VITI, PROGETTO PER STABILIMENTO AGROINDUSTRIALE A POLICORO
 
20/04/2009 13.16.36
[Basilicata]
                                                                                                                         
(AGR) – Realizzare nuove linee di produzione di succhi di frutta, sviluppare l’indotto dell’agroindustria locale e ampliare il calendario di lavorazione delle produzioni ortofrutticole del Metapontino utilizzate.
Sono alcuni dei punti del progetto di ristrutturazione e ammodernamento di un impianto per la trasformazione e la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli che l’Alpenfrucht, di concerto con il Gruppo internazionale Pfanner, intende realizzare a Policoro. L’Alpenfrucht che ha sede a Egna in provincia di Bolzano è un’impresa industriale che produce semilavorati di frutta coltivata essenzialmente nel Sud Italia con una notevole quota di esportazioni all’estero. Tre anni addietro la società ha rilevato l’ex stabilimento agroindustriale Allione di Policoro.
Il progetto è stato analizzato nel corso di un incontro tenuto a Policoro tra l’assessore regionale all’Agricoltura, Vincenzo Viti, l’amministratore delegato della società Rudolf Bertolini, dirigenti del Dipartimento Agricoltura, ricercatori del Cnr e i tecnici che hanno elaborato il piano.
“ Le società Alpenfrucht e Pfanner- ha affermato l’assessore Viti a margine dell’incontro- sono solide, in espansione e con esperienza pluriennale nel settore agroindustriale. Il progetto che si intende realizzare a Policoro oltre a garantire i fornitori, ossia i coltivatori dell’area, è teso a rafforzare lo stabilimento che già produce semilavorati con altre linee di produzione di succhi di frutta. L’idea, come si legge dalla documentazione presentata, risulta interessante se si considera il grande bacino di produzione della Fascia Jonico-Metapontina ma anche della Val d’Agri. Interessanti – ha continuato Viti- risultano pure le valutazioni riferite alle strategie di espansione sui mercati sia dell’area Mediterranea sia dell’Ex Est europeo facilmente raggiungibili soprattutto dai vicini porti di Taranto e Bari. Tra gli obiettivi vi sono quelli di svincolare lo stabilimento dalla stagionalità coinvolgendo nella produzione anche le colture invernali, far diventare la struttura riferimento per l’area e il settore agricolo, rendere l’impianto produttivo, autonomo e redditizio per tutto l’anno. Il programma riguarda anche l’ammodernamento tecnologico e le tematiche della ricerca attraverso nuove varietà, in tale quadro si innesterebbe una collaborazione con il nascente Polo tecnologico del BiotecVerde del Metapontino. L’investimento – ha concluso l’assessore Viti – andrebbe ad impiegare come parte pubblica le risorse residue del passato Programma operativo regionale”. Nei prossimi giorni sulla tematica si svolgerà un nuovo incontro presso la sede della Società Metapontum Agrobios di Metaponto.

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ottimo corollario all’articolo precedente ed al commento precedente…si preferisce sempre la logica immediata e clientelare (si spendono posti di lavoro per voti impegnati per generazioni) dell’industria e del semilavorato, attività che nulla avrebbero a che vedere con idee di trasfomazione del prodotto che tengano conto sia dell’impatto che la produzione industriale ha sulla produzione agricola (una produzione industriale necessita di quantitativi che al momento solo un massiccio uso di tecniche di coltivazione industriale garantiscono, quindi con annessi fitofarmaci, pesticidi e mancate rotazioni colturali, alla faccia del biologico che tanto fa sciacquare la bocca a questi politicanti ignoranti), sia dell’impatto che la stessa produzione massiccia ha sull’ambiente in termini di emissioni (lo vogliamo ricordare che l’agro nocerino risulta una delle zone maggiormente contaminate d’italia ed il fiume sarno uno dei più inquinati d’europa, a livello di morte biologica dell’ecosistema fluviale, e questo quasi del tutto a causa delle industrie di trasformazione del pomodoro, oltre che delle concerie?)…e poi a policoro, cioè in una delle zone che codesti rimestatori di deiezioni mentali indicano come uno dei grandi attarttori del turismo in regione?…altro sarebbe stato incentivare l’auto-trasformazione dei prodotti, secondo precisi disciplinari concordati con le imprese e garantiti dalla regione, attraverso una catena di produttori locali e di piccoli impianti meno impattanti e maggiormente diffusi sul territorio, anche per quei motivi occupazionali e di limitazione degli spostamenti che una distribuzione capillare assicura meglio di una sola, grande e concentrata unità produttiva, e provvedere semmai all’organizzazione di un sistema efficiente di trasporto del prodotto…l’industria diffusa, cioè!!!…una cosa realizzabilissima e che riuscirebbe a tenere dentro di sè molte delle tematiche occupazionali ed ambientali che invece si tenta sempre di concentrare in un progetto industriale unico…ma forse è chiedere troppo all’assessore viti!!!