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occorrono limitazioni, sig. de lorenzo tra superfici agricole ed industriali, allo scopo di non sottrarre superfici utili all’agricoltura e ad essa vocate…il concetto di base è che l’energia deve essere una complementarità alla produzione agricola, soprattutto da consumarsi in loco, e non mai divenire l’oggetto principale dell’intrapresa agricola che in questo modo diverrebbe altro, superando ogni ipotesi di programmazione che pur si rende necessaria in materia di energia…la legge regionale 31 del 2008 è già fin troppo permissiva in questo senso (500 kw rappresentano una grande superficie, all’incirca 1/2 ettaro di superfice ricoperta di pannelli rispetto ai tre richiesti rispetto alle superfici asservite direttamente agli impianti) e le nostre aziende agricole hanno in genere dimensioni molto ridotte, cosa che potrebbe portare ad una definitiva messa in disparte dell’attività agricola in favore della molto più redditizia produzione energetica…problema minimo questo (pur non essendolo affatto) rispetto al vero problema…i costi di realizzazione di impianti di tale grandezza (500 kw) sono estremamente alti – diciamo un milione e mezzo di euro – per la realizzazione in proprio da parte degli agricoltori, cosa che porterebbe appunto a cessioni che gli agricoltori farebbero delle autorizzazioni ad aziende energetiche vere e proprie, riproponendo per il fotovoltaico quello che è già accaduto per l’eolico, la jungla prima attraverso la contrattazione caso per caso, le posizioni dominanti poi nei fatti…e crediamo che confondere la jungla con il principio di concorrenza sia l’anticamera della definitiva colonizzazione energetica della regione!!!