Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

Non lasciamo Angelo Falcone da solo.   Cosa ha fatto la politica lucana per due nostri connazionali detenuti in India sulla base di un incerto impianto probatorio in condizioni contrarie ad ogni etica della stessa detenzione? Cosa ha fatto la politica lucana per un padre che chiedeva solo quell’interesse lecito, doveroso, normale che la politica dovrebbe avere per la sorte dei propri cittadini, colpevoli od innocenti che siano?    

Incontrai Angelo Falcone a Pisticci un anno fa, durante una manifestazione a cui lui partecipava per cercare orecchie al suo appello, e conobbi una persona dolorosamente dignitosa, che non chiedeva libertà per il figlio ed il suo compagno propugnando tesi comprensibilmente innocentiste.

No, Angelo falcone chiedeva giustizia, cosa del tutto diversa da codici e leggi, pur non potendo mai prescinderne, e la chiedeva ai semplici cittadini ed ai rappresentanti del popolo, agli eletti, a coloro che pur dovrebbero avere a cuore le sorti anche di un solo cittadino in difficoltà.   Giustizia che non arrivata, essendo ancora Falcone e Nobili detenuti senza le minime garanzie di tutela giudiziaria, un avvocato che parli la loro lingua, un esponente del corpo diplomatico dello Stato Italiano che si faccia carico delle comunicazioni e di ogni esigenza specifica di comprensibile difficoltà, una condizione detentiva che si approssimi almeno a quella italiana (esistono convenzioni bilaterali al riguardo) nella tutela del diritto alla difesa e ad una condizione carceraria che non sia solo una pena, facendo così salvi il diritto alle comunicazioni ed alla libertà di espressione, alla dignità fisica e morale, ad una sana alimentazione e ad un ambiente il più possibile salubre, e via così di seguito in quelle apparenti piccole cose (centimetri, grammi, minuti) che divengono grandi per chi è costretto alla privazione della libertà personale, quelle piccole cose del mondo delle carceri che alcuni illuminati dicevano svelare le condizioni morali di un paese. 

Sappiamo tutti quanto l’universo giudiziario possa essere diverso dal nostro – e tanto ci sarebbe da dire al nostro riguardo! – in un enorme paese pieno di contraddizioni che la fragile democrazia indiana a stento riesce a rappresentare nel suo mosaico di culture, ed è forse per questo che come cittadini chiediamo al nostro stato di intervenire laddove siano evidenti macroscopiche differenze di trattamento dei casi singoli ed ai nostri rappresentanti eletti di farsi carico di quell’interesse.   E lo chiediamo ad un paese, il nostro, che spesso si è attivato per nostri connazionali all’estero rapiti od in difficoltà, sfruttando i canali usuali e meno usuali della diplomazia, fino al punto di pagar riscatti comprensibilmente mai ammessi, ma pagati. E lo chiediamo, lo abbiamo chiesto e lo chiederemmo anche quando un connazionale incappi nelle maglie della giustizia, magari di una giustizia diversa dalla nostra – sono migliaia i cittadini italiani detenuti all’estero, spesso condannati a lunghe pene detentive per reati la cui sanzione è quasi inesistente da noi – facendo appello a chi nel compito di rappresentare politicamente deve mettere in conto anche la tutela della cittadinanza e dei diritti di chi, avendo anche commesso un reato sempre da dimostrare e confermare solo attraverso una sentenza, versa purtroppo nell’abbandono a se stesso ed alle sue condizioni.   Angelo Falcone continua a chiedere giustizia e lo fa anche attraverso il gesto estremo dello sciopero della fame a cui è costretto dalla sordità di una politica che ritiene più importante fare altro, magari delegando ad un tempo che verrà quell’interesse che non ha purtroppo tempi da aspettare. Crediamo sia arrivato il tempo che qualcuno dia delle risposte ad Angelo Falcone.    

Comunità Lucana – Movimento No Oil solidarizza e si associa convintamente alla lotta di Angelo Falcone ed invita i parlamentari lucani eletti nel parlamento italiano ed europeo a mettere da subito in essere tutte le pressioni sul governo italiano che si rendano necessarie in un caso in cui l’influenza del nostro paese nelle reciproche relazioni internazionali bilaterali potrebbe e può stimolare un interesse maggiore delle autorità federali indiane verso il caso Falcone-Nobili. Miko

Somma, Comunità Lucana – Movimento No Oil