Se si avessero ancora dubbi sull’entità dell’attacco generalizzato del sistema delle multinazionali degli idrocarburi alla nostra regione, considerata come serbatoio da emungere in barba a qualsiasi altra destinazione stabilita dalla logica, forse quanto accaduto in data 22/10/2008 potrebbe chiarire del tutto quelle logiche di penetrazione massiva nel nostro territorio che solo un’analisi generale e che includa tutta la regione rivelano nella sua pericolosa invasività. In quella data infatti ben due avvisi di procedura in fase di verifica/screening (atto che precede la costituzione di un vero e proprio permesso di ricerca petrolifera) vengono depositati dall’ENI presso l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, a firma dell’ing. Stefani, titolare dell’Unità Geografica Italia – Div. Exploration & Production ENI, riguardanti il rilascio dei permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominati “Frusci”, comprendente i comuni di Atella, Filiano, Avigliano, Potenza, Ruoti, Bella, S.Fele, Baragiano, Pietragalla, Pignola, ed “Anzi”, comprendente i comuni di Pignola, Anzi, Trivigno, Calvello, Abriola, Brindisi di M., Potenza, permessi che oltre a sovrapporsi tra loro, si intersecano con altri permessi di ricerca insistenti su alcuni dei comuni interessati, tra cui il permesso Serra S. Bernardo con il sito di Montegrosso 2, già oggetto delle nostre opposizioni.
In data 18/11, quasi un mese dopo, tali avvisi giungono ai comuni interessati per la pubblicazione sui relativi albi pretori in merito alla presentazione delle osservazioni in merito, procedura strana, poiché se la decorrenza dei termini parte dalla presentazione delle istanze in regione, detto termine è già praticamente spirato, mentre se questo parte, come crediamo debba essere, dalla data di notifica dell’atto presso i comuni interessati i trenta giorni previsti della legge prima del silenzio-assenso ci paiono comunque un termine “oggettivamente” troppo breve per esaminare serenamente richieste che alla luce di quanto già accade nel resto della regione, avrebbero bisogno di ben altri tempi se la logica fosse quella della cooperazione e non quella dell’imposizione.
Un grappolo che una seria analisi della situazione globale lucana in rapporto non solo al petrolio, ma al nucleare, ai rifiuti travestiti da bio-masse ed a quelli – si fa per dire! – al naturale, alle acque, alla più generale gestione di un territorio poco densamente abitato e troppo ricco di risorse per non essere appetito da molti, che se nei commenti ufficiali della politica lucana, interessata più ai posizionamenti reciproci ed alle strategie pre-elettorali, pare quasi non esser preso in considerazione, appare invece sempre più indigesto ai lucani che non ci stanno a far da serbatoio e da immondezzaio ad un sistema industriale che proprio non vuole invertire la rotta.
Come Comitato No Oil Lucania abbiamo sempre denunciato il rischio della predazione finale da parte delle multinazionali, come Comunità Lucana, intendiamo dar base politica a rivendicazioni di tutela e salvaguardia della salute, dell’integrità dell’ambiente, dell’economia e delle vocazioni di questa terra che ci paiono non più delegabili a questa politica cieca, ed in ragione di ciò intendiamo proseguire la lotta attraverso la richiesta a tutti i comuni interessati da questo ulteriore atto di spossessamento del territorio di un esame di queste procedure in sede di consigli comunali straordinari, aperti al pubblico e che prevedano la partecipazione di cittadini, associazioni e comitati in funzione relazionante, come il consiglio comunale sull’argomento che presto dovrà tenersi a Potenza, ed in ossequio a tutte quelle convenzioni internazionali riconosciute dall’ordinamento italiano che coinvolgono le popolazioni sulle scelte ricadenti nei propri territori.
Chiediamo che siano quindi i consigli comunali, come espressione della volontà popolare, a decidere in merito all’opposizione a queste richieste in modi e tempi amministrativi e politici, non solo le giunte, che sono e restano espressione di una funzione esecutiva di quella stessa volontà che giammai può essere travalicata da un mandato elettivo pure largamente attribuito, ma che da essa e solo da essa trae giustificazione causale.
Altrimenti oltre al diritto di scegliere come vivere in questa regione, ciò di cui sarà privato il popolo lucano sarà persino quella democrazia formale che ancora ci fa credere di vivere in una società in cui sia il diritto e non l’arroganza del potere economico e politico a dettare l’agenda del vivere civile.