dedicato a rocco mazzola

con il permesso dell’autore, leonardo pisani, pubblico un suo articolo apparso sulla nuova basilicata in data 19/03/2009, che ci narra di rocco mazzola, il grande pugile potentino spentosi qualche giorno fa e che abbiamo ricordato sia su queste pagine con un articolo e qualche foto, che direttamente, omaggiandolo con una visita alla camera ardente tenutasi a bordo ring della palestra che ospita gli allenamenti dei pugili potentini…ringraziamo leonardo pisani per la cortesia che ci consente di ricordare un grande campione ed un uomo che ricordo sin da bambino…

 

Vi era un tabù nella boxe: che un peso mediomassimo non poteva diventare un ottimo massimo. Ricordato anche dall’appassionato Hemingway nel suo Fiesta quando scriveva che vi erano negli Stati Uniti giovani mediomassimi che si facevamo le ossa per arrivare al titolo più prestigioso; erano i tempi del maglio di Manassa Jack Dempsey che frantumò le speranze del campione dei medio massimi Carpentier: l’orchidea francese crollò al 4 round sotto i colpi impietosi dell’americano di origine pellerossa e irlandese.

 

 

L’unico che era riuscito nell’impresa fu il picchiatore  Fitzimmons contro Corbett nel 1897, il tabù mondiale fu infranto nel 1985 quando Michael Spinks (  sconfisse Larry Holmes. Anche per un titolo Italiano era difficile, Mazzola è stato un175 libbre che ha svettato anche nella categoria superiore; prima di lui era avvenuto solo nei tempi pionieristici della noble arte nazionale e qualche fuoriclasse come Bonaglia, Musina  è riuscito.

 

 

Gli anni del Mazzola pugile erano diversi, tanti campioni e tanti ottimi pugili e tanta concorrenza: Rinaldi, Amonti, Baccheschi, D’Ottavio, Bacilieri, Cavicchi, Friso, Scarabellin, in Europa svettavano Erich Schoppner  Bubi Scholz, erano i tempi di Archie Moore Harold Jonhson, nei massimi Marciano, Patterson, Ingemar Johansson e Liston.

 

 

Non è poco, epoca di campioni nella boxe. E nel mondo del pugilato anche i mancini non erano considerati bene; difficili da allenare, si cercava di mantenerli nella guardia ortodossa: si diceva che non piacevano al pubblico. Mazzola era un guardia destra e la sua boxe piaceva, tecnica fine e grande cuore; divenne un beniamino dei lucani e un pugile ammirato in Italia.

 

 

Il valore del lucano lo si trova nel giudizio di Umberto Branchini, il più grande manager italiano, colui che portò al titolo decine di pugili tra cui Burruni, Mattioli , gli Stecca e Damiani. Il “Cardinale” considerava Mazzola quale il 9 mediomassimo italiano più forte mai esistito e lo descrive in questo modo: ”Guardia Destra, abile e resistente, combatté anche fra i pesi massimi.

 

 

Fu campione delle due categorie più pesanti, non conquistò il titolo europeo delle 175 libbre, perchè dovette incontrare il campione Schoppner in Germania”, questo nel libro intervista l’Avventura curata da Mario Bruno. Raccontai questo giudizio a Rocco Mazzola, rimase colpito e commosso dal giudizio di un’Autorità quale Branchini e mi un po’ amareggiato mi disse: “Il titolo europeo era mio”. 

Ho frequento il mondo della boxe in Lombardia, un po’ di palestra e tanti incontri visti, molti pugili conosciuti tra i quali campioni di un tempo,coetanei di Mazzola; aveva vissuto a Varese e poi alla fine il pugilato è una famiglia, tutti si conoscono e si rispettano perchè l’arte dei pugni è dura, salire sul ring è un atto di coraggio anche per il misconosciuto novizio: suona il gong e sei lì solo contro un avversario.

Mi trovavo a parlare con antichi boxer lombardi; Annibale Omodei e Giordano Campari, due pavesi campioni di Italia e ogni tanto parlavamo di Mazzola e dei tempi d’oro della noble art quando giovani salvavano in ring di mezza Europa. Campioni che elogiavano il Peso massimo Lucano, un giudizio di chi ha vissuto la dura vita del quadrato e che conoscevano ogni piccolo particolare, ogni segreto e nei loro visi si leggevano i segni di tante battaglie: vinte, perse, pareggiate.

 

 

Del lucano rimaneva il ricordo dei suoi match, una volta di ritorno da Sant’angelo Lodigiano dove vi era stata una riunione, in auto con il maestro Licinio “Cigno” Sconfietti, tra un discorso e l’atro, un ricordo e un aneddoto chiesi di Mazzola.

 

 

 

Sconfietti ha visto in azione tanti pugili: Cedan, Locatelli, Orlandi, ha allenato il favoloso Tiberio Mitri, ha porta o al titolo italiano Omodei, Campari, Biancardi, Belcastro all’europeo e il globe trotter Everaldo Costa Azevedo a combattere due mondiali. Il “Cigno” conossce la boxe nei profondi segreti e consoce i pugili; mi disse Mazzola era forte, molto forte ma anche tanto tecnico. Era un vero Campione. Parole di un grande vecchio del pugilato – tra l’altro appare in un cammeo in La leggenda di Al, John e Jack l’allenatore della scena finale assieme a Yawee Davis anche lui mediomassimo – e mi ha sempre ricordato che un pugile si valuta anche per le sconfitte e da chi e come è sconfitto.

 

 

Dura la boxe vera, non è come in un film dove c’è il super campione che vince tutti per Ko, si sbarazza di tutto e tutti. La boxe è altro, è sacrificio, è allenamento, è esperienza, è carattere, è complessa. Anche i più grandi campioni- salvo rarissimi casi- hanno subito sconfitte, anche ko ma restano campioni. Mazzola era un campione, ritorna il giudizio di Branchini e Sconfietti: Abile. Un aggettivo importante perchè si può avere il punch, la velocità. La mascella di ferro che sono doti naturali, ma l’abilità al si crea con il lavoro è l’applicazione; è il maggior complimento che un pugile possa avere da uomini di boxe.

 

 

Il gigante Buono di Potenza ha avuto una carriera straordinaria da dilettante con il titolo nei medi, da professionista con i due maggiori titoli: fa parte della storia della boxe italiana. La sua carriera si può leggere nel suo record professionistico.

 

 

Mazzola giganteggia anche come sportivo corretto, compagno di scuderia all’Ignis dell’altro mediomassimo Calzavara, più anziano deve aspettare lunga trafila non potendo scavalcarlo; altri tempi verrebbe da dire. Le sue vittorie tante: contro il focoso Baccheschi, il tecnico D’Ottavio, il teutonico Jansen, il grande Rinaldi,il rude Friso e la battaglia contro Bert Whitehurst il colosso americano che ha resistito 10 round Sonny Liston; scusate se è poco mise ko Franco Cavicchi. Ma la grandezza di Mazzola si vede anche nelle sconfitte, tutte di misura contro autentici assi del ring: il poderoso Amonti, il tecnico Schoppner con verdetto discusso, il sud africano Holt sesto nelle classifiche mondiali e sopratutto resistendo abilmente ad un asso senza corona quale Scholz. E poi il pareggio e la sconfitta nelle sfide contro Cavicchi.

 

 

Un colosso dal pugno da Ko, specialista nel montante sinistro al mento, un quasi vincitore del mondiale Johansson. Rocchino è stato un campione, ai nostri tempi con tante categorie e sigle avrebbe svettato; sarebbe stato un massimo leggero favoloso lui che era troppo grosso per fare il mediomassimo tropo piccolo per essere un massimo. Spesso commentavamo di boxe con lui, ricordo che mi parlo bene di Walter Giorgetti, mi capitò di incontrarlo e gli parlai di Mazzola; il peso gallo non lo conosceva troppo giovane, ma intervenne un altro che disse “Mazzola era un   fortissimo  pugile”. Era Matteo Salvemini, l’ex campione europeo dei Pesi medi, nato nel 1953, ma da esperto uomo di ring sapeva della classe del gigante lucano.