Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

 

 

Il precipizio.

Le storie di ormai ordinaria inchiesta che si allargano alla gestione economica dei gruppi consiliari non sembrano produrre altro effetto registrabile nell’opinione pubblica che non sia il rinforzarsi di certezza che una certa classe dirigente regionale abbia ormai fatto il suo tempo non tanto nella composizione anagrafica – esistono i giovani vecchi! – quanto nelle modalità espressive in base alle quali una classe dirigente viene a formarsi, dovendosi proprio su queste modalità riscontrarsi le carenze di merito.

E se tangentopoli segna il passaggio tra prima e seconda repubblica – mi si perdonerà l’uso di termini che a mio avviso non rappresentano affatto la complessità delle vicende – senza toccare la struttura di potere lucana, sia stata essa indenne o meno a quelle dinamiche che avevano come centro la procura di Milano e come vulnus il finanziamento ai partiti attraverso un sistema consolidato e compartecipato di tangenti, nella “rimborsopoli” nazionale in cui sono ormai molte le procure impegnate, nell’assenza di una “testa” o di un “motore”, il passaggio dalla seconda alla terza repubblica nell’asfissia dell’abuso di singoli legati a qualcosa di simile ad un patti di consorteria, questa volta è quasi l’intera vita politica e partitica lucana ad essere crocifissa a precise responsabilità i cui contorni saranno certo chiariti nella sede naturale del giudizio, ma i cui effetti sono chiari sin da oggi nella paralisi dell’attività istituzionale, a cominciare dal funzionamento dell’assise consiliare, di fatto non più convocata.

Paralisi istituzionale gravissima, perché l’ente regione, privato del suo organo legislativo e di controllo, privato inoltre di una Giunta Regionale nella pienezza di un esercizio delle sue funzioni che le stesse dimissioni del Presidente sembrano inchiodare alla gestione ordinaria degli affari correnti, senza che, tuttavia, siano indicati quali siano gli affari correnti di cui essa può occuparsi e quali siano invece affari per il cui disbrigo occorra una Giunta frutto di nuove elezioni regionali, consegna all’inconosciuto tutti i mesi che ci separano proprio da queste, quindi ad una pericolosa inanità di fronte a problematiche sociali, economiche, occupazionali, gestionali di cui già in tempi ordinari la nostra regione pativa e che la crisi ha ulteriormente aggravato sino a portarci sull’orlo di un precipizio che è in primo luogo sociale.

Come reagirà la fragile struttura sociale lucana di fronte alla prospettiva di non avere più vie d’uscita di fronte ad una crisi devastante in particolar le “periferie”, se non il ricorso triste all’emigrazione, quindi a ulteriore perdita di potenziale umano/produttivo, o all’arte dell’arrangiarsi che le contiguità con regioni a forte social-criminogenesi potrebbero sfuggire di mano e prospettare situazioni del tutto inedite?

Spesso ho citato la perdita di potestà regionale in rapporto a prospettive di riforma della costituzione e verso le quali occorre il varo di precise strategie condivise – e la materia è del tutto politica – ma non occorrerebbe neppure citare la gestione dei rifiuti che potrebbe ulteriormente sfuggir di mano e andare ad incrociarsi ad alcuni stati di bisogno – e la materia è del tutto socio-criminogena – per illustrare delle tendenze che “devono” essere evitate a partire dalla presenza di formalità istituzionale se non in grado di mettere in campo strategie (esiste una proposta di legge in tal senso che andrebbe al più presto discussa ed approvata), almeno di mostrarsi in esistenza.

Non possiamo permetterci mesi di vacanza istituzionale e, coscienti dei limiti che appaiono oggettivi al Consiglio Regionale, decurtato dalla presenza degli obbligati al divieto di dimora, sul quale pende una riduzione coattiva del numero dei suoi membri attivi che è alla disposizione del Prefetto in simili casi, o ad un commissariamento perdurando lo stallo attuale, e coscienti dei limiti oggettivi all’opera di una Giunta Regionale costretta in abiti di “ordinaria taglia” che mal corrispondono alle urgenze cui occorre quantomeno tentare di dar soluzione, chiediamo quindi che riprendano subito le sedute del Consiglio Regionale ad oggi sospese senza giustificato motivo e le relative attività, chiarendo quali sono materie ordinarie da trattarsi, quali da rimandarsi al prossimo consiglio, ed un calendario preciso dei lavori in rapporto a questi limiti funzionali che a tutt’oggi vanno considerati priorità.

Occorre cioè mettere in chiaro i limiti di un precipizio, per evitare di cascarci, non nasconderli, finendo per precipitarvi portandosi dietro tutta una regione.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana