riunione settimanale comitato no oil potenza del 18 marzo

martedì 18 marzo alle ore 18 la riunione settimanale del comitato sempre presso la sede del wwf sulla scalinata di via IV novembre, discuteremo  delle prospettive scaturite dalle “puntate” effettuate a Brindisi di Montagna e a Picerno, delle prossime ed immediate iniziative e di tutto quello di cui occorre discutere.   

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contro il progetto di trivellazione li foj

contro l’ulteriore dissenato progetto di continuare a devastare il territorio lucano, copincolliamo dal sito basilicatanet l’impegno del wwf nazionale a sostegno di una lotta che ormai sappiamo di dover combattere anche fuori dalla nostra regione:

MONTE LI FOI, IL WWF INVIA LETTERA AL GOVERNO
 
17/03/2008 16.31.52
[Basilicata]
Venerdì 14 marzo 2008 il Wwf Italia ha inviato una lettera, a firma del Presidente Enzo Venini, al Ministero dello Sviluppo Economico con cui si chiede di “non avallare né dare ulteriore corso all’istanza relativa a nuove attività di ricerca di idrocarburi presentata dall’Eni sul Monte Li Foi”.
“Già in occasione della presentazione della domanda da parte dell’Eni – si legge in un comunicato stampa dell’associazione ambientalista – il Wwf aveva preso posizione in merito evidenziando i timori delle popolazioni e delle associazioni ambientaliste legate agli altissimi rischi di danni alla biodiversità che la perforazione comporterebbe, alterando sensibilmente l’equilibrio esistente tra specie ed habitat presenti. L’area, riconosciuta come Sito di importanza comunitaria, vanta ben 4 habitat prioritari ed è di notevole pregio naturalistico per la presenza di una vasta faggeta a cui sono associate alcune essenze forestali quali abete bianco, tiglio, cerro ed acero nonché per la presenza di notevoli specie faunistiche quali il lupo, il gufo reale, il biancone, i picchi e la salamandrina”.
Con tale lettera il Wwf “si oppone fermamente al prosieguo dell’istanza evidenziando il fondamento della propria richiesta nel principio di precauzione sancito dalla Direttiva “Habitat” e più volte menzionato nella normativa nazionale”.
Con questa ultima richiesta il Wwf intende “effettuare un altro passo in avanti per sensibilizzare le popolazioni locali e le istituzioni politiche a cambiare l’attuale politica energetica, spostando l’asse verso la sostenibilità ambientale e le fonti rinnovabili”.
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un messaggio notturno ai trivellatori di monte grosso

un messaggio notturno e molto breve ai signori petrolieri che intendono bucherellare monte grosso e che sappiamo leggere con molta attenzione questo sito, il sito di quella “sensibilità” di cui parlano quando si riferiscono a noi ed alle nostre attività di opposizione ai loro progetti coloniali 

diciamo a questi signori che se oggi non siamo venuti a contestarvi a brindisi di montagna, dove tenevate una conferenza sui “prodigi del petrolio” e su quello “sviluppo” di cui vi ringraziamo tanto essere gli evangelici e luminosi portatori a noi poveri selvaggi lucani, lo dovete solo al fatto che siete molto, ma molto noiosi…quanto alla “sensibilità” con cui ci rappresentate come una passività nell’illustrazione di un bilancio preventivo alle vostre attività a monte grosso, vedrete presto invece che sensibilità stimoleremo a voi!!!…

dimenticate monte grosso e la basilicata!!!…andate a trivellare a parigi!!!

buona notte!!!

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come viene quantificato il petrolio estratto in val d’agri

l’estratto giornaliero di greggio in val d’agri viene determinato sulla base dell’incremento del livello dei serbatoi di stoccaggio del centro olii dalle ore 00.00 alle ore 24.00 di ogni giorno…la differenza di livello nei serbatoi di stoccaggio, misurata secondo le norme a.s.t.m. (american society for testing materials), avvalendosi delle tabelle di taratura certificate da u.t.f. (ufficio tecnico di finanza) dei singoli serbatoi, determina il volume prodotto standardizzato a 15 gradi centigradi prima della spedizione

la produzione giornaliera accertata viene inserita nel sistema informatico aziendale e.n.i. divisione e&p con sede a milano (metanopoli) preposto all’acquisizione dati dei singoli siti produttivi e ritrasmesso poi all’u.n.m.i.g. entro il 30 giugno di ogni anno…dopo il 30 giugno tali dati vengono trasmessi alla regione basilicata

come si evince facilmente nessun controllo reale è effettuato da funzionari di un ufficio della regione basilicata preposto alle quantificazioni dell’estratto, essendo queste fiduciariamente assegnate all’e.n.i. ed all’u.n.m.i.g.

addirittura dopo ben tre richieste effettuate dalla commisione di inchiesta sulle estrazioni in val d’agri del consiglio regionale di basilicata alle date 10/07/2003, 03/09/2003 e 10/10/2003 di quantificare gli estratti e le relative royalties, l’u.n.m.i.g. risponde con una nota dell’08/10/2003 alla nota del 10/07 aquisita il 17/10 (???ma come, rispondono quindi dopo tre mesi???)

nella nota in cui si afferma: “non è dato conoscere nè le tematiche che codesta commissione è chiamata a svolgere, nè le finalità del relativo lavoro in relazione alle motivazioni che lo hanno ingenerato, pur postulando la legittimità a richiedere acquisizioni conoscitive ad uffici dello stato, là dove è sancita espressamente dallo statuto regionale e dai regolamenti interni vigenti.“…caspita, meno male che il nome della commissione spiegava più che bene l’oggetto e la ratio pubblica della stessa!!!

la nota continua: “ad ogni buon fine, anche in adempimento alle direttive impartite dal superiore ministero delle attività produttive – (oggi ministero dello sviluppo economico) – dalla cui direzione generale dell’energia e delle risorse minerarie dipende questo ufficio e compatibilmente con l’obbligo dell’osservanza del segreto d’ufficio, delle norme poste a tutela della privacy e di quelle in materia di guarentigie, si comunica….” ed alla fine non si comunica null’altro che nebbia fitta su tutta la faccenda, ma il testo integrale avremo il piacere di pubblicarlo presto in un formato direttamente scaricabile da tutti…

mettete in relazione tutto questo con quanto descritto nell’articolo “l’interesse pubblico… ” e ne ricaverete un ulteriore quadretto idilliaco di come, perchè ed a chi stia tanto a cuore che un accordo bestialmente negativo per la regione basilicata, ed ovviamente per tutti i lucani, continui ad andare avanti nel silenzio che in tutti questi anni è calato sulla vicenda come un sudario, un sudario forse rialzato anche dall’attività frenetica ed incessante di questo comitato…il comitato no oil potenza

in ogni caso de filippo, santochirico e gli altri soci della giunta perchè affermano con tanta sicurezza blandente che i rubinetti dell’estratto sono saldamente in mano alla regione, quando tutto ciò non è assolutamente vero?

…io dico e ripeto che questi signori devono dimettersi, che l’accordo va rivisto e rinegoziato, se non rescisso per inadempienza dell’e.n.i., che una moratoria regionale sulle estrazioni è ormai necessaria per la stessa democrazia

…io dico inoltre che se tutti quei signori e signore (tutti quei signori e signore!!!) che ora vogliono andare in parlamento a rappresentare la basilicata, non assumono chiari impegni in tal senso, ho paura che se ne resteranno miseramente a casa o che dovranno rappresentare una basilicata che di fatto non c’è più 

miko somma

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l’interesse nazionale ed il sistema mattei

abbiamo visto nell’articolo precedente una breve cronistoria degli accordi sulle estrazioni di idrocarburi in val d’agri…un passaggio è fondamentale per la comprensione del tutto ed esattamente quando l’ex presidente della regione basilicata, dinardo, parla di “un interesse nazionale che aveva un costo per la popolazione lucana”…che le estrazioni abbiano un costo pesante per la popolazione lucana è cosa ormai ovvia…ma cos’è l’interesse nazionale per ciò che attiene agli idrocarburi estratti in basilicata?

anche qui una visione critica della storia può aiutare a capire quali siano state le pressioni operate sulla basilicata e sulle sue classi politiche affinchè queste dessero il proprio assenso alle trivellazioni in val d’agri…ma andiamo con ordine e cominciamo da una brevissima disamina storico-energetica…

alla fine del secondo conflitto mondiale, l’italia, uscita dalla guerra in macerie, aveva urgente bisogno di energia primaria per sostenere il processo di ricostruzione del paese, una ricostruzione pressochè completa delle infrastrutture, degli apparati produttivi, delle città distrutte dai bombardamenti, ma anche di ciò che oggi chiamaremmo know-how, il complesso di saperi tecnici che da un’economia di guerra doveva portare ad una economia di pace attraverso la riconversione materiale e culturale di una intera nazione…il piano marshall, con le sue finalizzazioni esclusive all’acquisto di beni materiali che ovviamente l’italia non era in grado di produrre, era un sostegno diretto all’economia statunitense, messa anch’essa a dura prova dalla necessità di riconvertirsi alla pace, che di certo non forniva alcun sussidio energetico al nostro paese…

l’italia, che fino ad allora produceva dall’idroelettrico la quasi totalità dell’energia che le occorreva, ora doveva fare i conti con la totale distruzione dell’apparato produttivo e con la necessità di riavviare in tempi rapidissimi i suoi processi economico-produttivi…tralasciando argomenti pur fondamentali per la comprensione delle scelte politiche che ispirarono certi modelli rispetto ad altri, concentriamoci sull’energia occorrente alla ricostruzione del paese…questa doveva essere abbondante, doveva affluire senza interruzioni e doveva soprattutto essere relativamente poco costosa…l’idroelettrico non sarebbe bastato nell’immediato ad un modello di sviluppo incentrato sull’industrializzazione rapida del paese e quello stesso modello andava sostenuto con manovre organiche di ampia portata economica (reperire capitali per gli investimenti di una politica di opere pubbliche a sostegno del reddito di base), politica (governi filo-americani che assicurassero continuità strategica alla scelta occidentale), sociale (ricostituzione delle classi sociali ed operaizzazione di massa), urbanistiche (modello della città operaia del nord-italia ed emigrazione soprattutto dal meridione), educative (scuole tecniche ed università), culturali (superamento delle logiche di auto-sufficienza di un sistema basato sino ad allora principalmente sull’agricoltura)…

si scelse il petrolio come fonte di approvvigionamento energetico a buon mercato…i paesi produttori erano ancora sotto il diretto controllo coloniale di regno unito e francia, a loro volta pesantemente condizionate dagli stati uniti…si scelse il petrolio per necessità energetiche oggettive, ma anche per le necessità di un quadro strategico che comportava per l’italia  l’impossibilità ad affrancarsi anche energeticamente dalle conseguenze materiali e morali della sconfitta, dipendendo nei fatti la politica energetica italiana completamente dai paesi vincitori…

ma fu anche per diminuire questa dipendenza strategica, che alla lunga avrebbe condizionato lo sviluppo di un paese che dopo gli anni del primo dopo-guerra era ormai in piena ricostruzione e che avrebbe finito per minare l’autodeterminazione stessa del modello politico e di sviluppo economico italiano (per altro già pesantemente orientato dall’anti-comunismo viscerale della guerra fredda), che alla direzione dell’eni fu mandato enrico mattei (ma di lui e della sua politica parlerò in un altro articolo)

il modello di contrattazione di enrico mattei era estremamente spregiudicato ed aggressivo, basato sullo stabilire delle relazioni dirette tra l’eni ed i paesi produttori di idrocarburi che fossero abbastanza vantaggiose per questi rispetto ai modelli contrattuali consueti con le compagnie anglo-americane (il cosiddetto fifty-fifty sul valore dell’estratto nasce proprio con mattei)…questa politica avrebbe consentito all’italia forniture di greggio più stabili, in una cornice di sostanziale indipendenza degli approvvigionamenti energetici del paese ed un ritorno sulla scena strategica internazionale…ma tale politica metteva in seria difficoltà le multinazionali del settore (le cosiddette sette sorelle), a loro volte strettamente connesse ai rispettivi governi, tanto che…ma questa è un’altra storia!…

l’interesse nazionale agli idrocarburi nasce in quell’epoca (a cavallo tra anni ’50 e ’60) con l’eni totalmente in mano pubblica e con enrico mattei che nei fatti determinava sia la politica estera italiana, attraverso relazioni che scavalcavano la stessa politica, che quella interna, con accorte manovre di finanziamento trasversale ai partiti ed ai media (attività che l’eni ha comunque continuato a seguire fino ad oggi) …ma l’eni riusciva anche a formare direttamente opinioni (“il giorno”, storica testata giornalistica, era di proprietà dell’eni e questa, essendo parte con l’iri e l’efim della politica economica dello stato italiano, stabiliva facili relazioni con tutte le attività di questi enti, dall’alitalia alla rai, al sistema delle acciaierie o dei cementifici, dai cantieri navali alle banche ), riuscendo con queste sinergie a determinare una politica degli investimenti al sud, strettamente connessa ad un modello di sviluppo delle fonti locali di idrocarburi (è il caso della val basento) ed alla ricezione, trasformazione e reinvio del greggio dai terminali naturali verso il sud del bacino del mediterraneo (priolo, augusta, brindisi, crotone, etc.) ai luoghi reali della produzione, il triangolo industriale milano-genova-torino…il petrolio importato alimentava infatti la quasi totalità delle necessità energetiche del paese, tanto in termini di energia elettrica (da non dimenticare la nazionalizzazione del mercato dell’energia elettrica attraverso la nascita di enel), tanto in termini di carburanti per autotrazione (in un paese che scegliendo la mobilità su strada, sceglieva di fatto un modello basato sulla fiat e sulle costruzioni di grandi infrastrutture viarie)…il petrolio era dunque un interesse nazionale!!!

mattei era ingombrante e pericoloso non solo per le compagnie anglo-americane, ma anche per molti operatori italiani interessati ad un business dalle potenzialità economiche immense, fino a quando il quadro politico e le sue scelte energetiche non fossero mutate…un interesse tale da doversi strutturare, dopo la morte di mattei, in un potentissimo comparto lobbystico che prevedeva ora più attori e che continuava ad influenzare le scelta energetiche e non solo del paese, ribadendone in ogni istante la dipendenza dagli idrocarburi e soprattutto dai loro fornitori

dipendenza ovviamente esasperata dal crack petrolifero degli anni ’70, una dipendenza che andava capitalizzata anche impedendo ogni ricerca sulle fonti rinnovabili fino a screditarle come utopie anti-economiche, una dipendenza da mettere la lobby in condizione di impedire ogni seria politica di risparmio, una dipendenza che tutto sommato andava bene anche allo stato, che dai prodotti petroliferi e dall’impossibilità ad ogni alternativa ricavava enormi profitti, sotto forma di accise…un sistema ben congegnato, dunque, e riassumibile in solo passaggio: la capacità indiscussa ed indiscutibile della lobby di influire sulle scelte di strutturazione del sistema energetico, che dovendo rimanere essenzialmente basato sugli idrocarburi nell’ottica di una rendita garantita ai petrolieri, si interfacciava direttamente e strutturalmente sia alla politica che alle amministrazioni, con l’aiuto di ben congegnati sistemi di corruttele, di finanziamenti a vario titolo, di clientele, di orientamento delle opinioni…il sistema mattei, appunto, ma dove il concetto di interesse nazionale, pure alla base delle sue strategie, era svanito nell’interesse diretto delle compagnie petrolifere e del comparto politico-finanziario a queste collegate…un sistema pervasivo che prevede l’organicità agli interessi delle compagnie di politici, burocrati, giornalisti, ricercatori, etc…un sistema in grado di esercitare contemporaneamente, a più livelli e con caratteristiche perfettamente modulate agli scopi finali delle compagnie, pressioni politiche tali da non essere sostenibili od opponibili… 

volete un esempio attuale di questa capacità pervasiva?…i cip 6 erano delle percentuali maggiorate del 6% delle bollette enel degli italiani che dovevano andare al finanziamento delle energie rinnovabili, ma che per quindici anni (dal 1992), sulla base di una piccola ed apparentemente insignificante aggiunta della parola assimilabili alle parole fonti rinnovabili, sono stati sistematicamente dirottati verso la costruzione della filiera della termodistruzione dei rifiuti solidi urbani e verso la stessa industria petrolifera (attraverso il finanziamento della cogenerazione in impianti termoelettrici alimentati ad oili combustibili ed il finanziamento delle fonti fossili estratte da giacimenti isolati, quelli italiani in modo particolare)…o potremmo continuare con il regalo di 800 milioni di euro che il c.i.p.e. ha elargito alle attività di ricerca e sviluppo della produzione nazionale di idrocarburi poche settimane fa…il quadro comincia a delinearsi con evidenza!!!…

estrarre in italia conviene per via delle bassissime royalties (7% come da decreto legge citato nel precedente articolo) da corrispondere alle realtà locali ed è proprio a questo punto che diviene evidente quanto il concetto di interesse nazionale sia corrotto alla base da interessi di corporazione che nulla hanno a che fare con il concetto reale di interesse nazionale, che prima di tutto dovrebbe essere un interesse a favore della collettività…se le compagnie risparmiano royalties, lucrando sulla differenza tra quelle corrisposte in italia e quelle da corrispondere all’estero, pur a fronte di un maggiore costo delle stesse estrazioni, con l’avvallo puntuale del ministero dello sviluppo economico (notare come il nome del ministro bersani ritorni sempre), dell’u.n.m.i.g., del c.i.p.e. che ad ogni effetto sono addentellati politici funzionali alle compagnie petrolifere, se lo stato incassa accise che incasserebbe comunque anche a fronte di importazioni, se le condizioni generali di utilizzo dell’energia devono comunque sottostare ai cartelli dei prezzi (alla faccia della libertà di mercato e della concorrenza!!!), quindi in sostanza se per i cittadini nulla cambia se l’estrazione di petrolio avvenga in italia o all’estero, dovremmo concludere che l’interesse nazionale sia incentrato sulla quota di royalties devoluta alle realtà locali?…no, evidentemente!!!…no, soprattutto alla luce della fuoriuscita della basilicata dalle aree dell’obiettivo 1, anche a causa delle royalties percepite…no, evidentemente, alla luce di infrastrutturazioni comunque sempre a carico della collettività, no perchè le estrazioni non portano alla creazione stabile di posti di lavoro, no, per i disagi ambientali, economici, vocazionali, culturali, democratici che abbiamo visto il petrolio portarsi dietro come un parassita simbiotico da attaccare all’ospite, disagi la cui risoluzione rimane comunque sempre a carico della collettività…

l’interesse nazionale alla ricerca di idrocarburi in italia, ed in basilicata in modo particolare, è un interesse di corporazione spacciato come interesse collettivo, con la complicità interessata di classi politiche nazionali e locali organiche al sistema delle compagnie ed operanti con il concorso di mezzi di informazione e di una ricerca orientata dai finanziamenti, alla creazione di un clima di consenso generale da ottenersi a più livelli, dalle pratiche della gestione clientelare delle royalties alle lusinghe ed alle blandizie dello sviluppo

credo che alla luce di queste considerazioni sia facilmente intuibile quali e quante siano state le pressioni sulla politica lucana affinchè si giungesse ad un accordo con l’eni estremamente svantaggioso per la basilicata, a riguardo delle estrazioni di idrocarburi in val d’agri…e se applicassimo le stesse considerazioni per gli accordi sulle estrazioni in val camastra, credete che le conclusioni sarebbero tanto diverse?…e nel resto della regione, da monte grosso ad ognuno degli altri permessi od istanze di ricerca e coltivazione che siamo certi trasformarsi presto in permessi effettivi?…credo che noi lucani dobbiamo pretendere qualcosa di diverso per noi stessi e per questa terra, per questa colonia che non ne può più di essere tale…pretendiamo rispetto e democrazia reale, pretendiamo auto-determinazione nelle scelte del territorio…pretendiamo una nuova classe politica che sappiamo però non essere assolutamente rappresentata dai candidati e dai partiti attuali…pretendiamo il diritto ad affrancarci da logiche di occupazione che il far parte di un paese democratico neppure dovrebbe contemplare…pretendiamo molto e subito!!!…e lo otterremo!!!

miko somma

      

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i protocolli d’intesa, quello d’intenti del 1998, i suoi punti

facciamo un po’ di storia per capire meglio il presente…la negoziazione degli accordi petroliferi in val d’agri è stata sottoposta alla disciplina nazionale della programmazione negoziata stabilita con delibera c.i.p.e. (comitato interministeriale di programmazione economica) del 21 marzo 1997 che stabiliva come criteri negoziali una intesa istituzionale di programma tra stato e regione ed un accordo di programma quadro… si era d’altronde gìà stabilito come prioritario l’interesse nazionale all’estrazione di idrocarburi in basilicata…erano intanto già iniziate delle polemiche

un primo passo fu la stesura di una bozza di documento dell’accordo di programma elaborato alla commissione ambiente della camera dei deputati (in cui si faceva esplicito riferimento al parco della val d’agri istituito con la l. 394 del 6 dicembre 1991 e si chiedeva di escludere le aree del parco dalle zone interessate alle estrazioni, chiedendo altresì di limitare le stesse con delle precise prescrizioni), seguito da un’incontro tra il presidente del consiglio romano prodi ed il presidente della giunta regionale angelo raffaele dinardo che portò ad una bozza di protocollo ufficiale…posteriormente a questo incontro, l’allora ministro dell’ambiente edo ronchi elaborerà ed invierà una nuova bozza che chiedeva maggiori risorse per le compensazioni ambientali…la trattativa prosegue, inasprendosi nel 1998 a causa del mancato accordo tra le parti per il raggiungimento di una intesa tra regione basilicata ed eni, più enterprise oil, fino ad arrivare alle minacce dell’eni di fermare ogni attività, minacce concretizzatesi il 15 aprile con la conferma del blocco dei lavori, già del resto avviati pur senza il raggiungimento di alcun accordo…la delibera di giunta del 28 aprile 1998 che sospende tutte le determinazioni di competenza regionale in attesa degli eventi, ne è una conferma

il 29 aprile un gruppo di parlamentari lucani si incontra con romano prodi per discutere dell’accordo…incontro che sblocca la situazione, ottenendo però ben poco, oltre alle promesse ed alla “garanzia” del governo nazionale (la composizione del gruppo di parlamentari ci è nota, ma vorremmo fossero altri a rivelarla all’opinione pubblica)…il giorno dopo l’amministratore delegato dell’eni franco bernabè è sentito in audizione alla commissione industria della camera, mentre i ministri dell’ambiente edo ronchi e dell’industria pierluigi bersani si riunivano con di nardo ed altri assessori lucani…l’accordo non venne comunque trovato ed il 28 maggio fu deciso dalla commissione una indagine conoscitiva che partì il 16 giugno…nel frattempo proseguivano “trattative riservate”

ma il 18 giugno in un incontro tra prodi, bersani, costa e marciota per il governo nazionale e dinardo per la regione basilicata si giudica favorevolmente l’accordo di intesa tra eni (anche per conto di enterprise oil) e regione basilicata, firmato il 13 giugno che garantiva maggiori fondi per opere strutturali e di compensazione di cui si chiedeva allo stato la realizzazione in nome di “un interesse nazionale che aveva un costo per la popolazione lucana”, come dinardo aveva dichiarato in commissione bilancio della camera…in altri termini un accordo tra eni e regione prevedeva opere che però doveva essere lo stato a realizzare in quanto garante

il 7 ottobre 1998, una data che con la seguente purtroppo dovremo ricordare a lungo, il presidente del consiglio romano prodi e il presidente della giunta regionale di basilicata angelo raffaele dinardo firmano il protocollo d’intesa ed il 19 novembre l’eni con il suo amministratore bernabè, anche per conto dell’enterprise oil, e dinardo per la regioe basilicata firmano il protocollo d’intenti…da sottolineare come il mandato a dinardo fosse stato votato a maggioranza da ulivo e rifondazione comunista, contrari verdi e polo delle libertà (e mi chiedo come si voterebbe oggi!)

nel protocollo d’intenti ci sono 12 accordi di cui diamo elenco e stato attuativo al 2005:

  1. compensazione ambientale, progettata e realizzata in parte, ma con sementi ed essenze non reperite in loco
  2. sviluppo sostenibile, intesa non attuata (vige la clausola sospensiva)
  3. monitoraggio ambientale, intesa non attuata (vige la calusola sospensiva)
  4. gestione del sistema di monitoraggio ambientale, colloqui per il progetto esecutivo (vige la calusola sospensiva)
  5. metanizzazione regionale, non ancora completata
  6. anticipazione delle royalties, intesa non attuata (vige la cluasola sospensiva, sull’argomento vedi riferimento al prestito della regione con la b.e.i. trattato in un articolo precedente)
  7. osservatorio ambientale, intesa non attuata (vige la clausola sospensiva)
  8. società energetica regionale, intesa non attuata (vige la clausola sospensiva)
  9. istituzione fondazione mattei, intesa non attuata per dissensi tra i comuni
  10. borse di studio, i fondi versati dall’eni non risultano ancora utilizzati
  11. agenzia regionale per lo sviluppo, intesa non attuata (vige la clausola sospensiva)
  12. gestione della sicurezza, intesa non raggiunta (vige la clausola sospensiva)

il protocollo ha durata di 20 anni

al protocollo di intenti e ad a quasi ognuno dei suoi punti non sono mai seguiti accordi con piena validità contrattuale, tanto che giocando sulla definizione di “procedimento amministrativo di competenza regionale”  e su presunte lungaggini dei procedimenti stessi (non sempre attribuibili alla regione, ma alcune volte alla stessa eni che non ottemperava ai tempi ed alle prescrizioni v.i.a. stabiliti dalla regione con la l.r. 47/98) e connettendolo al raggiungimento del “piano di sviluppo industriale del giacimento trend 1 – val d’agri” che prevedeva 104.000 barili al giorno di produzione, contenuto nell’art. 6 del protocollo, l’eni ha fatto valere la clausola sospensiva degli accordi stessi, di fatto disattendendoli del tutto o quasi 

stabilito poi che le royalties percepite dalla regione basilicata sulle estrazioni di greggio non sono assolutamente frutto di una trattativa tra regione, eni e stato nazionale, come asserisce il presidente de filippo in una delle sue esternazioni dopo il servizio della trasmissione “anno zero”, ma bensì discendono direttamente da una legge nazionale il d.l. n. 625 del 25/11/1996 che all’art. 19 stabilisce l’aliquota derivante dalla coltivazione di idrocarburi in favore dello stato al 7%, addirittura riducendola dal precedente 9% come era stabilito dalla l. 549 del 28/12/1995, e la cui destinazione viene fissata in 30% allo stato, 55% alle regioni, 15% ai comuni…all’20 comma 1-bis viene stabilita la destinazione della quota percentuale dovuta allo stato in favore delle regioni rientranti nell’area dell’obiettivo 1 comunitario…nessuna contrattazione quindi, sig. de filippo, ma la legge dello stato…l’unica forma di contrattazione è contenuta nell’intesa tra stato e regione basilicata a riguardo degli impegni del governo per la costruzione di infrastrutture tra l’altro ancora non realizzate o completate (tito-brienza, statale fondovalle del sauro, metanizzazione, aviosuperficie di grumento, programma industriale della val basento) in nome di un già citato “costo per la popolaziona lucane dell’interesse nazionale”

stante quindi la dimostrata bassa convenienza dell’accordo con l’eni, a cui invece solo poche settimane fa deputati e senatori della ormai trascorsa maggioranza (tranne 3 di loro) plaudevano in virtù dell’afflusso di denaro alle casse regionali derivante dall’aumento del costo del barile di petrolio (abbiamo già risposto a questa blandizie da terzo mondo mediatico con l’articolo “vergognatevi”), chiediamo nei tempi più rapidi al presidente de filippo ed alla sua giunta di dare in audizione pubblica e con l’ausilio dei mezzi di comunicazione di massa tutte quelle precise, puntuali ed organiche risposte pubbliche allo stato odierno attuativo di questi 12 punti, desunti dal rapporto della commisione consiliare sulle attività petrolifere in val d’agri e di tutte le altre rilevanze che riguardano le estrazioni o le ricerche di idrocarburi in basilicata…le chiediamo ciò senza alcuna acrimonia e solo al fine di poter chiarire in modo sincero alla ormai preoccupata popolazione lucana quanto accade in tema di estrazioni di idrocarburi nella nostra terra ed in modo particolare nella valle dell’agri…noi abbiamo le nostre risposte, aspettiamo le sue…miko somma, portavoce del comitato no oil potenza

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sarà un caso ma….la strada giusta al momento giusto….

A seguire la news, con le relative immagini, tratte dal sito della Comunità Montana Alto Basento, relativa alla inaugurazione dell’asse viario Croce  dello Scrivano – Foresta Grancia che, a quanto si legge, dovrebbe servire a “sviluppare le risorse turistiche e ambientali ” della zona. Ovviamente se è così non potremmo che accogliere positivamente l’operato della Comunità Montana. Ciò che appare strano è che l’inaugurazione dell’asse viario coincida perfettamente nei tempi con la prevista  attività di inizio dello scavo del pozzo di Monte Grosso  2, l’asse viario infatti arriva direttamente da Croce dello Scrivano al pozzo di Monte Grosso e prosegue collegando  questo, attraverso il parco della Grancia, alla Basentana. Ricordiamo che dall’ incrocio di Rifreddo passano quotidianamente le autobotti che trasportano il greggio estratto dalla Camastra e che proseguono per Potenza creando situazoni di pericolo come dimostra l’ incidente avvenuto alcuni giorni fa.  Nella sostanza questa nuova strada appare perfettamente funzionale alle esigenze dei petrolieri, collegando l’area del cosiddetto Trend 2 a quella che, come annunciato dalla Medoil nella recenta conferenza stampa, è destinata a diventare quella del terzo polo petrolifero della nostra regione. La Comunità Montana Alto Basento, ente ritenuto universalmente inutile come tutte le Comunità Montane, ma che in questa occasione dimostra una solerzia e una tempestività inaspettate, dà all’ asse viario la definizione di “varco rurale”, non vorremmo e credo che ciò si possa chiedere al Presidente della stessa Comunità Gerardo Ferretti, ed a tutte le autorita competenti che ci trovassimo di fronte ad un “varco petrolifero”.

Nicola  Magnella

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IL GIORNO 12 MARZO 2008 INAUGURAZIONE ASSE VIARIO CROCE DELLO SCRIVANO FORESTA GRANCIA

IL GIORNO 12 MARZO 2008 INAUGURAZIONE ASSE VIARIO CROCE DELLO SCRIVANO FORESTA GRANCIA Il giorno 12 marzo 2008 sarà inaugurato ed aperto al transito l’asse viario Croce dello Scrivano – Foresta Grancia – Caterina, congiungente il Km 13.500 della S.S. 92, dell’area di insistenza del Parco della Grancia, all’altezza dello svincolo Grancia dalla S.S. 407 Basentana ,realizzato dalla Comunità Montana Alto Basento e finanziata dalla Regione Basilicata con i fondi del patto Territoriale per lo sviluppo rurale promosso dall’Amministrazione della Provincia di Potenza, nel Piano di Sviluppo del mezzogiorno e del POR Basilicata per il nuovo quadro di sostegno 2000 – 2006 sul tema dello “Sviluppo Locale”. Detta arteria assume particolare rilevanza per la valorizzazione delle risorse turistiche e ambientali del comprensorio Grancia Rifreddo – Sellata.

 
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stanco me ne vò a letto

vi chiedo scusa ma per stanchezza non sono proprio in grado di scrivere stasera…a domani, con le severe critiche alle balle di de filippo sul tema petrolio ed altre cosucce che avrò il piacere di scrivere…la politica è in panne, ma noi non stiamo nei nostri panni per la voglia di cambiare quello che non va…una notte serena a tutti 

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riunione del comitato no oil potenza

domani (oppure oggi, dipende…) martedì 11 marzo 2008 alle ore 18.00 presso la sede wwf di potenza in scalinata IV novembre riunione del comitato no oil potenza…all’ordine del giorno: 1) occupazione violenta degli uffici regionali con diverse fucilazione all’alba del giorno seguente…2) instaurazione del nuovo dis-ordine mondiale…3) maxi-colletta per l’acquisto di una rolls-royce per il comitato…4) varie ed eventuali…5) nomina nuovo portavoce…6) proposta di adesione del comitato al partito dei disoccupati nepalesi…7) verifica del numero legale…8) invio di rappresentanti al prossimo s. remo (basta con la stessa musica!)…9) ricevimento delle credenziali dei nuovi ambasciatori del paraguay e della santa sede…10) richiesta del comitato no oil potenza di trivellare in p.zza m. pagano per la ricerca di idro-carburi…programma intenso, non mancate!!!

…suvvia un po’ di humour…gente allegra…

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o bei o bei, o la cronaca di un prestito molto speciale

uso questo titolo, che certo fa pensare più alle bancarelle intorno a s. ambrogio a milano nei giorni dell’omonima festa religiosa che all’affaire petrolio in basilicata, per una pura assonanza con il nome di un istituto bancario europeo…ma che c’entra? – direte voi…c’entra, c’entra e tutto centra pure il cuore di una problematica…quella della democrazia mancata o della democrazia negata…ma andiamo con ordine e necessariamente per sommi capi…

sulla base dell’accordo eni-regione basilicata del 1998 le prime anticipazioni sulle royalties del petrolio estratto in val d’agri potevano partire, su richiesta della regione basilicata, dal superamento di una franchigia di estratto pari a 40.000 barili al giorno (che poi è un altro regalo che la lobby dei petrolieri riesce a farsi fare ovunque)…

l’allora presidente della giunta regionale di basilicata, filippo bubbico – lo ricorderete molto di più come il cavalca-tigre di scanzano, ma su questo argomento ci ritorneremo in un altro momento – pressato dai sindaci dei comuni della valle che giustamente richiedevano il pagamento di quanto toccava loro (esattamente l’1,5%) su quel famoso e misero 7% del valore dell’estratto, cioè le royalties percepite dalla regione, richiede dunque all’eni l’anticipazione del pagamento delle stesse, come da accordo sottoscritto…

bene, furbescamente l’eni dichiara che quella quota di 40.000 barili al giorno oltre la cui soglia scattava l’anticipazione dei pagamenti delle royalties non era stata ancora raggiunta, anzi senza il raggiungimento della soglia dei 104.000 barili al giorno, che era l’ammontare poi del suo piano industriale, diveniva difficile quantificare l’ammontare stesso delle royalties e quindi l’anticipazione delle stesse (che era invece già stato sottoscritto nel 1998 come possibile fino alla concorrenza di 200 miliardi di lire dell’epoca)…diamine!…e se lo diceva l’eni, questa grande compagnia internazionale, come opporgli a proprio favore un argomento valido?…dopotutto il contatore dell’estratto lo aveva (e lo ha tuttora!) proprio l’eni e si sa che ubi maior, minor cessat…filippo bubbico non poteva proprio costringere l’eni a pagare perchè non poteva asolutamente stabilire quanto l’eni effettivamente estraesse a quella data…che stranezza!…ma queste sono cose tutte lucane!…

i sindaci si infuriano (e la politica ne deve sempre tener conto in vista di elezioni) e pretendono comunque del denaro che gli era stato promesso e che non arrivando esponeva questi ultimi politicamente a critiche locali ed a problemucci di varia natura…filippo bubbico non sa più come fare…ma è ancora l’eni ad offrire una mano al nostro presidente…l’eni si offre allora di prestare denaro alla regione basilicata…cioè, in cambio del dovuto delle royalties, che l’eni si rifiutava di saldare invocando il non raggiungimento della famosa soglia di estratto e di cui solo lei poteva effettivamente stabilire l’entità (chi controlla il controllato è lui stesso!), l’ente nazionale idrocarburi (che ricordiamo essere una società per azioni, quindi a tutti gli effetti una società privata) si offre generosamente di prestare quel denaro alla regione, di fatto proponendosi come banca (senza neppure poterlo fare, poichè la legge lo vieta) , ma con un tasso di interesse molto maggiore di quello praticato dalle stesse banche…è davvero troppo!!!…

non si può fare, l’eni se ne accorge, bubbico se ne accorge, che si fa ora?…come avere del denaro per soddisfare delle richieste legittime?… se chi quel denaro non vuole dartelo per un tuo diritto, ma si offre invece di prestartelo come un favore, ma ad un prezzo tanto caro da non potere essere giustificato, continuando nel frattempo a trivellare la regione come nulla fosse, è una bella contraddizione…una contraddizione che bubbico neppure tenta di spiegare alla popolazione della basilicata, anzi non ne parla affatto, perchè arriva nel frattempo una soluzione…

ci pensa stesso l’eni a fare da intermediario con una banca molto speciale, la b.e.i. banca europea degli investimenti (di cui pare l’eni essere uno degli azionisti) perchè la regione basilicata ottenga subito un prestito, naturalmente oneroso, per avere quella famosa liquidità finanziaria che pure naturalmente dovrebbe toccargli di diritto…non contenta di aver prima negato l’anticipazione delle royalties, poi offerto un prestito (mi chiedo quanta attinenza ci sia con il triste fenomeno dei cravattari), l’eni infine fa da presentatore praticamente con se stessa per l’ottenimento di quei soldini…

che affare per la basilicata quello delle royalties, se per avere quanto gli spetta deve pure pagarci sopra gli interessi!!!…all’epoca siamo nel 2001 e quel prestito alla b.e.i. lo stiamo ancora pagando oggi che siamo nel 2008…

poi arriva de filippo e tratta lui l’affare petrolio in val camastra con la total, *di cui l’inserto di un giornale nazionale dice esistano patti in base ai quali “il gas estratto viene ceduto alla regione basilicata e questa si impegna a non rendere pubblici i dati sulle estrazioni”…e le cose si fanno sempre più strane…

dopotutto queste e molte altre sono cose contenute esplicitamente nella relazione della commissione speciale di inchiesta del consiglio regionale di basilicata riguardante le estrazioni in val d’agri e val camastra, relazione conclusa e consegnata nel 2005 e mai dibattuta…avremo modo di raccontare molto anche su questa relazione…

come vedete, tante sono le stranezze e le inconguenze che riguardano le estrazioni di idrocarburi in basilicata, stranezze (chiamiamole pure così!) che il comitato no oil potenza denuncia quasi quotidianamente…a proposito de filippo nel servizio di anno zero dice chiaramente che il contatore delle estrazioni è nelle mani dell’eni e di un ufficio dell’unmig che non mi pare stia a via anzio…ma il suo assesore all’ambiente non aveva detto che il contatore dell’estratto (come pure i controlli ambientali) era saldamente nelle mani della regione?…ma perchè de filippo, bubbico e soci non raccontano tutto, ma proprio tutto quello che c’è dietro le trivellazioni, compresa l’umiliazione di questa terra?…ma se questo affare del petrolio è così poco conveniente in tutti i sensi per la nostra regione, perchè qualcuno continua a spingerlo come strategico?…io sono molto, ma molto arrabbiato…miko

p.s. ovviamente per esigenze di brevità ho cercato di fare sintesi estrema, ma sono a disposizione di chiunque necessiti di maggiori chiarimenti…in ogni caso la relazione della commissione è un atto pubblico, richiedibile da ogni cittadino!!!

* ovviamente questa considerazione è tratta da una lettura dell’articolo che è posteriore alla relazione stessa  

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invito all’ascolto

nell’attesa del domani vi invito all’ascolto di un evergreen della mia infanzia…chissà magari ci porta bene…perchè è il popolo lucano che deve vincere la battaglia contro il petrolio e non solo una parte di esso…tutto il popolo lucano!!!…a più tardi con un nuovo articolo…per la gioia anche dei siti istituzionali, delle compagnie petrolifere e di qualcun altro che visita questo sito con assiduità…ma cosa credete di trovarci?…ci troverete solo rabbia, passione ed intelligenza…miko

 el-pueblo.mp3

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ora basta, presidente!!!

copincollo dal solito sito: 

PETROLIO: DE FILIPPO, DA ‘ANNO ZERO’ DESCRIZIONE IRREALE

07/03/2008 18.06.08
[Basilicata]
                                                                                                                         

(ANSA) – “Sulla Val d’Agri e sul petrolio in Basilicata risponderemo con i fatti e con nuovi programmi”: lo ha detto il Presidente della Giunta regionale lucana, Vito Filippo, oggi, a Potenza, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedevano un commento sulla trasmissione “Anno zero”, che ieri ha mandato in onda un servizio sulla vicenda, durante il quale è intervenuto telefonicamente lo stesso De Filippo.
“‘Anno zero’ – ha proseguito – non è quasi mai attendibile, e quella sulla Val d’Agri e sull’estrazione del greggio è stata una descrizione irreale, anche per il modo in cui è stato impaginato il servizio. Voglio prima di tutto ricordare che il sette per cento dei diritti di sfruttamento sul petrolio destinati alla Basilicata è frutto del lavoro e dello sforzo della Regione durante le trattative”.
Il governatore lucano, inoltre, ha giudicato “macroscopiche le osservazioni degli ospiti e del conduttore della trasmissione, e ci hanno dato solo un minuto per replicare”. De Filippo ha poi concluso sottolineando che “la Regione sta monitorando il percorso in Val d’Agri e sta lavorando alla concertazione sulle varie iniziative”.
Successivamente, De Filippo ha voluto puntualizzare, riferendosi alla descrizione fatta da “Anno zero” della situazione in Val d’ Agri, che essa gli è apparsa “sproporzionata”, piuttosto che “irreale”. (ANSA).

 

                                                                                                                         

presidente de filippo, lei continua a difendere l’indifendibile e mena il can per l’aia, parlando di responsabilità che sono sempre altrove…noi constatiamo un solo dato…quello sviluppo e quel benessere promessi non solo non sono mai arrivati, ma da questa regione sfortunata si continua ad emigrare come si emigrava quaranta anni fa, per conquistarsi un tozzo di pane negato nella propria terra…lei blandisce l’opinione pubblica, lei usa a suo personale ed esclusivo piacimento l’informazione, lei si infastidisce della pur minima contestazione alla sua irreale – quella si! – visione di una lucania felix che esiste soltanto nei suoi tristi deliri di rappresentazione di ciò che non c’è e non ci sarà mai, lei si arrotola su spiegazioni filodrammatiche a ciò che non necessita affatto di essere spiegato, questo imbroglio collettivo, questa truffa legalizzata, questo crimine dal nome scomodo di petrolio in val d’agri…

presidente de filippo, lei dice di voler rispondere alle critiche con i fatti e con nuovi programmi…si fermi subito, prima di ridurre questa regione, che lei stesso ha definito “a vocazione energetica”, “una regione sexi che non si sa vendere”, ad una zuppiera degli appetiti delle multinazionali, ad un lupanare per affaristi senza scrupoli, ad una colonia ingrigita dal servaggio..noi sappiamo dove portano alcuni programmi senza la minima idea di partecipazione e programmazione, sappiamo pure dove porta quella imprenditoria “virtuosa” di cui lei declama spesso le lodi ed a cui lei felicemente pare interfacciarsi in una simbiosi irreversibile, sappiamo come si spendono le royalties, sappiamo che non possiamo più fidarci!!!

presidente de filippo, lei, la sua giunta, le giunte precedenti, gli accoliti del partito trasversale degli affari, avete precipitato questa regione nella disperazione di una realtà amara scoperta troppo tardi…ora basta, presidente, la smetta!!!

presidente de filippo, si dimetta!!!…con tutta la sua giunta e subito!!!   

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“povera val d’agri” – lettera aperta a michele santoro

tirare le conclusioni di quanto visto ieri ad “anno zero” non è facile e confesso risulta doloroso…da quelle interviste che dal servizio sembravano entrare direttamente nel cervello e devastarlo furiosamente, ne esce fuori un dramma…quello di una regione da cui si emigra ancora e dove trovare lavoro stabile è un miraggio, ma che è costretta suo malgrado a far da serbatoio petrolifero, tra danni ambientali e danni democratici, non all’interesse nazionale, come molti credono, ma all’interesse esclusivo delle compagnie petrolifere…un dramma regionale, certo inserito in un dramma nazionale di più ampia portata e riassumibile in una domanda “ma le scelte della politica rappresentano ancora i cittadini o questa – la politica-  è ormai talmente autoreferente ed integrata in un comparto di poteri forti da non voler vedere la macroscopicità dei disagi e l’insostenibilità di alcune scelte?

ma voglio provare a fare i conti con questo dramma a partire da una considerazione sul taglio giornalistico della trasmissione, un taglio netto che non consente mai di posizionarsi in una comoda “zona d’ombra” – e non parlo di quelle zone dove dimora una comoda ignavia pilatesca – ma parlo di un posto di osservazione al di sopra delle parti e da cui, con il favore della lontananza, osservare il dipanarsi delle cose e trovare una ragione per le cause e per gli effetti delle stesse…no, anno zero è cruda, vendicativa, ferocemente sarcastica, cattiva, mette il dito nelle piaghe, non è un salottino mediatico da cui sia facile uscire indenni…se samarcanda ci metteva a nudo, ma sembrava suggerire che da qualche parte pure avremmo trovato qualcosa di cui rivestirci, anno zero ci scarnifica definitivamente e non sembra suggerire soluzione alcuna…ed alla fine infatti perdono irrimediabilmente sempre tutti

ma questa volta insieme ai politici ha perso una terra, la valle dell’agri, quella splendida valle in cui vivo per una parte dell’anno e di cui non smetterò mai di cantare lodi della sua bellezza mozzafiato, piccola umbria selvaggia, tanto è forte la voglia dell’uomo di plasmarla ai suoi desideri e tanto è forte la sua capacità naturale di riprendersi tutto in una sola volta, magari con un semplice taglio di luci al tramonto stampato sulle sue montagne…non canto elegie di questa valle, la val d’agri, splendido lenzuolo di terra e cielo in una regione, la basilicata, che non ne ha bisogno alcuno di cantori…canta essa stessa!

la valle dell’agri è una delle maggiori fonti di bio-diversità dell’intero bacino del mediterraneo, in grado di farci passare in pochi chilometri dal mare e dalle spiagge sabbiose della costa ionica alle foreste sui crinali delle sue montagne dalla brulla superficie alpina intessuta di voli di rapaci, passando per il deserto calancoso di aliano e le colline arenarie di s.martino d’agri, tra una ricchezza floro-faunistica da preservare come un patrimonio per l’intera umanità…ricordiamolo pure che la valle dell’agri è finalmente un parco nazionale!!!…e lo è dopo un decennio di lotte con le compagnie petrolifere per la sua perimetrazione, tra quei ritardi e quelle dimenticanze che la ragione comune, se non le evidenze documentali, vuole causate più dal potere lobbystico delle stesse compagnie di ritardare ed influenzare che alle solite inefficienze burocratiche…la valle dell’agri, quella che, usciti dalla galleria castel di lepre a marsiconuovo, si apre come un miraggio alla vista di chi percorre la sua strada di accesso, è un meraviglioso esempio di come le attività umane potrebbero inserirsi nell’ambiente ritrovando un equilibrio virtuoso altrove negato dalla violenza di un certo sviluppo tutto attento ai dati economici e per nulla a quella sostenibilità che sola potrebbe assicurare, se praticata davvero e non solo declamata, la sopravvivenza stessa della specie 

la val d’agri è un parco perchè è una valle fantastica, da preservare con cure assidue come bene comune appartenente ad ogni comunità, e tuttavia deflorata violentemente da un incubo nero, come nero è il petrolio…nella valle c’è il petrolio e, come ovunque nel mondo, all’apparire del petrolio appare anche quella strana consorteria multiforme che subito stabilisce relazioni ed equilibri volti all’affermazione di una incontrovertibile ed ineludibile priorità economica e di potere, una priorità fatta di silenti infiltrazioni in ogni aspetto della società civile, dalle comunicazioni alle istituzioni, una priorità che vuole tutto sacrificabile all’estrazione del greggio – natura, uomini, cose, vocazioni, paesaggi, tradizioni, tutto annega nella totalitaria cupidigia senza fine di estrarre e continuare ad estrarre fino all’ultima goccia di quel maledetto liquido puzzolente, che se pur fa andare avanti con la sua energia l’intero mondo, lo dissangua di guerre e strategie antidemocratiche di controllo dei destini collettivi, lo inquina miserabilmente, gli impedisce ancora di poter trovare una soluzione altra alla sua necessità continua di bruciare risorse insostituibili per rincorrere uno sviluppo fatto di sola macroeconomia e flussi finanziari ed ormai non più di un benessere reale che l’esperienza insegna non fatto solo di cose materiali da produrre, consumare, buttare in un ciclo folle di consunzione del mondo, ma di un rapporto sereno ed equilibrato con l’ambiente, un rapporto di entropia in cui l’uomo ridiventi una parte di quel tutto che chiamiamo natura come se l’uomo stesso fosse altro da essa

questo è quanto è accaduto in val d’agri e quanto potrebbe accadere nel resto della regione basilicata…gli appetiti delle compagnie non si saziano mai e continuano ad attentare alla salute ed all’economia, alle vocazioni territoriali e culturali, a quel diritto di disporre del proprio territorio che appartiene alle popolazioni che lo abitano…l’intera regione rischia di finire nelle mani di questo mostro onnivoro che si chiama petrolio…basta!!!…io voglio rispetto per questa terra bellissima e tuttavia attentata dall’incubo degli idrocarburi, quell’incubo che da speranza di uno sviluppo mai conosciuto e spacciato come caramella per il silenzio-assenso delle popolazioni, blandite da certa politica e certi politici, si è trasformato nella certezza che, una volta andate via le compagnie, qui rimarranno solo i buchi che toccherà a noi stessi ricoprire, quell’incubo che, tenuto stretto nella notizia, pure sarebbe una realtà troppo amara da mandar giù, se non vi si aggiungesse anche la beffa di vederlo sbattuto in prima pagina a rappresentare tutto ciò che pure esiste, ma che non è solo quello, poichè la val d’agri non è fatta di solo petrolio, per fortuna, ma della ricchezza ancora incontaminata di una natura senza paragoni che il petrolio ha cominciato certo ad insozzare, ma che forse possiamo ancora salvare, recintando finalmente le attività dell’eni in una gabbia contenitiva fatta di leggi sane e di controlli veri e non di una mera loro parvenza formale di osservanza

sig. santoro l’unica colpa della valle dell’agri è di concorrere con il resto della regione basilicata a fare in modo che personaggi come il suo presidente e la giunta regionale tutta la sporchino ancora di più, sottraendole per giunta anche la dignità…il presidente de filippo bene avrebbe fatto a starsene in silenzio e non tentare difese d’ufficio non richieste e per di più ridicolmente deboli, tanto deboli da permettere ad un santone liberista come giulio tremonti, che scopriamo da qualche tempo convertitosi ad uno strano no global-pensiero di marca becero-leghista, di bacchettarlo e di ricordargli che la regione può fermare con le sue leggi le trivelle delle compagnie, se solo lo volesse…ne ha facoltà giuridica con gli strumenti ordinari delle valutazioni di impatto ambientale e delle valutazioni strategiche, e noi d’altronde non perdiamo occasione di ricordarlo…se l’aggressione delle multinazionali alla nostra regione, a tutta la nostra regione, non si ferma è perchè qualcuno non vuole fermarla, anzi, addirittura la incoraggia, spacciandola ancora una volta per un’occasione di sviluppo da sbandierare sotto forma di una tabella con delle cifre scritte sopra, a significare tutto ed il contrario di tutto…una balla pluriennale, quella dello sviluppo, su cui si sono costruite carriere politiche e piccoli imperi economici fatti di clientele e vassallaggi vari

il vero problema della val d’agri e della basilicata tutta, sig. santoro è la democrazia…quella che ancora non c’è!!!

noi abbiamo iniziato a costruirla partendo dalla denuncia…e non ci fermeremo!

presidente de filippo ed intera giunta regionale…dimettetevi!!!…subito!!!

miko somma, portavoce del comitato no oil potenza.

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fonti energetiche rinnovabili – settima parte

8.    biodiesel e bio-etanolo – trattiamo ora di due differenti, seppur simili per molti aspetti, biocarburanti, i bio-diesel ed il bio-etanolo, ottenuti rispettivamente dalla spremitura di piante da coltivazione oleoginose, quali soia, colza, girasole, e dalla fermentazione alcoolica di piante coltivate ricche di zuccheri, quali barbabietole, canna da zucchero, mais…tramite altri procedimenti è inoltre possibile ottenere da qualsiasi bio-massa il btl (bio-mass to liquid), un altro bio-diesel ottenuto da scarti di materiale organico…l’utilizzo, poi, di olii vegetali puri ( vegoils ) come carburanti è tuttora oggetto di dibattit, vista la loro possibilità di utilizzo solo in vecchi motori…la storia del bio-diesel e dell’etilene non inizia oggi, ma già nel 1853 con il primo processo si transesterificazione degli oli vegetali condotto da e. duffy e j. patrickin, molto prima dell’invenzione del motore che r. diesel mette in funzione 40 anni dopo, il 10 agosto 1893 in germania basandosi come combustibile sull’olio di arachidi (tuttavia non esterificato) e pronunciandosi da allora per motori basati sull’uso di bio-diesel…le scelte politiche dagli anni ’20  dello scorso secolo ai giorni nostri, come sappiamo, furono ben altre e si indirizzarono totalmente verso gli idrocarburi come fonte energetica primaria…il continuo aumento dei costi attuali dei combustibili fossili e l’incertezza strategica sulla continuità delle forniture, nonchè la necessità di limitare drasticamente le emissioni di gas-serra sono alla base del processo industriale che ha riportato in auge un carburante ecologico dimenticato per anni…

valutazioni ambientali e strategiche a parte, in ogni caso nessuno di questi bio-carburanti può prescindere da accorte valutazioni sull’e.r.o.e.i., il rapporto cioè tra energia prodotta ed energia impiegata per la stessa produzione, ma su questo argomento torneremo in seguito…

sono da notare alcuni aspetti legali connessi alla possibilità di utilizzo dei bio-carburanti…è infatti illegale in italia l’uso di oli vegetali (ma sembrano comunque eslusi dal divieto bio-etanolo e bio-diesel) senza corrispondere le relative accise sui carburanti sulla base del d.l. n. 504 del 26/10/1954 o testo unico in materia di accise statali…il problema di fondo consiste nell’obbligo del produttore e non dell’acquirente di versare le accise, comportando nei fatti l’impossibilità alla commercializzazione di un prodotto di cui il produttore non paghi regolarmente le accise e ciò a motivo di una tassazione basata sull’uso (carburanti) e non sulla composizione chimica del prodotto

i biocarburanti in genere si possono quindi suddividere in: 

  • bio-diesel, come già descritto ottenuto principalmente con un metodo chimico della transesterificazione metilica di piante oleoginose quali colza, soia, girasole…il bio-diesel si presenta come un liquido trasparente di color ambrato, con viscosità simile al comune gasolio…per la sua identificazione si ricorre alla sigla bd, partendo da bd 100 per il bio-diesel puro, mentre per le sue miscele si ricorre alla sigla più la percentuale di miscelazione con il bio-diesel stesso ( es. bd 40 significa una miscela di 40% di biodiesel puro e 60% di gasolio)…le specifiche standard per il bio-diesel sono fissate dalla norma iso 14214, la germania inoltre fa una specifica distinzione del bio-diesel: rme – esteri metilici dell’olio di colza;   pme – esteri metilici di soli oli vegetali; fme esteri metilici di grassi vegetali ed animali…tali importanti specifiche fissano inoltre dei criteri importanti per la produzione di bio-diesel, cioè completezza della reazione di combustione, rimozione del glicerolo, rimozione del catalizzatore, rimozione degli alcoli, assenza di acidi grassi liberi, caratteristiche queste verificate con gascromatografie, che danno al carburante standard di tossicità accettabili…tale carburante viene in seguito miscelato con gasolio in percentuali variabili a seconda dei motori (anche allo scopo di aumentarne la lubrificazione), anche se si auspica un suo utilizzo nella forma pura…il bio-diesel presenta alcune problematiche tecniche relative alla sua infiammabilità ed al suo punto di fusione più alto di quello del gasolio, che costringe ad un riscaldamento dei serbatoi di stoccaggio nei periodi freddi, ma è molto meno esplosivo di questo…inoltre il suo utilizzo riduce sensibilmente le emissioni di ossido di carbonio (co) del 50% e di biossido di carbonio o anidride carbonica (co2)  del 75% , riduce la presenza di idrocarburi aromatici quali il benzopirene fino al 70%, non emette diossido di zolfo (so2), riduce del 60% l’emissioni di polveri sottili (pm 10, tuttavia sembra inalterata l’emissione di particolati inferiori), ma aumenta le emissioni di ossidi di azoto, forse controllabili con una riprogettazione dei catalizzatori di scarico attuali…tra i biolipidi coltivati per produrre biodiesel troviamo: oli vegetali vergini quali olio di colza o soia, più comunemente usati, ma anche senape, olio di palma ed alcune varietà di alghe risultano promettenti, a seguire in subordine oli vegetali di scarto e grassi animali…le rese di produzione (in metri cubi per chilometro quadrato di coltivazione)  sono per la soia da 40 a 50, per la senape 120-130, colza 100-140, olio di palma 610, alghe 10.000-20000 (stime)
  •  bio-etanolo, come accennato il bio-etanolo ( o alcool etilico) è ottenuto dalla fermentazione di colture agricole ricche di zuccheri e carboidrati, quali barbabietola, canna da zucchero, mais, ma anche sorgo ed orzo, nonchè da frutta, patate, vinacce, etc…il bio-etanolo può essere utilizzato come componente diretto per benzine o per ottenere l’etbe (etil terbutil etere o etere etilbutilico), un derivato di tipo ottanico…il bio-etanolo può essere aggiunto alle normali benzine in miscele fino al 20-30% senza alcuna modifica dei motori attuali o usato puro in motori modificati (motori flex), come è nel caso del brasile, dove motivazioni di carattere strategico hanno portato al massiccio utilizzo proprio di questo tipo di carburante…analogamente al bio-diesel per l’identificazione del bio-etanolo si ricorre ad un sistema basato su una sigla, in questo caso be ed un numero che ne indica la percentuale di miscelazione rispetto al carburante tradizionale….i sottoprodotti della fermentazione in genere trovano un ulteriore utilizzo come mangimi o come ulteriori bio-masse…si stima che la produzione di bio-etanolo sia all’incirca il 30% rispetto ai quantitativi utilizzati di sostanza base, il che vale a dire che per ogni tonnellata di materiale da coltura si ricavano 300 kg di bio-etanolo…il bilancio energetico (e.r.o.i.) per il bioetanolo da mais nel rapporto energia ottenuta/energia di produzione è superiore ad 1, mentre un rapporto molto superiore, fino a 6-7, sembra indicato per il bio-etanolo da canna da zucchero (ma a tal proposito le fonti brasiliane non sembrano molto affidabili)…il bio-etanolo può essere inoltre utilizzato come combustibile per bio-camini…le resa del bioetanolo da canna da zucchero in brasile è di circa 6.000 litri per ettaro coltivato…altre metodologie di produzione del bio-etanolo prevedono la pre-produzione di glucosio attraverso la triturazione e bollitura di essenze arboree, particolarmente l’abete rosso, la sua fermentazione attraverso batteri anaerobici e successive distillazioni per aumentare fino al 90-95% il contenuto di alcool etilico, o l’idrolizzazione di cellulosa tramite funghi o batteri, la sua trasformazione in glucosio e la fermentazione attraverso altri batteri, ma si tratta di processi molto più costosi di quelli utilizzati per la produzione da canna da zucchero…riguardo alle emissioni, il bio-etanolo usato come carburante riduce di circa l’80% le emissioni in atmosfera di anidride carbonica, sostanzialmente riproducendo i dati delle emissioni da bio-diesel, riducendo inoltre l’emissione di sostanze cancerogene come il benzene ed il butadiene, ma innalzando i livelli di emissioni di formaldeide ed acetaldeide…il numero di ottani dell’etanolo è superiore a quello delle benzine normali, compensando così parte del minor potere calorifico o rendimento termodinamico che è inferiore di circa il 30% ai normali carburanti…considerazioni che stanno spingendo molti stati ad intravedere nell’utilizzo di bio-etanolo una fonte energeticamente valida in grado di ridurre la dipendenza dagli idrocarburi…il brasile infatti prevede di raddoppiare la produzione nazionale di bio-etanolo fino ad arrivare a 5 miliardi di litri sufficienti ad alimentare circa 5 milioni di autoveicoli, così come l’energy policy act negli stati sovvenziona gli agricoltori che producono colture da bioetanolo…ciò ovviamente pone dei problemi legati alle produzioni agricole tradizionali a cui si tende a sottrarre spazi di coltivazione, ma avremo modo di tornare subito su questo argomento in sede di considerazioni…per dare un’ordine di grandezza il parco autoveicoli italiano, consumando una media di mille litri/anno di bioetilene avrebbe bisogno di circa 6 milioni di ettari coltivati a canna da zucchero, quando la superficie coltivabile italiana non supera i 13 milioni di ettari totali…il progetto b.e.s.t. ( bioethanol for sustainable transport) supportato dall’u.e. coinvolge sei paesi con la partecipazione di brasile e cina, avendo come obiettivo l’introduzione di 10.500 automobili con motore flex (utilizzo di bio-etanolo al 100%) e di 160 autobus…le città interessate sono stoccolma, rotterdam, somerset, dublino, madrid, la spezia (quest’ultima con 3 stazioni di rifornimento e 100 auto, di cui 10 a carico del comune e 90 di piccole e medie imprese locali)…un progetto innovativo, definito “bioraffineria”, è basato sul frazionamento sequanziale a vapore di biomasse ligneo-cellulosiche con autoidrolisi ed ha il vantaggio di usare per la distillazione di bio-etanolo prodotti di minor valore, ottenendo aumenti di resa energetica del 30-34%…la direttiva europea sui bio-combustibili del 2003 pone l’obiettivo del 20% dei bio-combustibili per il settore dei trasporti entro il 2020

evitiamo in questa trattazione di descrivere le procedure di utilizzo di tipo domestico di varie sostanze oleose in questi anni oggetto di dibattiti

per valutare il rendimento energetico dei bio-carburanti si ricorre al già citato e.r.o.e.i., cioè ad un rapporto tra energia ricavata ed energia impiegata per la produzione, che per sua intrinseca natura non può essere inferiore a 1…ricordiamo che in questo rapporto non sono comprese le spese economiche, ma solo i rapporti tra le energie totali in un periodo di tempo fissato per il completamento dei cicli di impianto, cura e crescita delle coltivazioni, produzione di bio-carburante, trasporto, distribuzione ed utilizzo…per il bio-diesel tale rapporto pare fissabile a 3 (cifra molto inferiore all’e.r.o.e.i. dell’eolico, 20-30%, ma accettabile in quanto si tratta di coltivazioni) e leggermente superiore per l’olio di palma. mentre abbiamo visto che per il bio-etanolo tale rapporto oscilla tra un numero di poco superiore ad 1 (produzione da mais, cereali o barbabietola) a 6-7 (produzione da canna da zucchero)…non esistono dati certi o suffragabili da esperienze in scala per produzioni di bio-carburanti da altre coltivazioni o da micro-alghe

veniamo ora ad una serie di considerazioni di carattere ambientale che proprio l’utilizzo di queste fonti di energia rinnovabili sollevano…la grande quantità di terreni agricoli a cui un massiccio utilizzo dei bio-carburanti indirizzerebbero la destinazione stessa dei suoli, pone dei problemi in primo luogo economici ed alimentari…la redditività delle coltivazioni energetiche è ovviamente maggiore dell’equivalente agricolo in senso stretto, cioè alimentare, cosa che di fatto spingerebbe gli agricoltori a prediligere le prime a scapito delle seconde, creando così una minore produzione di derrate agricole con conseguenti aumenti dei costi dei prodotti per l’alimentazione umana (cosa che già oggi verifichiamo direttamente)… valgono inoltre tutte le considerazioni già fatte per le coltivazioni ad uso bio-massa, sia a livello di bio-diversità e rischio desertificazione, sia a livello globale socio-economico ed alimentare, soprattutto alla stregua di quanto già accade in molte economie agricole centro e sud-americane…un enorme asservimento dei migliori suoli agricoli alla produzione di colture per bio-carburanti (soprattutto per il mercato statunitense) a scapito di un armonico sviluppo delle colture agricole locali e delle economie rurali, ed a volte della stessa agricoltura di sussistenza…facile osservare come in stati dove esista una forte concentrazione della proprietà agraria (ed è il caso citato) l’indirizzo a vaste mono od oligo-colture energetiche, imporrebbe drastici tagli proprio a quelle colture che alimentano le popolazioni di quegli stessi stati, impossibilitate nei fatti ad accedere ad importazioni di tipo alimentare…ragioni che indirizzano verso l’estrema prudenza e verso l’adozione immediata di serie ed urgenti norme internazionali di garanzia e programmazione in un settore che vede intrecciarsi questioni energetiche e questioni alimentari a livello planetario

miko somma (continua)

altra propaganda

copincollo da basilicatanet, sito ufficiale della regione basilicata:

P.O. “VAL D’AGRI”, FINANZIATE 803 INIZIATIVE IMPRENDITORIALI

05/03/2008 16.19.30
[Basilicata]

(AGR) – Sullo stato di attuazione del Programma Operativo “Val d’Agri” ha relazionato questa mattina a Viaggiano Remo Votta, dirigente della struttura di Progetto “Val d’Agri” della Regione Basilicata. Tra i dati esposti da Votta risultano significativi quelli relativi alla Misura per il sostegno alle attività produttive nel periodo 2004 – 2007 che ha finanziato 803 iniziative per un totale di circa 60,7 milioni di euro. Questo il dettaglio per ogni singolo settore: sviluppo locale, 123 richieste finanziate per 12,1 milioni di euro; agricoltura 497 richieste finanziate per 22,4 milioni di euro; riconversione imprese di trasporto 14 richieste finanziate per 1,6 milioni di euro; miglioramento offerta ricettiva esistente 6 richieste finanziate per 1,5 milioni di euro; nuove strutture per il tempo libero 12 richieste finanziate per 2,9 milioni di euro; interventi di rivitalizzazione dei centri storici 126 richieste finanziate per 6,2 milioni di euro; sostegno alle imprese manifatturiere esistenti 25 richieste finanziate per 13,6 milioni di euro.

e poi ancora…. 

P.O. “VAL D’AGRI” NUOVE MISURE PER L’ACCESSO Al CREDITO

05/03/2008 16.17.16
[Basilicata]
                                                                                                                         
(AGR) – “Rafforzare ed attrarre gli imprenditori facilitando l’accesso al credito. E’ questa la strategia che la Regione Basilicata metterà in campo per l’attuazione del Programma Operativo Val d’Agri”. E’ quanto ha dichiarato questa mattina a Viggiano, Andrea Freschi, direttore generale del Dipartimento Attività Produttive della Regione Basilicata, intervenendo all’incontro sullo stato si attuazione del Programma stesso.
“Il sistema dello scorrimento delle graduatorie – ha continuato Freschi – non risulta sempre vincente anche perché molti progetti, stilati diversi anni fa, oggi non risultano più attuali. Bisogna avere il coraggio di individuare ed accantonare tali progetti, al fine di rendere disponibili cospicue risorse finanziarie per iniziative che possono invece garantire immediati ritorni occupazionali. Molti imprenditori – ha detto ancora Freschi – denunciano difficoltà di accesso al credito dovute principalmente all’alto livello di patrimonializzazione richiesto dalle banche. In questa direzione la Regione Basilicata intende mettere in campo uno strumento innovativo di garanzia verso gli istituti di credito in grado di svincolare molti imprenditori dall’onere della patrimonializzazione.
fio

                                                                                                                         

 mi chiedo…ma tutto questo impegno allo sviluppo come mai ha portato alla “scomparsa” dalla regione di migliaia di lucani in pochi anni, al decrescere del reddito, ad un non aumento dell’occupazione stabile, ad un aumento della disoccupazione cronica?…qualcosa non torna, vero?…io dico che questa è pura dis-informazione di regime…miko

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