Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

La pila elettrica

 

 

E’ obbligo di maturità analizzare con cura le dichiarazioni altrui prima di una replica, soprattutto se le dichiarazioni a cui controbattere sono condensate nella relazione programmatica del presidente della regione e costituiscono “ideologia” di un’azione di governo lungo il corso della legislatura, obbligo che diviene maggiore quando la replica non sottenderà a terzietà alcuna, rivolgendosi al protagonista.

 

 

Presidente De Filippo, il tono di tecnicismo anglista con cui Ella illustra il grave disastro economico di una regione, attribuendone le colpe più alla crisi mondiale che all’incapacità di una classe dirigente di governare e programmare economia e reali vocazioni, è ormai l’aspetto mistificante della disinvoltura con cui la nostra politica si auto-assolve dalle proprie responsabilità, preferendo attribuire ai momenti di congiuntura internazionale – nella teoria del teatro si direbbe ”l’altro” – l’aggravamento di situazioni che non dovrebbero scoprirsi ora come strutturalmente e storicamente in crisi.

 

 

In altri termini la crisi di economia e società lucana non nasce con le bolle delle speculazioni, ma è figlia di un malgoverno recente e meno recente di cui proprio la Sua parte politica è stata ed è tuttora attiva protagonista, avendo preferito la cura di interessi clientelari di cordate e clan di riferimento al benessere generale di popolazione e del territorio, in ciò continuando le vecchie pratiche della DC.

 

 

Stupisce che Lei si accorga del grave malessere socio-economico che i dati statistici restituiscono a malapena nella freddezza dei numeri e non comprenda quanto il danno di oggi sia figlio delle logiche di ieri, logiche per le quali sarebbe anche lecito in altri climi attendersi auto-critiche che non verranno però affatto ai nostri climi, ma stupisce ancor più la testarda convinzione che la risposta al disagio economico sia questione di struttura economica poco internazionalizzata, competitiva o flessibile, da adeguarsi a chissà quali standard che quantifichino differenze tra sviluppo e sottosviluppo, e non alla risoluzione definitiva del deficit di democrazia dell’accesso nella gestione degli incentivi pubblici che, insieme a scarsa sorveglianza su destinazione ed efficacia ed ancor più scarsa attività sanzionatoria, hanno di fatto dissipato montagne di fondi europei e statali fagocitati dal familismo e dal clientelismo, rappresentando quel deficit l’impossibilità allo sviluppo di una vera economia locale.

 

Presidente, Lei fa appello ai fondi FAS trattenuti contro ogni logica e legalità dal Governo, ma siamo poi sicuri che una volta arrivati in questa regione non sarebbero stati spesi esattamente come tutti o quasi gli altri fondi, al meglio inutilmente? Siamo davvero sicuri che il modello Basilicata, a cui il suo segretario di partito recentemente accennava, sia davvero un modello di virtù?

Si direbbe retorica condannare con un giudizio di merito fondato sul precedente, ma esso ha una sua logica stringente e così è proprio sulla base non di uno, ma di molti precedenti che pensiamo che la Sua via di uscita dalla crisi non sia il raziocinio o la competenza, ancorché condita di un linguaggio fuori dalle cose reali, ma quasi un’aspettativa di miracolo. Miracolo che, oggi come ieri, Lei continua ad intravedere in una destinazione energetica della regione,  pur facendo a pugni con la salute e con l’ambiente, con vocazioni dei territori e la stessa economia.

 

 

La Basilicata come pila elettrica, servitù energetica e serbatoio d’acqua a buon mercato.

 

Come può credere che le compagnie petrolifere implementeranno gli investimenti in regione, senza il prezzo di sempre maggiori concessioni di territorio da trivellare fuori da ogni logica di quella corretta gestione dello stesso a cui pure si appella? Come può parlare di multiutility di Acquedotto Lucano, di individuazione del gestore unico a cui enti competenti passino il controllo delle acque (Acqua s.p.a., 40% in mano alla regione Puglia, ed EIPLI commisariata, nelle more del decreto Ronchi che obbliga alla messa a gara proprio di un 40% della gestione) senza di fatto privatizzare ciò che dichiara invece di voler lasciare in mano pubblica?

 

Come può parlare di micro-generazioni elettriche diffuse sul territorio, in grado di portare sostanziosi risparmi ad imprese e famiglie, di generare reddito locale, quando il PIEAR consegna tutta la regione ad investitori privati esterni il cui unico obbiettivo è la sola massimizzazione dei profitti? Come può parlare di agri-industria ed agricoltura, ponendo attenzione alle sole eccellenze da esportare e non al prodotto generalistico che rimane e viene consumato in loco?

 

Presidente, potrei continuare a lungo, ma la sintesi sta in una considerazione – ma davvero lo crede che una regione marginale come la Basilicata, in un contesto di “mercato” internazionale che, Grecia insegna, tende all’antropofagia del debole, possa concorrere mancando di solida economia locale?

 

Noi pensiamo che non lo creda affatto e che abbia confezionato il solito contentino del tutt’apposto.

  

Lei si affida alle multinazionali perché a conti fatti, se il programma è vago come una lista della spesa scritta con l’inchiostro della fame, il motivo è ben chiaro, consegnare la regione nelle mani di chi, per pratica consolidata, ha compreso ormai che ad accordi fatti con il padrone di turno, i lucani restano mansueti a subire tutto e da tutti, ma questa volta potrebbe aver sbagliato i suoi calcoli.

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento NO Oil