“povera val d’agri” – lettera aperta a michele santoro

tirare le conclusioni di quanto visto ieri ad “anno zero” non è facile e confesso risulta doloroso…da quelle interviste che dal servizio sembravano entrare direttamente nel cervello e devastarlo furiosamente, ne esce fuori un dramma…quello di una regione da cui si emigra ancora e dove trovare lavoro stabile è un miraggio, ma che è costretta suo malgrado a far da serbatoio petrolifero, tra danni ambientali e danni democratici, non all’interesse nazionale, come molti credono, ma all’interesse esclusivo delle compagnie petrolifere…un dramma regionale, certo inserito in un dramma nazionale di più ampia portata e riassumibile in una domanda “ma le scelte della politica rappresentano ancora i cittadini o questa – la politica-  è ormai talmente autoreferente ed integrata in un comparto di poteri forti da non voler vedere la macroscopicità dei disagi e l’insostenibilità di alcune scelte?

ma voglio provare a fare i conti con questo dramma a partire da una considerazione sul taglio giornalistico della trasmissione, un taglio netto che non consente mai di posizionarsi in una comoda “zona d’ombra” – e non parlo di quelle zone dove dimora una comoda ignavia pilatesca – ma parlo di un posto di osservazione al di sopra delle parti e da cui, con il favore della lontananza, osservare il dipanarsi delle cose e trovare una ragione per le cause e per gli effetti delle stesse…no, anno zero è cruda, vendicativa, ferocemente sarcastica, cattiva, mette il dito nelle piaghe, non è un salottino mediatico da cui sia facile uscire indenni…se samarcanda ci metteva a nudo, ma sembrava suggerire che da qualche parte pure avremmo trovato qualcosa di cui rivestirci, anno zero ci scarnifica definitivamente e non sembra suggerire soluzione alcuna…ed alla fine infatti perdono irrimediabilmente sempre tutti

ma questa volta insieme ai politici ha perso una terra, la valle dell’agri, quella splendida valle in cui vivo per una parte dell’anno e di cui non smetterò mai di cantare lodi della sua bellezza mozzafiato, piccola umbria selvaggia, tanto è forte la voglia dell’uomo di plasmarla ai suoi desideri e tanto è forte la sua capacità naturale di riprendersi tutto in una sola volta, magari con un semplice taglio di luci al tramonto stampato sulle sue montagne…non canto elegie di questa valle, la val d’agri, splendido lenzuolo di terra e cielo in una regione, la basilicata, che non ne ha bisogno alcuno di cantori…canta essa stessa!

la valle dell’agri è una delle maggiori fonti di bio-diversità dell’intero bacino del mediterraneo, in grado di farci passare in pochi chilometri dal mare e dalle spiagge sabbiose della costa ionica alle foreste sui crinali delle sue montagne dalla brulla superficie alpina intessuta di voli di rapaci, passando per il deserto calancoso di aliano e le colline arenarie di s.martino d’agri, tra una ricchezza floro-faunistica da preservare come un patrimonio per l’intera umanità…ricordiamolo pure che la valle dell’agri è finalmente un parco nazionale!!!…e lo è dopo un decennio di lotte con le compagnie petrolifere per la sua perimetrazione, tra quei ritardi e quelle dimenticanze che la ragione comune, se non le evidenze documentali, vuole causate più dal potere lobbystico delle stesse compagnie di ritardare ed influenzare che alle solite inefficienze burocratiche…la valle dell’agri, quella che, usciti dalla galleria castel di lepre a marsiconuovo, si apre come un miraggio alla vista di chi percorre la sua strada di accesso, è un meraviglioso esempio di come le attività umane potrebbero inserirsi nell’ambiente ritrovando un equilibrio virtuoso altrove negato dalla violenza di un certo sviluppo tutto attento ai dati economici e per nulla a quella sostenibilità che sola potrebbe assicurare, se praticata davvero e non solo declamata, la sopravvivenza stessa della specie 

la val d’agri è un parco perchè è una valle fantastica, da preservare con cure assidue come bene comune appartenente ad ogni comunità, e tuttavia deflorata violentemente da un incubo nero, come nero è il petrolio…nella valle c’è il petrolio e, come ovunque nel mondo, all’apparire del petrolio appare anche quella strana consorteria multiforme che subito stabilisce relazioni ed equilibri volti all’affermazione di una incontrovertibile ed ineludibile priorità economica e di potere, una priorità fatta di silenti infiltrazioni in ogni aspetto della società civile, dalle comunicazioni alle istituzioni, una priorità che vuole tutto sacrificabile all’estrazione del greggio – natura, uomini, cose, vocazioni, paesaggi, tradizioni, tutto annega nella totalitaria cupidigia senza fine di estrarre e continuare ad estrarre fino all’ultima goccia di quel maledetto liquido puzzolente, che se pur fa andare avanti con la sua energia l’intero mondo, lo dissangua di guerre e strategie antidemocratiche di controllo dei destini collettivi, lo inquina miserabilmente, gli impedisce ancora di poter trovare una soluzione altra alla sua necessità continua di bruciare risorse insostituibili per rincorrere uno sviluppo fatto di sola macroeconomia e flussi finanziari ed ormai non più di un benessere reale che l’esperienza insegna non fatto solo di cose materiali da produrre, consumare, buttare in un ciclo folle di consunzione del mondo, ma di un rapporto sereno ed equilibrato con l’ambiente, un rapporto di entropia in cui l’uomo ridiventi una parte di quel tutto che chiamiamo natura come se l’uomo stesso fosse altro da essa

questo è quanto è accaduto in val d’agri e quanto potrebbe accadere nel resto della regione basilicata…gli appetiti delle compagnie non si saziano mai e continuano ad attentare alla salute ed all’economia, alle vocazioni territoriali e culturali, a quel diritto di disporre del proprio territorio che appartiene alle popolazioni che lo abitano…l’intera regione rischia di finire nelle mani di questo mostro onnivoro che si chiama petrolio…basta!!!…io voglio rispetto per questa terra bellissima e tuttavia attentata dall’incubo degli idrocarburi, quell’incubo che da speranza di uno sviluppo mai conosciuto e spacciato come caramella per il silenzio-assenso delle popolazioni, blandite da certa politica e certi politici, si è trasformato nella certezza che, una volta andate via le compagnie, qui rimarranno solo i buchi che toccherà a noi stessi ricoprire, quell’incubo che, tenuto stretto nella notizia, pure sarebbe una realtà troppo amara da mandar giù, se non vi si aggiungesse anche la beffa di vederlo sbattuto in prima pagina a rappresentare tutto ciò che pure esiste, ma che non è solo quello, poichè la val d’agri non è fatta di solo petrolio, per fortuna, ma della ricchezza ancora incontaminata di una natura senza paragoni che il petrolio ha cominciato certo ad insozzare, ma che forse possiamo ancora salvare, recintando finalmente le attività dell’eni in una gabbia contenitiva fatta di leggi sane e di controlli veri e non di una mera loro parvenza formale di osservanza

sig. santoro l’unica colpa della valle dell’agri è di concorrere con il resto della regione basilicata a fare in modo che personaggi come il suo presidente e la giunta regionale tutta la sporchino ancora di più, sottraendole per giunta anche la dignità…il presidente de filippo bene avrebbe fatto a starsene in silenzio e non tentare difese d’ufficio non richieste e per di più ridicolmente deboli, tanto deboli da permettere ad un santone liberista come giulio tremonti, che scopriamo da qualche tempo convertitosi ad uno strano no global-pensiero di marca becero-leghista, di bacchettarlo e di ricordargli che la regione può fermare con le sue leggi le trivelle delle compagnie, se solo lo volesse…ne ha facoltà giuridica con gli strumenti ordinari delle valutazioni di impatto ambientale e delle valutazioni strategiche, e noi d’altronde non perdiamo occasione di ricordarlo…se l’aggressione delle multinazionali alla nostra regione, a tutta la nostra regione, non si ferma è perchè qualcuno non vuole fermarla, anzi, addirittura la incoraggia, spacciandola ancora una volta per un’occasione di sviluppo da sbandierare sotto forma di una tabella con delle cifre scritte sopra, a significare tutto ed il contrario di tutto…una balla pluriennale, quella dello sviluppo, su cui si sono costruite carriere politiche e piccoli imperi economici fatti di clientele e vassallaggi vari

il vero problema della val d’agri e della basilicata tutta, sig. santoro è la democrazia…quella che ancora non c’è!!!

noi abbiamo iniziato a costruirla partendo dalla denuncia…e non ci fermeremo!

presidente de filippo ed intera giunta regionale…dimettetevi!!!…subito!!!

miko somma, portavoce del comitato no oil potenza.

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fonti energetiche rinnovabili – settima parte

8.    biodiesel e bio-etanolo – trattiamo ora di due differenti, seppur simili per molti aspetti, biocarburanti, i bio-diesel ed il bio-etanolo, ottenuti rispettivamente dalla spremitura di piante da coltivazione oleoginose, quali soia, colza, girasole, e dalla fermentazione alcoolica di piante coltivate ricche di zuccheri, quali barbabietole, canna da zucchero, mais…tramite altri procedimenti è inoltre possibile ottenere da qualsiasi bio-massa il btl (bio-mass to liquid), un altro bio-diesel ottenuto da scarti di materiale organico…l’utilizzo, poi, di olii vegetali puri ( vegoils ) come carburanti è tuttora oggetto di dibattit, vista la loro possibilità di utilizzo solo in vecchi motori…la storia del bio-diesel e dell’etilene non inizia oggi, ma già nel 1853 con il primo processo si transesterificazione degli oli vegetali condotto da e. duffy e j. patrickin, molto prima dell’invenzione del motore che r. diesel mette in funzione 40 anni dopo, il 10 agosto 1893 in germania basandosi come combustibile sull’olio di arachidi (tuttavia non esterificato) e pronunciandosi da allora per motori basati sull’uso di bio-diesel…le scelte politiche dagli anni ’20  dello scorso secolo ai giorni nostri, come sappiamo, furono ben altre e si indirizzarono totalmente verso gli idrocarburi come fonte energetica primaria…il continuo aumento dei costi attuali dei combustibili fossili e l’incertezza strategica sulla continuità delle forniture, nonchè la necessità di limitare drasticamente le emissioni di gas-serra sono alla base del processo industriale che ha riportato in auge un carburante ecologico dimenticato per anni…

valutazioni ambientali e strategiche a parte, in ogni caso nessuno di questi bio-carburanti può prescindere da accorte valutazioni sull’e.r.o.e.i., il rapporto cioè tra energia prodotta ed energia impiegata per la stessa produzione, ma su questo argomento torneremo in seguito…

sono da notare alcuni aspetti legali connessi alla possibilità di utilizzo dei bio-carburanti…è infatti illegale in italia l’uso di oli vegetali (ma sembrano comunque eslusi dal divieto bio-etanolo e bio-diesel) senza corrispondere le relative accise sui carburanti sulla base del d.l. n. 504 del 26/10/1954 o testo unico in materia di accise statali…il problema di fondo consiste nell’obbligo del produttore e non dell’acquirente di versare le accise, comportando nei fatti l’impossibilità alla commercializzazione di un prodotto di cui il produttore non paghi regolarmente le accise e ciò a motivo di una tassazione basata sull’uso (carburanti) e non sulla composizione chimica del prodotto

i biocarburanti in genere si possono quindi suddividere in: 

  • bio-diesel, come già descritto ottenuto principalmente con un metodo chimico della transesterificazione metilica di piante oleoginose quali colza, soia, girasole…il bio-diesel si presenta come un liquido trasparente di color ambrato, con viscosità simile al comune gasolio…per la sua identificazione si ricorre alla sigla bd, partendo da bd 100 per il bio-diesel puro, mentre per le sue miscele si ricorre alla sigla più la percentuale di miscelazione con il bio-diesel stesso ( es. bd 40 significa una miscela di 40% di biodiesel puro e 60% di gasolio)…le specifiche standard per il bio-diesel sono fissate dalla norma iso 14214, la germania inoltre fa una specifica distinzione del bio-diesel: rme – esteri metilici dell’olio di colza;   pme – esteri metilici di soli oli vegetali; fme esteri metilici di grassi vegetali ed animali…tali importanti specifiche fissano inoltre dei criteri importanti per la produzione di bio-diesel, cioè completezza della reazione di combustione, rimozione del glicerolo, rimozione del catalizzatore, rimozione degli alcoli, assenza di acidi grassi liberi, caratteristiche queste verificate con gascromatografie, che danno al carburante standard di tossicità accettabili…tale carburante viene in seguito miscelato con gasolio in percentuali variabili a seconda dei motori (anche allo scopo di aumentarne la lubrificazione), anche se si auspica un suo utilizzo nella forma pura…il bio-diesel presenta alcune problematiche tecniche relative alla sua infiammabilità ed al suo punto di fusione più alto di quello del gasolio, che costringe ad un riscaldamento dei serbatoi di stoccaggio nei periodi freddi, ma è molto meno esplosivo di questo…inoltre il suo utilizzo riduce sensibilmente le emissioni di ossido di carbonio (co) del 50% e di biossido di carbonio o anidride carbonica (co2)  del 75% , riduce la presenza di idrocarburi aromatici quali il benzopirene fino al 70%, non emette diossido di zolfo (so2), riduce del 60% l’emissioni di polveri sottili (pm 10, tuttavia sembra inalterata l’emissione di particolati inferiori), ma aumenta le emissioni di ossidi di azoto, forse controllabili con una riprogettazione dei catalizzatori di scarico attuali…tra i biolipidi coltivati per produrre biodiesel troviamo: oli vegetali vergini quali olio di colza o soia, più comunemente usati, ma anche senape, olio di palma ed alcune varietà di alghe risultano promettenti, a seguire in subordine oli vegetali di scarto e grassi animali…le rese di produzione (in metri cubi per chilometro quadrato di coltivazione)  sono per la soia da 40 a 50, per la senape 120-130, colza 100-140, olio di palma 610, alghe 10.000-20000 (stime)
  •  bio-etanolo, come accennato il bio-etanolo ( o alcool etilico) è ottenuto dalla fermentazione di colture agricole ricche di zuccheri e carboidrati, quali barbabietola, canna da zucchero, mais, ma anche sorgo ed orzo, nonchè da frutta, patate, vinacce, etc…il bio-etanolo può essere utilizzato come componente diretto per benzine o per ottenere l’etbe (etil terbutil etere o etere etilbutilico), un derivato di tipo ottanico…il bio-etanolo può essere aggiunto alle normali benzine in miscele fino al 20-30% senza alcuna modifica dei motori attuali o usato puro in motori modificati (motori flex), come è nel caso del brasile, dove motivazioni di carattere strategico hanno portato al massiccio utilizzo proprio di questo tipo di carburante…analogamente al bio-diesel per l’identificazione del bio-etanolo si ricorre ad un sistema basato su una sigla, in questo caso be ed un numero che ne indica la percentuale di miscelazione rispetto al carburante tradizionale….i sottoprodotti della fermentazione in genere trovano un ulteriore utilizzo come mangimi o come ulteriori bio-masse…si stima che la produzione di bio-etanolo sia all’incirca il 30% rispetto ai quantitativi utilizzati di sostanza base, il che vale a dire che per ogni tonnellata di materiale da coltura si ricavano 300 kg di bio-etanolo…il bilancio energetico (e.r.o.i.) per il bioetanolo da mais nel rapporto energia ottenuta/energia di produzione è superiore ad 1, mentre un rapporto molto superiore, fino a 6-7, sembra indicato per il bio-etanolo da canna da zucchero (ma a tal proposito le fonti brasiliane non sembrano molto affidabili)…il bio-etanolo può essere inoltre utilizzato come combustibile per bio-camini…le resa del bioetanolo da canna da zucchero in brasile è di circa 6.000 litri per ettaro coltivato…altre metodologie di produzione del bio-etanolo prevedono la pre-produzione di glucosio attraverso la triturazione e bollitura di essenze arboree, particolarmente l’abete rosso, la sua fermentazione attraverso batteri anaerobici e successive distillazioni per aumentare fino al 90-95% il contenuto di alcool etilico, o l’idrolizzazione di cellulosa tramite funghi o batteri, la sua trasformazione in glucosio e la fermentazione attraverso altri batteri, ma si tratta di processi molto più costosi di quelli utilizzati per la produzione da canna da zucchero…riguardo alle emissioni, il bio-etanolo usato come carburante riduce di circa l’80% le emissioni in atmosfera di anidride carbonica, sostanzialmente riproducendo i dati delle emissioni da bio-diesel, riducendo inoltre l’emissione di sostanze cancerogene come il benzene ed il butadiene, ma innalzando i livelli di emissioni di formaldeide ed acetaldeide…il numero di ottani dell’etanolo è superiore a quello delle benzine normali, compensando così parte del minor potere calorifico o rendimento termodinamico che è inferiore di circa il 30% ai normali carburanti…considerazioni che stanno spingendo molti stati ad intravedere nell’utilizzo di bio-etanolo una fonte energeticamente valida in grado di ridurre la dipendenza dagli idrocarburi…il brasile infatti prevede di raddoppiare la produzione nazionale di bio-etanolo fino ad arrivare a 5 miliardi di litri sufficienti ad alimentare circa 5 milioni di autoveicoli, così come l’energy policy act negli stati sovvenziona gli agricoltori che producono colture da bioetanolo…ciò ovviamente pone dei problemi legati alle produzioni agricole tradizionali a cui si tende a sottrarre spazi di coltivazione, ma avremo modo di tornare subito su questo argomento in sede di considerazioni…per dare un’ordine di grandezza il parco autoveicoli italiano, consumando una media di mille litri/anno di bioetilene avrebbe bisogno di circa 6 milioni di ettari coltivati a canna da zucchero, quando la superficie coltivabile italiana non supera i 13 milioni di ettari totali…il progetto b.e.s.t. ( bioethanol for sustainable transport) supportato dall’u.e. coinvolge sei paesi con la partecipazione di brasile e cina, avendo come obiettivo l’introduzione di 10.500 automobili con motore flex (utilizzo di bio-etanolo al 100%) e di 160 autobus…le città interessate sono stoccolma, rotterdam, somerset, dublino, madrid, la spezia (quest’ultima con 3 stazioni di rifornimento e 100 auto, di cui 10 a carico del comune e 90 di piccole e medie imprese locali)…un progetto innovativo, definito “bioraffineria”, è basato sul frazionamento sequanziale a vapore di biomasse ligneo-cellulosiche con autoidrolisi ed ha il vantaggio di usare per la distillazione di bio-etanolo prodotti di minor valore, ottenendo aumenti di resa energetica del 30-34%…la direttiva europea sui bio-combustibili del 2003 pone l’obiettivo del 20% dei bio-combustibili per il settore dei trasporti entro il 2020

evitiamo in questa trattazione di descrivere le procedure di utilizzo di tipo domestico di varie sostanze oleose in questi anni oggetto di dibattiti

per valutare il rendimento energetico dei bio-carburanti si ricorre al già citato e.r.o.e.i., cioè ad un rapporto tra energia ricavata ed energia impiegata per la produzione, che per sua intrinseca natura non può essere inferiore a 1…ricordiamo che in questo rapporto non sono comprese le spese economiche, ma solo i rapporti tra le energie totali in un periodo di tempo fissato per il completamento dei cicli di impianto, cura e crescita delle coltivazioni, produzione di bio-carburante, trasporto, distribuzione ed utilizzo…per il bio-diesel tale rapporto pare fissabile a 3 (cifra molto inferiore all’e.r.o.e.i. dell’eolico, 20-30%, ma accettabile in quanto si tratta di coltivazioni) e leggermente superiore per l’olio di palma. mentre abbiamo visto che per il bio-etanolo tale rapporto oscilla tra un numero di poco superiore ad 1 (produzione da mais, cereali o barbabietola) a 6-7 (produzione da canna da zucchero)…non esistono dati certi o suffragabili da esperienze in scala per produzioni di bio-carburanti da altre coltivazioni o da micro-alghe

veniamo ora ad una serie di considerazioni di carattere ambientale che proprio l’utilizzo di queste fonti di energia rinnovabili sollevano…la grande quantità di terreni agricoli a cui un massiccio utilizzo dei bio-carburanti indirizzerebbero la destinazione stessa dei suoli, pone dei problemi in primo luogo economici ed alimentari…la redditività delle coltivazioni energetiche è ovviamente maggiore dell’equivalente agricolo in senso stretto, cioè alimentare, cosa che di fatto spingerebbe gli agricoltori a prediligere le prime a scapito delle seconde, creando così una minore produzione di derrate agricole con conseguenti aumenti dei costi dei prodotti per l’alimentazione umana (cosa che già oggi verifichiamo direttamente)… valgono inoltre tutte le considerazioni già fatte per le coltivazioni ad uso bio-massa, sia a livello di bio-diversità e rischio desertificazione, sia a livello globale socio-economico ed alimentare, soprattutto alla stregua di quanto già accade in molte economie agricole centro e sud-americane…un enorme asservimento dei migliori suoli agricoli alla produzione di colture per bio-carburanti (soprattutto per il mercato statunitense) a scapito di un armonico sviluppo delle colture agricole locali e delle economie rurali, ed a volte della stessa agricoltura di sussistenza…facile osservare come in stati dove esista una forte concentrazione della proprietà agraria (ed è il caso citato) l’indirizzo a vaste mono od oligo-colture energetiche, imporrebbe drastici tagli proprio a quelle colture che alimentano le popolazioni di quegli stessi stati, impossibilitate nei fatti ad accedere ad importazioni di tipo alimentare…ragioni che indirizzano verso l’estrema prudenza e verso l’adozione immediata di serie ed urgenti norme internazionali di garanzia e programmazione in un settore che vede intrecciarsi questioni energetiche e questioni alimentari a livello planetario

miko somma (continua)