un invito

Rifiuti: sequestrato termovalorizzatore, 13 arresti

09 marzo 2009 – Il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri di Roma, diretto dal capitano Pietro Rajola Pescarini, ha effettuato il sequestro dei due termovalorizzatori dell’ impianto di Colleferro e proceduto all’arresto di 13 persone. Gli ordini di custodia cautelare sono stati emessi dal gip del tribunale di Velletri, nelle province di Roma, Latina, Frosinone, Napoli, Avellino, Bari, Foggia, Grosseto e Livorno.

Violate tutte le norme previste – A finire in manette la dirigenza del consorzio che gestisce l’impianto di smaltimento alle porte di Roma e alcuni responsabili dell’Ama per i ciclo dei rifiuti. Secondo quanto si apprende da fonti investigative a Colleferro veniva smaltito ogni tipo di rifiuto violando “tutte le norme previste”, con gravi effetti per l’ambiente e la salute degl abitanti della zona circostante. Parte del materiale, hanno verificato gli uomini dell’Arma, arriva “di nascosto” dalla Campania e comprendeva rifiuti pericolosi di ogni genere, dai vecchi pneumatici ai filtri in disuso delle industrie del comparto chimico. I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere, attività organizzata per traffico illecito di rifiuti, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata ai danni dello Stato, favoreggiamento personale, violazione dei valori limiti delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni; accesso abusivo a sistemi informatici.

Altri 25 avvisi di garanzia – A finire nei guai il direttore tecnico e responsabile della gestione dei rifiuti degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro, Paolo Meaglia; un dirigente dell’Ama. Soci e amministratori di società di intermediazione di rifiuti e di sviluppo di software, chimici di laboratori di analisi. I militari hanno provveduto anche a notificare 25 informazioni di garanzia.

La denuncia all’origine del’operazioneA far partire le indagini sull’inceneritore di Colleferro è stata la denuncia di un dipendente dell’impianto, che in precedenza aveva portato ai carabinieri un campione estratto da una vasca per il trattamento dei rifiuti che presentava valori allarmanti di acido cloridrico e biossido di azoto. Analizzato dall’Arpa di Frosinone, il campione era stato catalogato come “rifiuto speciale e pericoloso per la presenza di idrocarburi”.  Secondo il comunicato emesso dal Noe: “Le indagini hanno confermato inequivocabili elementi di responsabilità a carico dei soggetti che conseguivano ingiusti profitti, rappresentati dai maggiori ricavi e dalle minori spese di gestione dei rifiuti che venivano prodotti e commercializzati come Cdr (combustibile da rifiuti) pur non avendone le caratteristiche, qualificabili, in parte invece, come rifiuti speciali anche pericolosi e quindi non utilizzabili nei forni dei termovalorizzatori per il recupero energetico”.

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il corsivo in neretto non è un semplice invito come da titolo, ma una vera e propria preghiera indirizzata ai lavoratori…chiunque lavori in tutta la regione in impianti industriali di qualsiasi tipo, non si tiri indietro di fronte a “stranezze” o “misteri” poichè la sua regione non finisce certo alle porte dell’impianto…alla provincia lo chiederemo chiaro e forte di chiudere tutti i termovalorizzatori esistenti nel territorio e di impedire che a qualsiasi titolo se ne realizzino altri…un impegno per comunità lucana e comitato no oil