l’acqua è un bene comune

parrà strano che un comitato contro un pozzo di petrolio parli di acqua, e di acqua potabile in modo particolare…andiamo con ordine…in basilicata abbiamo una società pubblica dal nome “acquedotto lucano s.p.a. ” e che appare cosa ben diversa da ciò che ci si sarebbe aspettati dalla semplice spartizione ereditaria dei beni del defunto aquedotto pugliese, ente pubblico di diritto pubblico…pur avendo il carattere di una public company, in realtà l’ente è un ente di diritto privato e come tale risponde alle norme generali dei codici in materia di società di capitali…fin qui nulla di strano, in apparenza…è la legge che lo consente, in tema di gestioni cosiddette in house, cioè svolte da diramazioni dell’ente pubblico locale di riferimento…in quanto nato dalla spartizione su base regionale degli impianti e delle gestioni del vecchio acquedotto pugliese, l’ente era proprietario delle reti e degli invasi, non delle sorgenti che rimanevano di proprietà del demanio degli enti territoriali…da qualche anno acquedotto lucano spa ha avviato una campagna di acquisizione forzosa, sulla base di delibere dei due AATO (autorità d’ambito territoriale ottimale), delibere regionali, cessioni, etc, delle sorgenti, sostituendosi gradatamente ai comuni come servizio di fornitura di un bene, l’acqua potabile…fin qui ancora nulla di particolarmente strano, almeno in apparenza…ottimizzare un servizio, attraverso il riconoscimento di competenze generali e particolari ad un ente centrale, non è la fine del mondo e se fossimo altrove, la cosa non creerebbe molti problemi…ma un problema c’è…acquedotto lucano è una società per azioni, partecipata da regione basilicata, comuni, etc e se dal suo statuto si legge che il capitale di controllo deve rimanere in mano pubblica, le norme generali sulle società per azioni, altresì dette società anonime di capitale, creano una problematica…le leggi vigenti consentono il trasferimento di pacchetti azionari a chiunque, persino ai privati, e nulla vieta che ad un mutato assetto sociale non possa seguire una mutazione dello statuto societario, sia per ciò che riguarda l’oggetto sociale, sia per ciò che riguarda i fini…in altri termini, nulla vieterebbe ad uno degli enti proprietari di cedere le proprie azioni ad un privato e nulla vieterebbe ad un privato che si assommi ad un altro privato e magari ad altri ancora, di cambiare radilcamente la struttura della società e trasformarla in una società per azioni come tutte le altre…mentre una società per azioni a capitale pubblico ha come fine un valore rappresentato dalla distribuzione di un servizio a carattere sociale, di una utenza non immediatamente lucrativa o i cui guadagni ovrebbero essere reinvestiti nel servizio stesso, una società per azioni a capitale privato ha ovviamente come fine ultimo il lucro, il plusvalore, il guadagno, i dividendi, mettiamola come vogliamo…così nel volgere di qualche tornata notarile acquedotto lucano, dopo aver fatto incetta delle sorgenti, che nel caso di un acquedotto sono il nucleo centrale del tutto, potrebbe finire nelle mani di privati e quello che per il momento è la distribuzione tariffata di un servizio pubblico avente ad oggetto un bene indisponibile, inalienabile e comune, diventerebbe un servizio di utenza di un prodotto commerciale, privo cioè di qualsiasi connotazione di accessibilità a fini sociali…nei fatti una merce come tutte le altre, il cui carattere di fruizione non si baserebbe più sulla sua rilevanza sociale, ma sull’accesso in base alle proprie disponibilità economiche…se la nostra Costituzione riconosce l’uguaglianza di ogni cittadino a prescindere da molte condizioni, ma tra le altre da quella  economica e di provenienza geografica, se un cittadino risiede in un sito tanto difficilmente raggiungibile da rendere difficile la stessa fornitura del bene acqua e se attualmente questa difficoltà ricade sul carattere sociale della distribuzione del bene, ad un cambiamento della natura intima del servizio e del bene stesso (privatizzato) corrisponderebbe un minore o nullo interesse dell’ente alla fornitura stessa…e se sulla stessa scorta di considerazioni, pensiamo al dato economico, tutto forse diviene ancora più semplice da comprendere…spero di essermi spiegato con semplicità…oggi in basilicata rischiamo, come già succede altrove (il caso di latina è emblematico) di vedere non solo privatizzato a breve un bene comune della cittadinanza, ma magari di assistere ad un peggioramento del servizio (i privati si sono sempre mostrati restii a spendere soldi che non ritornino più o meno subito) o ad un suo aumento vertiginoso o comunque superiore a quanto già non avviene…considerando poi che l’affare si estende anche alle vendite di acqua alle regioni limitrofe potrebbe addirittura diventare più conveniente fornire il bene a queste che alle comunità sulle quali invece insistono le sorgenti e gli invasi, fatti salvi (speriamo!) i necessari utilizzi per la sopravvivenza delle popolazioni stesse…invitiamo le comunità a resistere a questo tentativo ed a mettersi in rete per scongiurare il progetto di privatizzazione dell’acqua operato attraverso acquedotto lucano spa (il cui presidente mitidieri al gennaio 2006 incassava per la sua carica ben 14.100 euro lordi al mese ed il cui compenso attuale non è individuabile dai siti elettronici della regione basilicata, come pure la legge imporrebbe, dal momento che le liste sul sito della regione per i compensi da consulenze esterne non sono più state aggiornate da quella data)…il comitato no oil potenza fa sue tutte le battaglie per la democrazia nella nostra regione…abbracci…miko. 

p.s. per chi volesse saperne di più, abbiamo linkato il sito della rete per la difesa dell’acqua come bene comune…ricordiamo che il decreto che avrebbe consentito questo mercimonio, ora nascosto, in modo palese è il cosiddetto decreto a firma di linda lanzillotta, che dopo gli stop precedenti, nell’ultima finanziaria si era tentato di inserire di straforo e che si è riusciti ad evitare solo in extremis che divenisse legge con questo marchingegno.