Comunicato Stampa

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Aspiranti valvassini di sua maestà il petrolio?

Accade che nella Basilicata Saudita 4 sindaci si rechino a Roma e si mettano a trattare con il direttore dell’UNMIG Terlizzese di nuove estrazioni di idrocarburi nei propri territori, in parte già interessati da istanze di ricerca (Muro Lucano con l’omonima istanza, Craco con il permesso Monte Negro, Spinoso dalla concessione Val d’Agri), in parte sgombri da dettagli in merito sulle cartine dell’ufficio del MISE (Lagonegro). Di cosa si tratta, quindi?

Escludendo il mendicio extra che in genere viene affidato a trattative tra compagnie e comuni che ospitano pozzi od infrastrutture quando già sono in essere le condizioni amministrative e legislative di operatività di una concessione, al pari di quel dichiarato “ascoltare” che ci pare solo un salto di senso per mascherare intenzioni d’altro genere – la legge definisce tutte le procedure ed i benefit e non si comprende bene perché per discuterne non si sia chiesto incontro alle compagnie, piuttosto che interessare il direttore di un ufficio statale da cui ci si aspetterebbe meno parzialità sull’argomento idrocarburi – si tratta dunque di surrettizie manovre tese a precostituire accordi e pareri positivi in previsione di quei più rapidi iter di approvazione di cui da tempo avvertiamo come “regalo” di alcuni decreti del governo tecnico, o siamo di fronte agli apri-pista di un discorso più ampio sugli idrocarburi e chissà cos’altro che coinvolge quello che fu definito il “partito dei sindaci”?

Propenderemmo per entrambe le ipotesi insieme, la prima contenuta nel “decreto sviluppo” riporta in quota statale la potestà autorizzatoria ad oggi delegata alle regioni in virtù dell’art. 117, comma 2 della Costituzione (titolo V), pur nelle more di un perfezionamento del disposto decretativo solo a riforma costituzionale compiuta, la seconda succedanea di un rapporto decentrato con i territori che bypassa del tutto o quasi le competenze di programmazione regionali e, nel caso specifico, la nostra sfortunata “moratoria” che, ancorchè bocciata dalla Corte Costituzionale su ricorso del Governo (Monti) sulla sola precostituita pregiudiziale negatoria alle intese, rimane però indicazione politica di un ente superiore ed a cui è affidata ope legis la programmazione, indicazione che a quanto pare 4 sindaci decidono di “superare” con una iniziativa a voler essere benevoli disdicevole e poco accorta.

Se non fosse che costoro erano in qualche modo coinvolti proprio in quel partito dei sindaci le cui mire solo in parte si sono realizzate in occasione delle recenti elezioni regionali.

Siamo di fronte dunque ad una “rivolta” organizzata proprio nel delicato momento di passaggio delle consegne della presidenza e della giunta regionale e della cosa vorremmo auspicare si occupino subito sia il presidente uscente, De Filippo, sia l’entrante Pittella, poiché a nostro avviso si sta di fatto realizzando quel sistema di contrattazione decentrata tra l’interesse coincidente di compagnie e Stato che si disvela palesemente all’interno della SEN (Strategia Energetica Nazionale) ed i sindaci, attori deboli e quindi facilmente ricattabili o lusingabili dalla innegabile influenza di quegli stessi interessi?

Ne avevamo trattato più volte in precedenti lanci stampa, avvertendo a mo’ di Cassandre che questa sarebbe stata la strategia, procedere ad ipotesi di accordo extra legem, ma che fanno in un qualche modo precedente in un percorso lungo di abbattimento delle competenze regionali in materia che troverà corpo nei lunghi iter costituzionali, ma che necessita evidentemente già di una perimetrazione.

Ma oltre le nostre speculazioni – e chi potrebbe ancora definirle tali, quando tutto poi si realizza? – rimane il fatto che 4 sindaci mettono in discussione con il loro comportamento una decisione politica presa a monte e tutt’ora politicamente valida, quella di bloccare tutte le attività di prospezione e di ricerca di idrocarburi, assunta da un Consiglio Regionale che valida una iniziativa di Giunta Regionale.

E se siamo quindi di fronte ad una surrettizia modifica degli equilibri decisori di programmazione su eventi che interessano, ben oltre i singoli territori, l’intera regione – e vorremmo ricordare ai 4 sindaci (ed eventualmente anche ad altri che ritenessero tale iniziativa positiva, magari da aver nominato in loro vera e propria opera di delega rappresentativa) che quei comuni sono da loro retti pro-tempore e non ancora diventati feudi, si da non dimenticare che atti ed effetti di una eventuale “apertura” agli idrocarburi comporta tempi molto superiori al termine dei rispettivi mandati e non tempi in accordo a “signorie” – l’intervento censorio del Presidente della Regione diviene a questo punto necessario e stringente tanto nei tempi, tanto nei modi.

Il tema degli idrocarburi è troppo strategico, nel bene e nel male, perché in qualche modo un sindaco possa ritenersi alfiere di cambiamenti che possono semmai trovare esclusiva sintesi solo nell’organo supremo del Consiglio Regionale.

Ancora non siamo all’epoca dei nuovi valvassini di sua maestà il petrolio.

Miko Somma