Comunicato stampa

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, al giornale basilicata 24 ed alla redazione di radiolaser per specifica ed espressa volontà di un redattore

Riusciremo a salvarci dalle nostre “risorse”?…le larghe intese che verranno

 

Sarà complottismo o in virtù di quanto accaduto non siamo di fronte ad un telecomando che ha agito in qualche modo sulla formazione di liste e schieramenti fino a determinare la innegabile confusione consegnataci con la presentazione delle liste?…proviamo a ragionarci su…  

A liste presentate, la considerazione di quanto i gravi problemi che affliggono la regione non abbiano trovato risposta oltre l’estrema mediocrità delle stesse impone riflessioni oltre gli steccati tra le parti. Si è forse proceduto all’elaborazione di liste che in qualche modo facciano prefigurare quel futuro assetto “costituente” che il prossimo consiglio regionale dovrà necessariamente assumere in rapporto sia alla redazione di un nuovo statuto regionale, sia rispetto a serie e severe problematiche che sarebbe folle non pensare passino anche dalla domanda “riusciremo a salvarci dalle nostre stesse risorse”?

Partiamo dal fatto che credo si sia sbagliato davvero tutto. Bassa caratura programmatica espressa – quando pure espressa – e basso profilo di candidature, più orientate alla raccolta spiccia di consenso che all’elaborazione di un nuovo pensiero che avrebbe dovuto permeare gli schieramenti, soprattutto sulle risorse acqua e petrolio, oggi ancor più centrali nella prospettiva di quei forti interessi terzi che su quelle risorse si sono costruiti ed ormai agiscono trasversalmente.

In altri termini, o non si è riusciti per grave miopia di visione che non fosse la difesa di meri interessi di postazione, cordata e filiere, o non si è voluto da parte delle forze in campo costruire liste critiche che mettessero in relazione gli interessi ormai chiari e convergenti di Stato e compagnie petrolifere rispetto ad aumenti delle estrazioni d’idrocarburi tali da destinare la regione a campo di produzione energetica, dall’altro, ed in virtù proprio di tali aumenti, la necessità di profonde ristrutturazioni socio-economiche in grado di “liberare” l’economia locale e renderci più immuni da ricatti e suadenze che inevitabilmente saranno posti in opera fin quando l’assetto istituzionale prefigurato dalle riforme finirà per deprivare di ogni potestà decisionale in materia gli enti locali (riforma dell’art. 117 Costituzione ed accorpamenti in macroregioni). Analogo il discorso per l’acqua nei tentativi chiari di “aggirare” gli esiti referendari che lobbies del settore esercitano da tempo, prima sul governo tecnico, oggi sulle larghe intese romane. 

Ed è forse in questa luce che occorre vedere l’innegabile convergenza largo-intesista che pare doversi o potersi concretizzare all’indomani delle elezioni lucane in un quadro in cui presumibilmente chiunque tra i due maggiori schieramenti vinca le elezioni necessiterà di un respiro politico più ampio dei numeri che verranno, per assicurarsi piena governabilità oltre il rapporto maggioranza-minoranza, nella mina a innesco e scoppio sconosciuto che il 5 stelle rappresenta oggi in questa regione.

Non è casuale, a mio avviso, che se un PD lacerato deve accettare Pittella, il centrodestra scelga il senatore come elemento di garanzia per personaggi che, dopo la recente rivolta “governista” del PDL, necessitano ora di approdi locali e nazionali che solo le forme “obbligate” delle larghe intese possono garantire loro, ponendosi a pegno della stessa garanzia un lasciapassare sulle risorse lucane ed il loro sfruttamento, assentito così da un largo schieramento che farà digerire ai lucani aumenti estrattivi fuori da ogni logica di salvaguardia territoriale.

Questo il presumibile quadro in cui son maturate liste del Pd che lasciano “freddi” rispetto alle richieste di un cambiamento che non doveva e poteva risolversi nel solo ricambio post-rimborsopoli, senza una logica di sostanza programmatica che invece indicasse il ricambio vero, quello dei programmi e così delle visioni sul futuro della regione, e liste post-PDL che recitano di accozzaglie altrettanto prive di un progetto che non sia appunto l’intesa futura. E se queste sono state le presumibili premesse, come far entrare in quelle liste portatori di pensieri indipendenti ed “altri”, pure riassumibili in forme autonome di appartenenza ad uno schieramento? Il punto non è recriminatorio, ma sostanziale. Era impossibile. 

Si formerà così un consiglio ostaggio dei temi e dei tempi che segreterie e gruppi di potere imporranno a futuri consiglieri mai intervenuti o a digiuno di conoscenza dei temi stessi, probabili pedine del gioco da tavola delle larghe intese fondate sul petrolio lucano e decise nelle lontane segreterie romane, o ci saranno margini di intervento anche dall’esterno del consiglio stesso per consentire quanto meno uno stimolo costruttivo proprio sui temi a maggior rilevanza?

Abbiamo molti temi da affrontare subito, a cominciare da un piano rifiuti e relativa legge che occorre si approvi al 31 dicembre per evitare pericolosi e dispendiosi commissariamenti che prolungherebbero tra le altre l’affaire Fenice finito in un porto delle nebbie da cui uscire oltre i “semafori” annunciati e non installati (e una proposta in tal senso esiste da tempo), la definizione di quale sia il sistema agricolo da candidare agli aiuti comunitari, lo stabilirsi di interventi urgenti, anche non direttamente economici, per lenire una povertà sempre più diffusa e destrutturante socialmente tra le famiglie lucane, ma anche la rapida messa a sistema di quella “moratoria” sulle estrazioni che necessita di struttura legislativa per andare oltre la mera indicazione politica e forse l’indizione di un referendum consultivo in materia, ed i margini servono per fare presto e bene, evitando la tabula rasa di un consiglio nuovo senza specifica preparazione sui temi rilevanti.

Margini di intervento che vanno così garantiti da chi negli schieramenti mal sopporta quelle intese che consegnerebbero la regione a interessi per loro natura e dimensione capaci di scegliersi l’interlocutore adatto, veicolandolo attraverso il caos pre-elettorale un caos post-elettorale di cui le larghe intese che verranno saranno la via d’uscita che apparirà obbligata. Una battaglia che tocca a chi tra i vertici ha un sentimento di salvaguardia verso la sua terra e non un mero calcolo.

Il sottoscritto dal canto suo continuerà a fare ciò che ha sempre fatto, martellare sui temi con maggior forza che in passato, lavorando così proprio su quei margini, e lavorare nella sua parte per farne un partito il cui indirizzo politico sia determinato dalla sua base, nella riapertura di un dibattito politico, non più quella sommatoria di ceto politico “a prescindere” che finora si è identificata nel partito-regione.

Miko Somma