comunicato stampa congiunto

Fenice, audizione presso VIII Commissione Ambiente della Camera:

 Le associazioni concordi nell’affermare che  non sussistono le condizioni per la prosecuzione delle attività del termodistruttore.

 Il 10 gennaio scorso siamo stati auditi in sede di VIII Commissione Ambiente della Camera a Roma in riferimento alle due interrogazioni presentate dagli Onorevoli Elisabetta Zamparutti e Salvatore Margiotta  e relative alla grave situazioni presente a San Nicola di Melfi a causa dell’inceneritore Fenice. Ai componenti della  Commissione sono stati preventivamente trasmessi documenti e memorie al riguardo, con la ricostruzione dei punti salienti della vicenda, inclusi i comportamenti e le dichiarazioni dell’ASP e dell’ARPAB.

 Dopo una introduzione generale di tutta la vicenda, è stata sottolineata l’incertezza del contesto istituzionale chiamato a valutare l’operato di Fenice, nonostante i vari Enti coinvolti si prodighino in  tentativi di rassicurazione del tutto infondati a causa di valutazioni discutibili e parziali e della carenza di dati.

L’ASP, in particolare, continua ad avallare la prosecuzione dell’attività dell’inceneritore pur in assenza di indagini epidemiologiche e  l’ARPAB basa le proprie valutazioni sui  monitoraggi dei pozzi, riconoscendo essa stessa la difficoltà di interpretazione dei dati rilevati e la necessità di attuare un sistema di monitoraggio delle matrici ambientali ben più ampio e sistematico di quello attuale, che rilevi ad esempio in continuo le diossine, per il quale infatti ha elaborato un’apposita ed opportuna proposta progettuale  che però non sappiamo se e quando sarà attuata.

 Alla Commissione, in risposta ad alcuni quesiti, è stato tra le altre cose sottolineato che per ben due volte il piano di bonifica presentato da Fenice sia stato valutato carente ed il Dottor Ferdinando Laghi, a specifica richiesta, ha spiegato alla Commissione quali siano i reali rischi a cui le nostre comunità sono sottoposte a causa dell’attività dell’inceneritore, soprattutto in presenza di un ormai documentato inquinamento delle falde acquifere ed in assenza di significativi monitoraggi di diossine, furani e del particolato emessi dall’impianto.

 A nostro parere, anche sulla base degli incontri informali avuti con diversi Parlamentari – tra cui l’Onorevole Ermete Realacci – a latere dei lavori della Commissione, si è diffusa ormai la consapevolezza della gravità della situazione e delle responsabilità dei soggetti preposti alla tutela dell’interesse generale ed all’autorizzazione alle attività dell’impianto, cosa tra l’altro oramai resa evidente dalle indagini del P.M. Salvatore Colella che ha ravvisato responsabilità di almeno 34 indagati per 25 capi di imputazione formalizzati.

 Oltre ad un progetto di piano rifiuti regionale, sono state formalizzate alla Commissione alcune proposte quali: la modifica della Legge 152/06, di fatto troppo sbilanciata verso a tutela dell’interesse privato avverso a quello pubblico; la richiesta di invio di ispettori del Ministero dell’Ambiente in Basilicata per verificare la correttezza dell’operato procedurale degli enti coinvolti; l’avvio di una seria indagine epidemiologica e biologica basata su dati recenti ed aggiornati ma, soprattutto, abbiamo rappresentato che non sussistono le condizioni per la prosecuzione delle attività del termodistruttore Fenice.

 Speriamo di non dover attendere ancora molto per la conclusione dei lavori della Commissione al fine di poter valutare le azioni che intenderà intraprendere.

Comitato “Diritto alla Salute”,WWF Basilicata, Comunità Lucana movimento NO-OIL