Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

La nudità di un re che non è più celabile oltremodo

A voler commentare il recente voto amministrativo, ancorché abbia interessato solo 11 comuni lucani, è facile notare che alla sostanziale, e forse inaspettata a tanti, tenuta del PD sia corrisposta la frenata e caduta del voto sia verso la “minaccia” grillina, sia verso la Lega, in un test però molto più indicativo  di un’astensione dal voto divenuta ormai enorme, circa il 50%, e che a conti fatti mentre delinea realtà e tendenze nelle quali con poco più del 25% dei voti esprimibili si governano città (franco ballottaggi) o regioni, dovrebbe far porre domande sostanziali sul ruolo che la politica ha ormai nella percezione dei  troppi cittadini che se ne allontanano, troppi per poter ancora essere ignorati o bollati come fenomeno sociologico di post-modernità comune a molte democrazie occidentali.

Un elettorato che ha evidentemente perso ogni residua fiducia nel sistema politico, arrivando così alla diserzione persino dalle elezioni a maggior prossimità alla propria vita quotidiana, in un dato che letto anche alla stregua della considerazione che neppure Grillo ormai riesce a captare, dopo l’avventura di un rifiuto alla collaborazione ad un governo Bersani immotivabile persino alla categoria del “cambiamo il paese” e le poco dignitose discussioni sulle diarie che hanno consegnati alla categoria politica degli inutili – anzi pare che l’aumento degli astenuti corrisponda proprio al clamoroso collasso dei grillini – di fatto apre un baratro rappresentativo che non pare colmato o colmabile né nell’auto-referenza, né nel continuo richiamo a savonaroliane “grida”.

Così se i ballottaggi consegneranno un’Italia dei comuni a targa amministrativa pd o centrosinistra, c’è da chiedersi se in realtà i votanti abbiano votato PD o non piuttosto i singoli candidati, le loro storie ed  esperienze, dando un’ovvia prevalenza ad una scelta della persona in un contesto istituzionale sentito forse come meno politico e più di progetto locale, piuttosto che ad un partito nazionale che – fondi a freddo, fondi a freddo – ancora non è arrivato ad un nocciolo distintivo della propria personalità o di un  progetto che faccia la differenza e che in ogni caso ha molto poco da stare allegro anche dopo questo voto che consente di respirare dopo lunga apnea grazie ai singoli candidati, ma non fa riemergere dal fondo dell’assenza di un programma che a partire dal disagio elabori soluzioni sugli assetti istituzionali e politici, così come economici e sociali di un paese in profonda crisi che necessita di speranza, non di ragionieri o pifferai magici

Così a citare S. Agostino “La speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio. La rabbia nel vedere come vanno le cose e il coraggio di intravedere come potrebbero andare”, se non possiamo vedere in rabbia e urla (almeno in quelle che postulano una lucidità oggettiva sulla realtà stessa e non melodie irose) alcun percorso al cambiamento reale, è dalla categoria del coraggio che dovremmo leggere una capacità progettuale di volere e potere cambiare la nostra società.

Un coraggio che necessita così di pensiero lungo, di una visione, di un percorso fattuale e pratico nel faro di una idea di come, quando e con quali attori sociali posti a motori la società dovrà evolversi per evitare l’isolamento nel quale si consumano i drammi e le sofferenze sociali fatte di quei tanti drammi e sofferenze personali alle quali, prima che alle teorie sulla crescita come panacea, occorre trovare le risposte, e qui è fatale l’errore di auto-referenza che si innesca nel pensiero, invero a tratti assai corto, dei maggiorenti del centrosinistra alle prese con la crisi della politica nella società, pensare che il voto ad un candidato sindaco sia il voto ad un progetto, ed innescandosi così ancora quel rappresentare poco la generalità dei cittadini e troppo la propria parte, in una spirale ventennale che ha spaccato un paese nel totem del pro/contro piuttosto di puntare su coesione, condivisione, partecipazione e senso di un destino collettivo in cui ha ragione il destino personale di ciascuno e del quale proprio coesione, condivisione e partecipazione sono il dna.

Appare allora evidente la “stupidità” dell’auto-incoronamento di Marcello Pittella a prossimo presidente della regione nella subordinata retorica della candidatura di Speranza, come appreso dai giornali, in un ragionamento in cui è ancora il PD e le sue logiche interne di potere, e non un progetto, ad essere posto a dominus del futuro di una regione, non vedendo o fingendo di non vedere che il cambiamento è ormai necessario e che a poco servirebbero prove di forza suggerite dalle tendenze del voto.

Sono proprio le logiche che portano il consigliere assessore ad “incoronarsi senza l’oste” a voler allora bloccare la regione con esarcati e logiche dei clan politici, piuttosto che collaborare onestamente ad un progetto globale di rinascita della nostra terra.

Pittella rappresenta forse il nuovo o forse il progetto? O non piuttosto l’autoreferenza di un baronato di stampo feudale che suppone il mondo terminare fuori dai suoi confini? Questa regione, come dico da tempo, ha bisogno di un progetto e di facce nuove che lo rappresentino che non sono nelle fattezze di Pittella – nulla di personale, sia chiaro! – od in quelle di qualche altro “barone ambizioso che aspira al trono”, in ciò equivalendosi tragicamente le sue esternazioni con quelle di alcuni capetti grillini che non tengono conto della realtà, prospettando assenza di dialogo con alcuno, quindi ancora auto-referenza, in nome di qualche liturgica verità spacciata a nuovo che s’avanza e che tutto farebbe tremare, simile in tutto a verità reali d’altro stampo, il tramandarsi cioè di poteri che hanno condannato una regione alla sintesi coloniale tra poche idee e ben confuse recitate a copione di un dramma storico di fedeltà ad imperatori lontani e servi vicini e la cui trama è il velo tragico e sprecone a cui si è avvolta la nudità di un re che non è più celabile oltremodo.

Il prossimo presidente della regione non può essere espressione del PD e delle logiche di spartizione, ma colui che mette sulle proprie gambe un progetto comune per salvare questa terra dall’oblio.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana

 

è morta franca rame

ansa – MILANO – L’attrice Franca Rame, moglie di Dario Fo è morta a Milano.

Franca Rame, che aveva 84 anni, era malata da tempo.

Secondo quanto si è appreso, è morta nella sua abitazione di Porta Romana a Milano. Stamani alle 8:50 dall’abitazione dove abitava con Dario Fo è stato allertato il 118 che sul posto ha inviato un’ambulanza e un’automedica.

I soccorritori hanno spiegato di aver tentato di rianimare l’attrice ma di non aver potuto far altro che constatarne, poco dopo, la morte. Franca Rame, era stata colpita da un ictus il 19 aprile dello scorso anno sempre nella sua casa. In quella circostanza era stata trasportata al Policlinico dove era rimasta ricoverata per diversi giorni….

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le mie più sentite condoglianze a dario per la perdità della compagna di una vita, una superba attrice, una donna bellissima e coraggiosa e del cui impegno sociale e politico in anni tanto difficili e di grandi trasformazioni sociali ed economiche come gli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo, anni di grandi lotte per una occupazione che non fosse schiavitù, il paese intero dovrebbe andar fiero…

una donna che ha pagato con uno stupro “mandato”, tante polemiche ed ostracismi il proprio impegno per un paese migliore…

grazie a nome di tanti, franca

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ma in lucania il re rimane nudo

tre sono gli argomenti sui quali vorrei fermarmi in questa digressione mattutina che, come al solito e come i lettori ben conoscono, avviene in diretta, senza ripensamenti o riscritture correttive, per favorire il libero fluire dei pensieri e delle riflessioni che a volte si formano proprio scrivendo…

gli argomenti, intrecciati inevitabilmente tra loro, sono una breve analisi del voto delle amministrative che, ancorchè abbiano interessato solo 11 comuni lucani (di cui lavello era il maggiore), è stato un test molto indicativo di alcune tendenze e di cui è conseguenza evidente sia la brusca frenata e caduta del voto verso i grillini, sia la tenuta relativa dell’armata pd, e le esternazioni di marcello pitella su una sua candidatura alla presidenza della regione in alternativa a quella di roberto speranza, il tutto tenuto insieme da una frase di s. agostino che mi è cara e che avrete senz’altro letto in un post precedente, ma che ripeto volentieri per la stretta attinenza al momento storico e politico del paese e della nostra regione che forse potrebbe essere giunta ad una svolta virtuosa, “…la speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio. La rabbia nel vedere come vanno le cose e il coraggio di intravedere come potrebbero andare”…

bene, il voto amministrativo, analizzato in una chiave nazionale come orientamento politico generale, non ha mostrato solo la tenuta del  pd e della sua base elettorale ed in probabile conseguenza di ciò la netta caduta percentuale dei “grillini urlatori” e della lega nord, ma anche e direi soprattutto un’astensione che ha raggiunto livelli americani, toccando ormai il 50% degli aventi diritto, un dato molto preoccupante di partecipazione alla luce del quale andrebbero riviste molte considerazioni sulla politica, considerando che tale astensione, a mio avviso, non ha riguardato solo quella fetta di disillusi o scontenti che anche alle scorse politiche si sono astenuti, ma anche buona parte dell’elettorato che solo tre mesi fa consegnava un 25% dei voti proprio alle politiche a grillo ed alle sue demagogie da “mercato del pesce”, alle bizzarrie delle sue -arie (parlamentarie, quirinarie, comunarie, regionarie e forse anche solo urinarie), ai suoi “programmi-non programmi” infarciti di fesserie ed ai suoi deliri savonaroliani di “pulizia forcaiola”…

elettorato che evidentemente ha peso completamente ogni residua fiducia nel sistema politico, disertando le elezioni a maggiore prossimità e tangibilità alla propria vita quotidiana, consistendo sempre a mio avviso l’aumento della percentuale di astenuti proprio la quota parte di perdita percentuale del voto verso grillo&grillini, evidentemente sentiti come ormai e già ben poco affidabili o risolutivi per le grandi questioni del paese, dopo tre mesi di inutilità parlamentare della propria rappresentanza che si è invischiata recentemente in discorsi seppur comprensibili, davvero poco edificanti sulle diarie, ma soprattutto dopo la “grande possibilità” offertagli più dai numeri reali nelle aule che dalla reale volontà politica, di poter influire sul corso delle cose, dando appoggio al tentativo un po’ commovente di bersani di formare un governo, espellendo così berlusconi dalle scene, e non accettato stupidamente da questi (da grillo&casaleggio, per bocca dei loro piccoli ras crimi e lombardi, in un mortificante streaming giaculatorio per il povero smacchiatoredi giaguari), con un assurdo piglio dittatoriale e nevrotico che mirava allo sfascio in virtù di fantomatici progetti di un 50% futuro al proprio movimento, e che evidentemente è stato giudicato dagli elettori contro i quali oggi grillo si scaglia con argomenti colpevolistici assurdi, come un segnale di inutilità politica conclamata che non valeva la pena aiutare oltremodo…

ma non finisce semplicemente qui l’analisi di questo voto “a larga astensione” che ha disinnescato per alcuni la minaccia grillina, poichè la realtà di questa massiccia astensione e del voto “confermativo” che per il momento salva il pd dalla “liquefazione suicidaria” in cui era precipitato e condanna le stupidaggini irose del “comico urlatore”, poiche sicuramente se lo schema di giudizio dell’astensione potrebbe essere chiaro (ma poi chissà…), la conferma del quadro amministrativo locale targato pd è nel fatto che, essendo l’ambito istituzionale relativo al voto, i comuni, un ambito pressocchè amministrativo, percepito forse come poco politico in senso generale, la scelta della persona, dei suoi trascorsi e della sua “faccia” e “storia”  contava molto più di ogni altra considerazione generale su un partito che credo abbia in ogni caso ben poco da stare allegro ed ancor meno da “sedersi” sugli allori di questo voto che certo gli consegna (franco ballottaggi) tanti comuni, ma lascia immutata la percezione su un voto “al meno peggio”, piuttosto che un voto al progetto reale di cambiamento di assetti della società…

assetti economici, sociali e politici della società che ormai sono profondamente in crisi sia nel paese che ovunque esista una istituzione, e che oggi più che mai necessitano di entrambi i figli della speranza, cioè la rabbia (di cui grillo ha dato ampia ed esaustiva prova di quanto da sola poco essa possa fare), quindi la capacità civile di indignarsi, ma soprattutto del coraggio, quindi della capacità progettuale di volere e potere cambiare la nostra società, coraggio che evidentemente non può nutrirsi della sola rabbia, ma che necessita di un pensiero lungo, di una visione, di un percorso fattuale e pratico nel faro di una idea di come la società dovrà evolversi…

ed ecco l’errore di autoreferenza che si innesca nel pensiero, invero a tratti assai corto, dei maggiorenti del pd ed in genere del centrosinistra, pensare che quel voto che pare letto solo come il disinnesco di grillo basti ad evitare una catastrofe annunciata proprio dalla massiccia astensione manifestatsi, che la società quindi perda ulteriore fiducia nel ruolo della politica di guidare i processi e che, tolta una percentuale sempre più bassa di speranzosi od ottimisti che, appunto, molto spesso sono mesi di fronte solo alla vecchia scelta di un meno peggio, la maggior parte della popolazione scelga altri percorsi, minando quella forma di partecipazione attiva alla vita sociale del paese e della propria città di cui il voto è solo una espressione evidente, ma non unica, portando al paradosso evidente di sindaci o presidenti di regione che, tolta l’astensione, rischiano di essere eletti solo con un 25% e qualcosa più dei voti esprimibili, finendo quindi per rappresentare poco la generalità dei cittadini e troppo quella della propria parte, spaccando pericolosamente società che oggi più che mai necessitano invece di coesione, condivisione, partecipazione e senso di quel destino collettivo in cui ha una ragione il destino personale di ciascuno e del quale proprio coesione, condivisione e partecipazione sono il dna…

appare allora evidente la “stupidità” dell’auto-incoronamento di gianni pitella a prossimo  presidente della regione, nella subordinata retorica di una candidatura di roberto speranza che non capiremmo bene perchè dovrebbe rinunciare per questo obiettivo al suo ruolo nazionale di capogruppo alla camera e che esercita con sempre maggiore convinzione e con un certo successo, a mio avviso…

pittella rappresenterebbe forse il nuovo?…pittella rappresenterebbe forse il progetto?…o non piuttosto l’autoreferenza di una parte baronale del pd lucano che crede il mondo terminare fuori dalle sue fila più prossime agli organigrammi di direzione e potere reale e che sembra oggi riprendere fiato più dalla caduta di grillo che dalla fuoriuscita dalle “secche” progettuali su cui si è impantanato nel paese e con una certa recente evidenza nella nostra regione?…

questa regione, come dico da tempo, ha bisogno di un progetto e di una faccia nuova che – nulla di personale, sia chiaro – non risiedono affatto nelle lunghe fattezze di gianni pittella o di qualche “barone ambizioso che aspira al trono”, magari passando dal castello del malconsiglio, figurarsi poi in un programma che mai è esistito, facendosi semmai sintesi coloniale in poche idee e ben confuse di banalità economiche e sociali fallite ormai ovunque, ma che da noi sono state il velo tragico e sprecone intorno a cui si è avvolto una nudità del re che non è celabile oltremodo…

perchè il pd avrà vinto le elezioni, grillo avrà perso, ma in terra di lucania il re rimane nudo e con lui, nudi, i lucani, ecco il problema… 

guarda caso invece un programma c’è, lo state leggendo in tanti su questo blog, e, destino piacendo, anche altri candidati pronti non a rappresentare parti o partiti o clan o fazioni, ma un progetto che per sua natura è della e per la collettività lucana, se solo per un istante saremo in grado di superare quel “divide et impera” che sarà sempre l’arma puntata alla nostra testa…

miko somma

n.b. nell’articolo ho erroneamente citato, per la solita fretta di scrivere, gianni pittella, europarlamentare e vice-presidente del parlamento europeo, intendendo invece il fratello marcello pittella, consigliere ed assessore alla regione basilicata…mi voglia quindi scusare gianni pittella  

    

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ci sarà mai giustizia per i morti di p.zza della loggia?

29/05/2013

passata la mezzanotte, posso ricordare senza enfasi almanacche che 39 anni fa ed un giorno, a brescia si consumava la strage statal-fascistica di p.zza della loggia, 8 morti e 102 feriti che ancora aspettano giustizia come tante, troppe vittime della strategia della tensione

miko somma

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s. gerardo

28-29-30/05/2013

so di dire cosa impopolare per alcuni, ma vedere che qualcuno tenta di riscrivere la tradizione festaiola di san gerando con una riedizione di s. firmino dei paesi baschi mi fa molto indispettire…l’ubriachezza di massa non è mai stata tradizionale in questa città, piuttosto è sempre stata libera scelta di ciascuno decidere del proprio tasso alcoolico.

miko somma

n.b. cercate di non ammazzarvi di alcool e piuttosto vivete la festa di san gerardo per ciò che è, un’occasione di sentirsi parte di una comunità che sempre più somiglia ad un arcipelago di isole tristi

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