanti” e “tutt’appostiste” sullo stato di salute dell’invaso dopo il proliferare di macchie scure identificate come alghe, con queste parole di francesco come importante incipit ad un ragionamento che nasce proprio dall’importanza suprema che il diritto all’acqua rappresenta, e nel caso specifico l’importanza che il bacino artificiale del pertusillo ha per il diritto all’acqua di centinaia di migliaia di persone (più probabilmente almeno un milione e mezzo compresa la puglia con le province di taranto, brindisi, lecce, parte della provincia di bari e la porzione di basilicata che se ne serve), sia sotto forma di acqua sana per usi potabili o sanitari, sia sotto forma di acqua priva di contaminanti per l’uso agricolo ed anche industriale…
il problema è capire, dopo che una riunione in pompa magna tra regione basilicata ed arpab (agenzia che della regione fa parte) ha “tranquillizzato” sulla presenza all’interno dell’invaso di idrocarburi, attribuendo le macchie scure a fenomeni di eutrofizzazione innescati dalle variazioni di temperature e causati da fosforo ed azoto rinvenuti nelle acque, se l’allarme cessa perché non ci sono idrocarburi e ci teniamo l’eutrofizzazione o se il problema, quale che sia la causa che lo origina, sia l’eutrofizzazione in quanto tale e quindi segue alla rilevazione del problema la ricerca di cosa lo produca e la soluzione di questa causa…
premetto che, come in un articolo del 2011, quando il fenomeno, seppure in tempi e modalità diverse, si presentò, il sottoscritto crede che vi siano diverse concause nell’origine del problema eutrofizzazione, certo gli scarichi non depurati per bene, certo i reflui agri-zootecnici, ma anche – e qui si marca una differenza di metodo razionale, qualcosa che attiene ad un ciclo non perfetto (ma esistono poi cicli perfetti nell’industria?) del trattamento del greggio che presso il centro olii di viggiano si effettua…ovvero, volendo riassumere e richiamandomi all’articolo precedente, se indagando le cause del fenomeno (e diamo per scontato ed accertato che sia una eutrofizzazione, quindi letteralmente eutrofizzazione, fenomeno di arricchimento trofico di laghi, di stagni e, in genere, di corpi idrici a debole ricambio; è dovuto al dilavamento dei fertilizzanti usati nella coltivazione delle terre circostanti o all’inquinamento organico prodotto dalle attività umane o a prodotti di rifiuto industriali. Provoca le cosiddette fioriture del fitoplancton che, abbassando il tasso di ossigeno, rendono l’ambiente inadatto per altre specie), si possa escludere acriticamente una causa e concentrare l’indagine su un’altra, senza aver verificato se il foro evidente sul corpo della vittima, il pertusillo, sia stato causato da una fionda (gli scarichi ed i reflui da dilavamento), o da una pistola fumante, il processo industriale di desolforazione che consente al greggio estratto dalla val d’agri di essere inviato tramite oleodotto presso le raffinerie di taranto, o magari dal concorso di cause (il povero lago, per continuare con l’immagine non sarebbe mai stato colpito dalla pistola se la fionda colpendolo ripetutamente non lo avesse indebolito ed esposto senza difese al colpo mortale dell’arma a sparo o viceversa, cambiando ovviamente l’ordine dei fattori logici)…
no, dalla riunione è emerso che ci si indirizza sulla fionda, ovvero sugli scarichi civili ed agrizootecnici, e si esclude il petrolio, perché nelle acque sono stati trovati fosforo ed azoto e non direttamente idrocarburi, e non sulla pistola, la cui azione pure occorre sia scissa (anche lei), nel momento dello sparo, in termini fisici tra l’ogiva, il proiettile e la sua forza cinetica, e la combustione delle polveri che danno origine allo sparo, ovvero agli scarti dello scoppio, ovvero al fumo che lo sparo produce e che certo innocuo vapor d’acqua non è affatto…
ciò dire che se si volesse indagare meglio e fino in fondo, oltre a puntare il dito sugli inquinanti civili, che pur ci sono e quelle sostanze producono, occorrerebbe non cercare direttamente idrocarburi, ma sostanza che si connaturano come scarti di lavorazione del processo industriale che poco a monte dell’invaso si svolge, ossia il processo di desolforazione…
ed allora, premettendo che qualche elementare nozione di chimica è purtroppo necessaria alla comprensione, andiamo a capire come funziona questa benedetta desolforazione, che è l’attività principale del centro olii di viggiano e viene effettuata con il cosiddetto metodo claus, partendo però da un concetto base, ovvero che il petrolio appena estratto e prima di poter essere inviato al centro olii per la lavorazione, deve essere privato di acqua, sali e sabbia, presenti nella sospensione estratta, e stabilizzato, ovvero privato della frazione gassosa, lavori questi che si effettuano più volte a bocca di pozzo”, in una condizione dove non esiste alcun controllo pubblico (cosa questa che la regione farebbe bene a tenere a mente, come già tanti anni fa avvertivo da questo blog) e dove quindi nulla si sa sia dei solventi usati, sia quindi dei prodotti di scarto di questi, oltre allo stesso gas che non viene in alcun modo intrappolato e finisce dritto dritto nell’aria della val d’agri…
appena giunto al centro olii, il greggio, vista l’elevata viscosità del fluido estratto che non consente agli elementi sospesi di sedimentare, si procedere al dissalaggio (desalting), allo scopo di impedire che si abbiano corrosioni delle apparecchiature chimiche e si svolge preriscaldando il greggio a 150 gradi, addizionandolo di acqua demineralizzata ed additivi (la cui natura non è disponibile alla conoscenza di un profano) ed infine miscelato per l’invio al desalter (un grosso serbatoio) che, grazie a due piastre caricate elettricamente fino a 30.000 volt per fare da elettrodi, genera un campo elettrico che separa l’acqua dal greggio (le molecole di acqua sono polari, mentre quelle che formano il greggio (essenzialmente carbonio C ed idrogeno H) sono apolari, e successivamente le due componenti si separano per gravità, con l’acqua di lavaggio che, più pesante, viene allontanata, portando con sé le impurità saline ed acquose del greggio, oltre naturalmente a tutti gli additivi…
e sono anche queste, oltre a quelle re-iniettate a bocca di pozzo, le acque che vengono poi re-iniettate a costa molina, proprio sopra il pertusillo e dal quale con ottima probabilità poi percolano nell’invaso, esattamente da alcune anse vicine la masseria crisci come il sottoscritto informò alcuni “professori” senza memoria, acque anche oggetto del contestato reato con cui eni è accusata, nel processo in corso, ovvero aver mutato i codici CER del rifiuto)…
prima domanda, ma se i solventi usati per il lavaggio contengono fosforo (e ad occhio e croce dovrebbero contenerlo, ma non tocca a me dirlo) e questi, insieme alle acque vengono re-iniettati nei pozzi, percolando poi nel pertusillo per fisica elementare dell’acqua che tende a fluire verso il basso (ricordo che la diga fa da tappo ad ogni flusso d’acqua superficiale e di falda dell’alta val dagri), nell’invaso certo non ci finiranno fresche e dolci acque, ma una serie di contaminanti tra i quali potrebbero esserci composti a base fosforica che è solo difficilmente che vengono usati per usi agricoli in valle, vista la composizione limo-argillosa che semmai consiglierebbe l’uso di nitrati?
e non voglio neppure accennare ai fanghi di perforazione che, ricordo, servono per 1) lubrificare e raffreddare la trivella 2) convogliare in superficie i detriti 3) esercitare contropressioni sulle pareti nude del pozzo per evitare fuoriuscite di fluidi, rotture ed eruzioni del pozzo 4) sostenere le pareti del foro grazie alla pressione idrostatica, e che sono a) a base acquosa e di argille speciali (bentonite,un minerale argilloso composto per lo più da un fillosilicato di alluminio e magnesio, più calcio o sodio), b) a base acquosa e polimeri speciali (con tanto di segreto industriale sulla composizione), c) ad emulsione di acqua ed olii minerali, tutte sostanze facilmente “bevute” dal sottosuolo appena incontrano una falda acquifera che poi, prima o poi, le porterà verso il pertusillo, nell’aggravante dell’uso aggiunto di barite (solfato di bario) o ematite (ossido del ferro), quando occorre aumentare la densità dei fanghi stessi…
e veniamo allora alla idro-desolforazione, ossia all’eliminazione tramite diversi processi di quei composti a base di zolfo dal greggio estratto (ed il petrolio ed il gas della val d’agri ne hanno un contenuto fino al 5% del volume), processi il cui prodotto di scarto principale è l’acido solfidrico (meglio nota come anidride solforosa), H2S, un gas altamente tossico che tutti abbiamo imparato a conoscere con il suo inconfondibile odore di uova marce (odore che è percepito solo a piccole concentrazioni, mentre quando questa aumenta, divenendo pericolosa ed a volte mortale, non viene più percepita dal senso dell’olfatto, tanto che in presenza dell’odore, occorre allarmarsi quando questo cessa di colpo in continuità dell’emissione)…
il processo chimico con i quale il greggio o il gas o la loro miscela viene privato dello zolfo è detto idro-desolforazione poiché avviene in presenza di idrogeno che idrogena i legami tra carbonio C e zolfo S, spezzandoli e favorendo il successivo legame tra lo stesso zolfo e l’idrogeno nell’acido solfidrico, H2S, con l’uso di catalizzatori al cobalto, Co, e nichel, Ni, e solo successivamente l’H2S viene inviata al processore claus, dove viene in parte convertita in zolfo elementare e per la restante parte diventa cosiddetto tail gas, ovvero gas di coda (quello che vedete alimentare le torce che campeggiano sul centro olii e che così spesso “fiammeggiano”…
occorre dire che nel caso del gas naturalmente presente non solo nella sua forma conosciuta, ma anche associato al greggio stesso e non del tutto separabile, per la desolforazione e la cattura di H2S si usano come solventi delle soluzioni acquose di etiloammine, ovvero miscele di acetaldeide (nome IUPAC: etanale; nota anche come aldeide acetica), CH3CHO, liquido incolore, volatile ed infiammabile, classificato tossico e cancerogeno, ed ammoniaca, NH3, un composto dell’azoto, N, (che qui ritorna interessante a ricordarci la sua presenza nelle acque del pertusillo), sostanza questa che si presenta come un gas incolore, tossico, dall’odore caratteristico molto pungente, molto solubile in acqua, a cui conferisce netta basicità…
seconda domanda, ma la possibilità che qualche “interruzione nella catena del trattamento dell’ammoniaca” ne favorisca una sua dispersione ambientale che, vista la estrema solubilità, non potrebbe portare altrove che nel pertusillo, è stata considerata, visto che 80.000 barili/giorno rappresentano la più importante fonte di azoto immissibile nel lago, certo in concorso con l’agri-zootecnia e il cattivo uso della depurazione, ma in quantità nettamente superiore visto che 80.000 barili rappresentano 12 milioni e settecentomila litri di greggio e che anche in una percentuale minima di una parte per centomila “sfuggita” dall’impianto, l’ammoniaca potrebbe rappresentare una immissione di circa 120 litri giornalieri di liquido puro a base di azoto per 365 giorni all’anno dal 1998?…
due semplici domande che potrebbero aprire un’altra prospettiva, in concausa, sull’eutrofizzazione del lago ed alla quale potremmo aggiungerne un’altra domanda, la terza, ovvero, ma lo zolfo prodotto (lo zolfo elementare è lo stato finale del processo di recupero dello zolfo presente nel greggio e se in passato, lo zolfo elementare recuperato possedeva un notevole valore commerciale ed era venduto sul mercato, oggi a causa del continuo aumento della quantità di zolfo recuperato dall’industria di estrazione degli idrocarburi, l’offerta ha superato di molto la domanda e i prezzi sono crollati a livelli tali da rendere troppo costoso il trasporto di questo prodotto) che fine fa, considerando che ogni giorno se ne dovrebbe recuperare una quantità di qualche decina di tonnellate e che nel progetto del centro olii non esiste una struttura di stoccaggio dello stesso e che se il processo Claus è all’origine dell’85% dello zolfo prodotto nel mondo con un recupero medio nei processi di desolforazione del 98%, (per la gran parte utilizzato per la fabbricazione di acido solforico ad uso industriale, H2SO4, mentre circa il 20% è impiegato a sua volta per produrre fertilizzanti), sarebbe utile per la regione basilicata anche conoscere quanta se ne produce, come viene conservata, chi sono gli acquirenti della sostanza, come viene trasportata ed in che forma?…
le cose sono troppo complesse per concludere con una frettolosa eutrofizzazione causata dalle attività umane, tutte le attività, allevamenti (tutti tracciati e dotati di idonei impianti di raccolta dei reflui animali a norma di legge), agricoltura (che in val d’agri non usa prodotti a base fosforica e sulla quale occorrerebbe porsi domande sulle strutture distributive che impongono prezzi sempre più bassi a cui gli agricoltori rispondono con la necessità di aumenti produttivi ad alta carica di inquinamento ambientale), scarichi fognari (e se i depuratori funzionano male o non funzionano affatto la regione pur dovrebbe saperlo e magari ammetterlo), tutte le attività di 20.000 abitanti, tranne una, la produzione e desolforazione di greggio che, per le dimensioni relative che ciò assume nella struttura produttiva e così immissiva dell’alta val d’agri, dovrebbero a rigor di logica portare qualsiasi abbiente neuronale ad identificare proprio lì la pistola fumante…
ma evidentemente o non abbiamo sufficienti abbienti o le ragioni sono altrove, ovvero nella necessità di non ostacolare il conducente per tutta una serie di motivi che ritengo persino superfluo elencare per l’ennesima volta, facendolo ormai dal 2006-2007 da questo blog e sulla stampa (a proposito mi sarei anche rotto di una certa censura che ormai mi appare evidente)…
ecco, in questa purtroppo lunga e certo noiosa disamina, ho voluto sollevare per chi di dovere, funzionari e politici, magistratura, media e cittadini una serie di domande che spero possano stimolare a tenere gli occhi aperti e la mente sveglia, nella certezza ormai assoluta che di arpab, regione, presidente e consiglieri regionali, certa stampa, eni&co., ministeri e compagnia di giro, ormai in questa terra non si fidi più alcuno…
occorre cambiare registro questi neppure se ne accorgono!!!
miko somma