16/11/2011 

lo spread tra gli interessi tra btp e titoli tedeschi ha passato 200 punti, non ci sono denari per fare alcuna riforma fiscale (chi paga eventuali ribassi di imposte?), l’inflazione rimane alta in rapporto alla stagnazione (con rischi reali di stag-flazione), non c’è investimento sulla ricerca, nè redistribuzione del reddito, in compenso c’è sfiducia nella politica..in queste condizioni il paese è facile a rompersi

in estrema sintesi paghiamo interessi sul debito pubblico molto più alti di quanti ne paga la germania, quindi il deficit di bilancio si aggrava molto più che in passato dovendo offrire interessi sempre maggiori per renderli appetibili al mercato, non esistono fondi per finanziare alcun ribasso delle imposte (non esistono riforme fiscali a costo zero), la congiunzione di inflazione al 2,6% e stagnazione economica può produrre effetti estremamente perniciosi socialmente anche in presenza della stabilità del’euro, non si è investito su alcun cambio di passo tecnologico in grado di stimolare nuovi consumi, non c’è stata alcuna forma di perequazione sociale (una di queste è proprio la leva fiscale che continua a rigettare ogni ipotesi di congrua tassazione dei patrimoni e delle rendite finanziarie)…vogliamo aggiungere che in tre anni dobbiamo tirare fuori 40 miliardi di euro per raggungere una parità di bilancio che vedo impossibile allo stato dell’arte?….buona notte ai suonatori, dunque…o cambiano i parametri economici o proprio non ci stiamo dentro

miko

a Tramutola

Il 25 febbraio 2011 questo movimento ha fatto richiesta al comune di poter visionare ed estrarre copia dei certificati di agibilità e collaudo della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di I grado.. bene sono passati esattamente 111 giorni e noi non abbiamo avuto nessuna risposta!

negli ultimi giorni, sollecitando verbalmente una spiegazione, ho ricevuto le risposte più disparate , ” bisogna chiedere se possiamo darveli” o ” voi siete un’associazione e non potete averne” ete.etc…tutte risposte ben motivate, insomma!

certo è che la Legge 241/90  garantisce, all’art 22 e successivi, l’accesso agli atti amministrativi, garantisce il diritto di chi è portatore di interessi pubblici o diffusi a poter accedere agli stessi ( e ricordo a chi non lo sapesse o fingesse di non saperlo che questo è un movimento politico e non una semplice associazione, ed in quanto tale è portatore di interessi diffusi o pubblici).

la legge prevede che se  entro 30 giorni dalla richiesta non ci sono state risposte si intende non accettata , ma prevede che in caso di rifiuto o diniego è necessario rispondere motivando l’operato adottato.

noi fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna motivazione per iscritto.

la legge, però, prevede  la possibilità nelle ipotesi di mancato rispetto della stessa di poter adire le autorità competenti e procedere per la tutela dei propri diritti.

spero che domani sia il mio giorno fortunato e finalmente, quando per l’ennesima volta mi recherò alla casa comunale per avere risposte, nelle mie mani potrò avere questi famosi certificati e poter comunicare a tutti  e soprattutto a chi a noi si è rivolto per  avere delle risposte

risposte che siano o la consegna della documentazione richiesta o la motivazione per la non consegna della stessa, non certo l’ipocrita indignazione da parte di chi deve rispondere in quanto amministratore, o quella ancor più becera di chi durante la campagna elettorale per le recenti amministrative a tramutola ci ha accusati che comunicare ai cittadini la presentazione stessa di questa richiesta tanto tempo fa era stato un colpo basso all’amministrazione!!!…ci chiediamo quali colpi bassi si possano mai infierire con la verità e soprattutto quali colpi bassi si possano infierire a chi moralmente è tanto in basso da non sentire l’esigenza di ottemperare alle leggi vigenti del nostro stato!!!

noi vogliamo delle risposte e se domani non ne avremo agiremo di conseguenza, recandoci presso le autorità competenti per chiedere il rispetto della legge!!!

marica la salvia coordinatrice cittadina di comunità lucana-movimento no oil

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comunicato stampa comunità lucana-movimento no oil

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Non siamo qui a rinfacciare ad alcuno ipocrisie, doppie morali o la protervia…

  

Leggere su un comunicato “ufficiale” del consigliere Autilio che le recenti dichiarazioni – se si vuole promesse fatte ai petrolieri – del ministro allo sviluppo economico Romani circa la soluzione che il governo intende perseguire dei problemi di approvvigionamento di idrocarburi liquidi e gassosi del Paese con l’aumento delle estrazioni in Basilicata e la messa a sistema dell’operatività di permessi ed istanze di ricerca, non mette alcuna allegria, seppur finalmente il lavoro svolto in anni di continui avvertimenti sul rischio di “petrolizzazione” dell’intera regione dal sottoscritto ed altri comincia lento a divenire patrimonio della politica lucana (per il momento solo linguistico, poi vedremo nei fatti).

 

 

Politica lucana che quindi, quando non litiga con ferocia inusitata e piglio aventino per l’attribuzione di alcune sediole alla Presidenza del Consiglio o alle tante commissioni e long list più o meno inutili di cui è infarcita la vita delle istituzioni locali, qualcosa pur percepisce della complessità di problemi le cui denunce delle molte, troppe criticità troppo spesso sono state liquidate come meri allarmismi di ambientalisti nevrotici, o come ebbe a dichiarare un assessore all’ambiente, “sciacalli”.

  

Ebbene, per la prima volta si percepisce un tono preoccupato sulla destinazione coatta a cui molta parte della regione sarebbe destinata se alle parole di Romani seguissero fatti ben più rapidi delle teorie enunciate a suo tempo da Scajola (e concretizzate in una legge, la 99/2009) sulla necessità di estrarre necessariamente, semplicemente e facilmente lì dove c’è il petrolio, cioè in Basilicata, e di farlo non più solo nella sfortunata Valle dell’Agri, ma dovunque uno dei tanti poligoni dell’UNMIG abbia indicato un territorio da concedere alle compagnie per tentare di estorcere idrocarburi ad una terra della quale evidentemente non si intuisce quale funzione altra possa mai avere.

  

Siamo dunque contenti che finalmente il consigliere, ex assessore della passata Giunta Regionale, si sia accorto che quella mappa degli idrocarburi che il sottoscritto, a nome del piccolo movimento che rappresenta e del WWF che finanziò l’impresa per l’esorbitante cifra di 350 euro – risparmio da facili demagogie su quanto tempo impieghino alcuni a concretizzare tali cifre – realizzò e consegnò a Giunta e consiglieri regionali, giunte e consiglieri provinciali di Potenza e Matera, a molti Comuni e soprattutto ai cittadini, per rendere immediatamente visiva la grave situazione che si prospetta.

  

Il consigliere Autilio individua in una moratoria delle autorizzazioni regionali tale possibile freno, pur nel frattempo continuando a vedere nel memorandum il santino di un miracolo impossibile viste le forze in campo e soprattutto gli interessi che non sono solo delle compagnie, ma di molta politica lucana assolutamente trasversale, ma il consigliere forse poco conosce la situazione di uffici le cui competenze in materia di autorizzazioni non hanno mai negato nulla a chi chiedeva di ricercare, stoccare, trivellare, trasportare idrocarburi, competenze e potestà che pur in un dipartimento della Regione Basilicata hanno sede, che pur alla politica, oltre che alle leggi, dovrebbero far riferimento come fonte causale del proprio agire e di cui la politica non ha mai discusso l’operato con il potere di indirizzo che le è proprio, limitandosi a validarne acriticamente le determine in delibere a cui lo stesso Autilio e molti altri hanno però apposto le loro sigle in passati non lontani.

  

Ma non siamo qui a rinfacciare ad alcuno ipocrisie, doppie morali o semplicemente quella protervia di cattivo ed arrogante gusto con cui la politica spesso ammanta di ineluttabile le proprie decisioni, quindi non solo non rinfacciamo nulla ad Autilio – meglio tardi che mai! – ma lo ringraziamo di aver posto un problema che per la verità il sottoscritto pone da tempo, quello di una responsabilità che la politica lucana deve far propria sul problema idrocarburi attraverso una severa legge regionale che, nelle more delle leggi vigenti e della riforma del Titolo V della Costituzione, nel rispetto di quei principi di precauzione, auto-tutela, sussidiarietà, partecipazione pur recepiti in normative nazionali stringenti, ma carenti nelle applicazioni pratiche nei territori, regoli definitivamente l’atteggiamento  della regione rispetto agli appetiti antropofagi di idrocarburi che ci fanno damigiana petrolifera.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

 

dal comitato diritto alla salute di lavello

pubblico il seguente comunicato del comitato diritto alla salute di lavello a proposito di arpab ed inceneritore fenice

  EDF–Fenice di Melfi. Focus inquinamento Arpab: nessun passo avanti.  Dati insufficienti a monitorare l’inquinamento dell’aria e delle falde e nessun piano di gestione dell’emergenza inquinamento. “Diritto Alla Salute” di Lavello: “La pazienza è finita, sia tutelata la nostra salute”.   Si è concluso con un nulla di fatto il “Focus su Fenice”, tenutosi presso l’ARPAB di Potenza il 7 giugno scorso, e che avrebbe dovuto fare maggiore chiarezza sui gravi episodi di inquinamento ambientale dell’inceneritore EDF-Fenice di Melfi.

In particolare i dati dei monitoraggi relativi all’inquinamento dell’aria e delle falde presentati nel corso dell’incontro non sembrano essere sufficienti a dare le dovute garanzie per la salute dei cittadini di Lavello e della zona Vulture Alto-Bradano e Ofanto. Inoltre, l’Agenzia per l’Ambiente di Potenza non è stata in grado di presentare le contromisure necessarie a fermare un caso di inquinamento accertato che prosegue dal 2007.  Da ormai quattro anni, l’impianto EDF-Fenice immette nelle falde acquifere un’eccessiva quantità di sostanze pericolose e preoccupa per la pericolosità delle emissioni dei camini. Nonostante ciò, il comune di Lavello, a soli 6 km dall’impianto, non possiede un sistema di monitoraggio dell’aria soddisfacente, mentre per quello dell’acqua ci si affida a dati forniti dalla stessa Fenice.  

Come se non bastasse, il 31 marzo scorso i gestori dell’inceneritore hanno richiesto un ampliamento della capacità di abbruciamento da 30.000 a 39.000 tonn./anno. Una richiesta che sarebbe stata sollecitata dalla stessa Regione,  in palese contrasto con le intenzioni della Provincia e dell’assessore Macchia che nel corso dell’ultima conferenza sulla gestione dei rifiuti ha dichiarato che “l’incenerimento non può essere il fulcro del trattamento dei rifiuti”. Il direttore dell’Arpab Raffaele Vita ha più volte ribadito la sua intenzione di voler realizzare un nuovo sistema di monitoraggio ampliando i campioni di metalli pesanti da controllare. Il tutto a spese di Fenice ma con il controllo esclusivo da parte di ARPAB, ripetendo l’esperienza che si sta facendo con Eni in Val d’Agri.

Eppure durante l’incontro non è stato presentato alcun piano concreto da mettere in atto. In questo contesto, i 360.000 euro stanziati dalla Regione per l’Arpab sembrano non bastare. Tanto che l’Ente sarà costretto ad imporre il finanziamento del nuovo sistema di monitoraggio ad un interlocutore che manda indietro i tecnici dell’Arpab a causa della temporanea assenza del direttore di stabilimento. Tecnici Arpab inviati su segnalazione di alcuni cittadini in merito a fuoriuscite anomale di fumo rossastro dai camini.  Il comitato “Diritto alla Salute” auspica che le buone intenzioni del nuovo direttore dell’Arpab si trasformino in reale cambiamento al più presto. Purtroppo, però, durante l’incontro del 7 giugno non è stato fatto alcun passo avanti e non c’è stata l’impressione che gli enti pubblici preposti al controllo siano in grado di fare gli interessi dei cittadini.

Non è accettabile che il responsabile emissioni dell’Arpab, Bruno Bove, parli di “sindrome di NIMBY” ad una popolazione che dal 2000 è obbligata a conferire il rifiuto “tal-quale” ad un inceneritore. “La cittadinanza di Lavello è stanca di assistere a un pericoloso gioco dove sul piatto della bilancia c’è la nostra stessa vita” hanno fatto sapere i membri del Comitato alla Salute. “Lavello è in prima linea perché ogni giorno muore o si ammala qualcuno senza riuscire a capirne le cause o avere la possibilità di confrontare i dati statistici con altri. Ma ora la pazienza è finita.

Non siamo solo “clienti” del CROB di Rionero, ma persone con una dignità ed il diritto di essere tutelati”. La nascita di un nuovo comitato a Melfi, la partecipazione alla nostra petizione dei cittadini di Rionero, Venosa, Atella, Rapolla, Barile, Genzano, Palazzo, l’attenzione della vicina provincia di Foggia sono un chiaro segnale che è finito il momento dei silenzi e dei giochi occulti.   Le richieste che il comitato inoltra al Presidente della Regione De Filippo e agli assessori Mancusi e Martorano sono chiare:  ·       Si sospenda immediatamente l’attività dell’inceneritore, come previsto dalla determina dirigenziale della Provincia che autorizza PROVVISORIAMENTE Fenice all’attività.

·       Si blocchi la procedura per il rilascio dell’AIA fino a quando non ci sarà una situazione chiara e trasparente.

·       Venga avviata immediatamente una indagine epidemiologica della zona con la supervisione e la consulenza di tecnici designati dai nostri Comitati.

·       Vengano divulgati immediatamente i dati sullo stato di salute delle nostre Comunità, paese per paese.    Resoconto del “focus su Fenice” tenutosi presso l’ARPAB di Potenza il 7 giugno scorso.   ·       Sono state presentate delle tabelle di comparazione relative ai rilevamenti di tre centraline di monitoraggio dell’aria in funzione dal 2006 a Melfi, San Nicola di Melfi e Lavello:         nel 2007 la centralina di Lavello non ha funzionato        stranamente negli altri anni, a Lavello, si registrano dati talmente poco significativi che il grafico risulta nullo,            con i mezzi a disposizione dell’Arpab,  non è possibile distinguere l’inquinamento causato da “attività antropiche” (le automobili) da quello di origine industriale.   ·       E’ stato sommariamente presentato un lavoro fatto da Arpab in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità tra il 2002 e il 2006 che, per detta di Bove, sarebbe un valido esempio da mutuare.  ·       L’Arpab effettua controlli nei punti di pescaggio dell’acqua dell’Ofanto e di reimmissione dopo la depurazione:         I dati di questi monitoraggi non vengono pubblicati;        I tecnici Masotti e Summa hanno parlato della barriera idrica posta in essere da Fenice per tentare di bloccare l’inquinamento della falda, e registriamo la soddisfazione dei due tecnici per gli effetti positivi del sistema;        Abbiamo chiesto che venissero pubblicati, oltre i valori rilevati nei famosi 9 pozzi di emulgimento (P1-P9), anche quelli dei pozzi P101-P121 dove avviene il tiraggio forzato dell’acqua di falda;  ·       Ancora una volta dobbiamo fidarci di Fenice poiché, da analisi fatte dai loro laboratori  su campioni di terreno all’interno dello stabilimento, è emerso che non ci sono ricadute di inquinamento al suolo.  ·       Quando sono state chieste informazioni sulle emissioni dei camini, a causa del protrarsi dell’incontro, non abbiamo avuto risposte per l’assenza della persona esperta in materia che nel frattempo era già andata via.

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