Comunicato stampa

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, al giornale basilicata 24 ed alla redazione di radiolaser per specifica ed espressa volontà di un suo redattore di non ricevere nostri comunicati

 

Sulla ferriera occorre una comunicazione esaustiva

La prima riflessione che offre la “scoperta” dell’inquinamento dello stabilimento SiderPotenza è che se l’ARPA Basilicata ha dovuto ricorrere ad una convezione con l’omologa pugliese per ricavare dati reali sul deposito di inquinanti nelle adiacenze dell’impianto, i dati finora raccolti in analoghi campionamenti in altre zone a rischio (Fenice e centro olii di Viggiano, i primi a sovvenire alla mente) sono inadatti alla rappresentazione di uno stato realistico delle relative situazioni monitorate e così del tutto inadatti alla comprensione della realtà emissiva di questi plessi, come purtroppo si è da sempre contestato.

Materia questa che credo debba rientrare nella più generale revisione non solo della mission dell’ente (che parrebbe chiaro essere la protezione dello stato ambientale attraverso la più completa raccolta di dati utili alla comprensione, ma evidentemente esiste qualche confusione), ma del ruolo che lo stesso monitoraggio deve riassumere, essere cioè sentinella del reale e non “agente di copertura”, in una discussione che spero sin dalle prime sedute il consiglio regionale vorrà porre in essere, con l’avvio di tutte le audizioni del caso atte a migliorare ruolo e prestazioni di una agenzia strategica quale ARPAB.

Ma nello specifico della situazione SiderPotenza, nel mentre invito alla cautela chi frettolosamente, sia pure nella buona fede che dobbiamo supporre, chiede chiusure dell’impianto senza le definitive parole che certifichino tale necessità – vorrei ricordare che in simili periodi andrebbe evitata ogni fibrillazione dicotomica tra ambiente ed occupazione, nella salvaguardia del primo e nella tutela del secondo che riguarda la vita di centinaia di persone e relative famiglie – è doveroso che le istituzioni non rimangano inerti in attesa degli eventi o peggio chiuse alla necessità dei cittadini di conoscere quale sia la reale entità di tale inquinamento (incomprensibile a tal livello la decisione di tenere riunioni a porte chiuse), se vi siano rischi immediati per la salute, quali le conseguenze prevedibili da una esposizione di anni a tali elementi inquinanti, quali le azioni immediate di monitoraggio dello stato della popolazione, quali le possibili conseguenze pregresse di quelle esposizioni.

In sostanza, la domanda che sorge contemporanea alla doverosa ricerca di una soluzione per una ormai intollerabile presenza di un plesso industriale di quelle dimensioni a ridosso dell’area urbana di Potenza, è come deve comportarsi la popolazione esposta, nell’attesa che il sindaco pronunci qualche parola in merito all’attività dell’impianto? Deve sottoporsi a screening che non è immaginabile faccia a proprie spese? Deve mettere in campo specifiche azioni di contenimento dell’esposizione? Deve forse restare chiusa in casa o trasferirsi? Deve rimanere in silenzio, alimentando forconismi?

E nel frattempo quali devono essere le prescrizioni per l’attività dell’impianto, lavorare a ritmo ridotto o sospendere alcune filiere produttive più in predicato di aver causato quell’inquinamento? Chiudere per l’evidenza di un gravissimo e non emendabile pregiudizio a salute pubblica e salubrità dell’ambiente?

Queste credo siano le domande a cui il primo cittadino debba rispondere e preoccuparsi un po’ meno delle soluzioni di una riallocazione dell’impianto ormai del tutto necessaria, ma la cui responsabilità è da ricercarsi, per via dei costi enormi dello spostamento di un impianto siderurgico in altro sito e delle diverse potestà territoriali e di competenza coinvolte, in altri tavoli ed assisi che immaginiamo debbano coinvolgere la Regione Basilicata nell’apertura di un immediato tavolo con il Governo.

Dare immediate risposte alle ansie dei cittadini non è certo compito facile, ma questo crediamo debba essere il compito del sindaco Santarsiero, predisporre una comunicazione esaustiva, nel mentre ci si fa interpreti di quelle azioni di screening di massa che serviranno per comprendere l’entità del danno biologico collettivo, una volta accertato, come crediamo, che inquinamento esiste e persiste da anni e qualche responsabilità politica in merito vada subito chiarita, ben prima delle evenienze giuridiche che, in virtù dell’azione penale obbligatoria, supponiamo siano già in itinere di accertamento.

Miko Somma