vincere contro i petrolieri si può…contro la cattiva politica anche!!!

sarebbe interessante dimostrare che qualche volta la popolazione riesce a far valere i propri diritti, coinvolgendo la politica in percorsi virtuosi…date un’occhiata a questo sito…  http://www.adda-europe.org/ ….è una storia leggermente diversa da monte grosso e da monte li foj, ma sta a dimostrare che il cammino verso la democrazia reale non prescinde mai da fatti concreti e da impegni con e per la gente…vincere contro i petrolieri è possibile, quindi, ma solo se la politica tutta, guardandosi sinceramente all’interno, riscopre che il proprio mandato, la propria ragione causale viene dalla volontà popolare ed a quella e sola a quella che deve rispondere, nell’ottica che il primo degli interessi da salvaguardare è il diritto generale…si può vincere quindi anche contro la cattiva politica, ovunque essa si annidi…chiedere la cancellazione della trivellazione di monte grosso, impedire che la richiesta per monte li foj diventi più che un semplice pezzo di carta, sottoporre l’intero sistema petrolio in basilicata ad un processo di revisione che parta dal basso, dalle popolazioni, avviare un cammino di nuova coscienza dei beni comuni e delle destinazioni dei territori, riscrivere il termine sviluppo nell’interesse del buon senso comune, praticare la crescita collettiva di una nuova visione del mondo, questi sono il fine ed il mezzo di questo blog…esortare le popolazioni ad esigere la virtù, praticando esse stesse la virtù, è l’utopia da raggiungere tutti insieme, nella consapevolezza che è il cammino verso di essa a cambiare davvero le cose…cominciamo dunque a camminare…quei passi sono i primi passi verso la democrazia reale…miko somma.

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verso un modello altro di piano energetico regionale-5

5.   logica dei piccoli impianti tarati sulle necessità locali

Chiariti alcuni aspetti teorici fondamentali, prima di passare alla fase pratica, analizziamo l’ultimo punto in elenco, un ultimo punto che appare una logica conseguenza di quanto già esposto precedentemente, la logica dei piccoli impianti tarati sulle necessità locali.

Risulta evidente che ad un sistema tarato sulle necessità ed i bisogni della comunità, corrisponda un dimensionamento degli impianti produttivi e distributivi strettamente proporzionato a questi e, d’altro canto, non potrebbe essere altrimenti in un modello generale che cerchi di attuare, a cominciare dal particolare via via fino al generale stesso, una politica energetica di stretto equilibrio tra quanto si produce e quanto si consuma.

Ovviamente viste quelle particolari esigenze energetiche che non potrebbero essere completamente soddisfatte in una singola comunità per via di una serie di motivi, quali picchi energetici in aree a forte antropizzazione civile e/o produttiva, mancanza oggettiva di fonti utilizzabili, esigenze di salvaguardia ambientale specifiche, vincoli idrogeologici pregiudicanti persino l’installazione di piccoli impianti, etc., è evidente che, nel rispetto di quegli stessi criteri di equilibrio ambientale, le dimensioni degli impianti potrebbero essere soggette ad ampliamenti che, pur andando oltre le reali necessità energetiche locali, facciano comunque riferimento ad una precisa programmazione sovraterritoriale e di comparto che tenga conto di esigenze solidaristiche e di un conto energetico generale, seppur ristretto all’ambito regionale, in una cornice più ampia di accesso democratico al bene comune energia.

Ciò vale a dire che se il comune x ha necessità pari a 10 unità energetiche (uso il termine unità a semplice esempio e non come reale unità di misura), è solo da una accorta programmazione generale che comprenda le esigenze e le capacità produttive generali, che può derivare la decisione di tarare le dimensioni dell’impianto di produzione del comune x su un numero di unità energetiche maggiore, allo scopo di riequilibrare in un ambito territoriale più ampio, gli squilibri produttivi generali, fatti salvi tutti i principi ambientali di salvaguardia.

Le eccedenze produttive energetiche quindi andrebbero reimmesse in una rete breve, prevedendo per il comune fornitore benefici non direttamente economici e ciò allo scopo di impedire una “rimercificazione” del bene comune energia.

Dopo questi cinque capitoli di esplicazione dei principi teorici che stanno alla base di un piano energetico che prevede, per sua stessa natura, una rivoluzione copernicana nel settore energetico e nell’approccio alla dinamica di comprensione collettiva del tema energia, svilupperemo passo per passo tutte le fasi pratiche, a cominciare dai processi produttivi e di rete, dai costi del sistema e dal reperimento dei finanziamenti, dai benefici concreti per le popolazioni e dalla rafforzata cura per le esigenze di una tutela generale del bene ambiente che non può più prescindere, per oggettivi motivi di sostenibilità del sistema, da interventi coraggiosi ed immediati che a partire dal locale e dai bisogni del locale, si estendano presto e sistemicamente ad un più ampio ambito comprendente l’intera idea di società, di ambiente e di sviluppo attualmente dominante.

miko somma (continua)  

il nostro blog

beh, nello spasmo di questa lotta contro un golia fatto di carne, ossa e desideri onnivori ed antropofagi, devo comunicare una bella notizia…il nostro blog, il blog del comitato no oil potenza, fatto di uomini e di donne in carne ed ossa e desideri che hanno il nome di democrazia partecipata, questo blog in soli due mesi di vita ha superato quota 5.000 visite…grande traguardo considerando le dimensioni della città e della regione e la dimestichezza con certa tecnologia della nostra gente!!!…e non è questione di sharing, ma di fatti concreti legati ad una voglia di cambiare che non potrà avere più freni…la società lucana corre e sono convinto che in questo mese ne vedremo delle belle…auguri a questo blog, a noi del comitato, a voi che ci leggete, al mondo che evolve e non tornerà più indietro…la lucania non dorme!!!  

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prove tecniche di società civile

Incontrando degli studenti nel corso di questo cammino comune all’interno del comitato no oil potenza o ai nostri banchetti per la raccolta di firme di sostegno alla nostra petizione popolare è innegabile che la prima volta io mi sia chiesto – ma chi sono poi gli studenti? – questa categoria a volte visibile, più spesso invisibile, che vive in quel limbo senza identità alcuna a cui la scuola è stata appiattita da troppi anni di incuria e di abbandono prima, e dalle follie socio-evoluzionistiche dopo di qualche ministro benpensante/malpensante che al grido di internet, inglese, impresa credeva di ridurre il sistema scuola a mercato di affitto a basso prezzo dei cervelli.

Probabilmente vittima inconsapevole anche io di alcuni vuoti stereotipi tracciati a tavolino dai profiler mediatici di quella società moderna tanto ansiosa ed ansiogena da ridurre tutti a macchine di consumo acritico e terapie psichiatriche vuoto a perdere, e che proprio quei giovani li vorrebbe tutti mariadefilippizzati, x-boxati, social-confusi, depressi, mortalmente annoiati, vittime/carnefici del bullo-pensiero che fa branco – e manco fossimo nell’alaska di zanna bianca! – probabilmente qualche stramba idea ho dovuto fin da subito mandarla via.

Quelli che mi stavano davanti mica erano l’ultima specie scoperta della zoologia – anzi! – il loro aspetto mi ha riportato subito indietro ai miei anni da studente…altri tempi, il frangersi fin troppo violento degli anni ’70 nello sciabordio del pensiero debole degli anni ’80…beh, li si arrestava la mia conoscenza diretta del mondo studentesco…poi si finisce per diventare grandi, magari cinici…ma quegli studenti mi somigliavano proprio tanto.

Così, abbandonato fin da subito ogni idiota preconcetto, conoscendoli e dividendo con loro la lotta contro questo pozzo di petrolio piazzato dentro casa e contro tutti i pozzi di petrolio, organizzati in un feroce sistema di saccheggio della terra, della democrazia e del futuro, ho visto solo dei giovani esseri umani con le loro idee di giustizia sociale ed i loro sogni di un mondo diverso, con le loro paure di non farcela a reggere il confronto con una società che rende naturalmente tutti inadeguati, con le loro speranze che il domani è pur sempre domani e si comincia a costruirlo proprio da oggi, con le loro incertezze e con lo sguardo meravigliosamente limpido di chi non si è ancora corrotto e che forse non lo farà mai.

Questo pensavo mentre ero con il loro coordinamento in un garage che faceva romantico e genuino, a parlare della manifestazione del 20 febbraio contro il pozzo di monte grosso, la cui data sono stati proprio loro a deciderla…mi hanno lasciato parlare ed ascoltato con la franchezza con cui ci si intrattiene con un amico magari tanto maggiore d’età, eppure un amico, alla pari, così, senza alcun timore reverenziale da parte loro e – lo giuro! – senza alcun atteggiamento discente da parte mia…quelli non erano più degli studenti, non erano più dei ragazzi, ma giovani esseri umani alle prese con la costruzione di un futuro altro che cominciava da loro stessi…prove tecniche di società civile…quella società civile fatta di diritti e doveri condivisi da una comunità in cammino, di leggi ed opportunità uguali per tutti e proprio per tutti, di cura dell’ambiente come di una parte di noi stessi, di solidarietà e di quelle domande a cui bisogna pur trovare una risposta valida per se stessi e per tutta la comunità degli esseri umani, quelle domande, a volte profonde, a volte leggere, ma a cui ognuno di noi non può che non rispondere “è giusto e si deve…è per quello che lotto!”

Ed è per quello che credo che il 20 febbraio saremo tutti insieme a chiedere quel rispetto per la nostra terra e per le nostre vite che qualcuno vorrebbe rinchiuse in un barile di petrolio scambiato con pochi spiccioli, quelle royalties che tanto ricordano le perline di vetro con cui ammansire gli isolani rimasti fuori dalla “civiltà”.

In quel garage c’erano e ci sono ancora dei miei compagni di viaggio e domani saremo tutti sulle strade di una città, Potenza, che è piccola e grande, quanto piccolo e grande è il mondo intero, perché io so che loro sanno che tutti sappiamo che un altro mondo è possibile ed un altro mondo è necessario…miko somma

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verso un modello altro di piano energetico regionale – 4

4.     individuazione delle fonti locali e tutela del territorio

Stabiliti una serie di presupposti di democrazia della produzione e della distribuzione, di accorciamento delle reti distributive, di auto-sufficienza energetica delle comunità e modelli di consumo consapevoli, passiamo all’individuazione delle fonti energetiche presenti sul territorio ed alla necessaria tutela ed attenzione che proprio in questo caso va riservata al territorio.

Premettiamo che allo stato delle tecnologie attuali di utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili è possibile rinvenire in loco e praticamente ovunque apporti significativi e sostanziali di energia volte al soddisfacimento quasi completo dei bisogni locali.

Studi e sperimentazioni in merito sono stati condotti in molti paesi ed in italia (vedi il comune di cles in trentino http://www.comune.cles.tn.it/UploadDocs/838_PA_Cles.pdf).

Grazie ad un attento studio delle potenzialità energetiche offerte dal territorio si può arrivare gradualmente ad una produzione di energia da fonti rinnovabili in grado di soddisfare ogni esigenza della comunità, ed in alcuni casi la produzione eccede i bisogni sino al punto di poterla esportare nelle reti dei gestori esistenti ricavandone ulteriori benefici economici da reinvestire nella comunità stessa, sotto forma di miglioramenti delle rete energetica locale o di interventi sociali.

Appare chiaro che il rinvenimento di fonti energetiche non può essere affidato al caso od alla superficialità, nè tanto meno all’improvvisazione. I piani di individuazione delle fonti e le commissioni incaricate (vedi al punto 3.) non solo dovrebbero tenere di conto la produzione di energia per la comunità in termini di valori assoluti (quindi in accordo ai bisogni), ma allo stesso tempo valutare l’impatto, secondo una serie di parametri ormai acquisiti scientificamente che l’utilizzo di quelle stesse fonti porterebbe all’equilibrio dell’ecosistema locale ed a quello generale, in una equazione equilibrata tra costi e benefici sia economici, che ambientali…ciò vale a dire che anche individuata una fonte di energia rinnovabile atta allo scopo produttivo, è solo da una valutazione globale che tenga conto delle necessità energetiche della comunità, delle possibilità energetiche da sviluppare, degli impatti ambientali, economici, vocazionali, che si può passare ad una fase pratica, cioè a quella fase che dall’individuazione di una fonte possibile porti al suo utilizzo pratico.

Accorti studi delle dinamiche orografiche, eoliche, geologiche, di soleggiamento, etc. di uno specifico territorio necessitano ovviamente di studi accorti, condotti da specialisti del settore, ma in questa fase di studio, è la cittadinanza stessa che può e deve essere investita di un ruolo fondamentale, primario nel percorso di democratizzazione dell’energia, ossia quello dell’analisi preventiva e contestuale delle consuetudini naturali di quello stesso territorio…in altri termini, se una commissione tecnica decidesse che un ruscello sia adatto all’impianto di una o più microturbine idroelettrica, ma in sede “popolare” fosse poi dimostrabile che quel ruscello rimane asciutto per sei mesi all’anno, che senso avrebbe un impianto su quel ruscello, se non come aggiuntivo ad altre fonti e solo per un certo periodo dell’anno? Appare quindi chiaro che la stesse commisioni tecniche dovrebbero essere impostate e prevedere momenti consultivi con le popolazioni, organizzate in comitati stabili locali per l’energia supportati da elementi tecnici scelti direttamente dalle comunità.

E’ infatti dalle popolazioni, interessate e coinvolte democraticamente nell’intero processo che conduce verso l’auto-sufficienza energetica, che dovrebbe derivarsi una buona parte dell’attività di individuazione delle fonti, sulla base di quelle precedenti vocazioni economiche e naturali del territorio che esse conoscono molto meglio di quanto qualsiasi commissione potrebbe indagare, ed ovviamente sulla base delle vocazioni future di quegli stessi territori, che sono solo le comunità locali a poter stabilire, all’interno di un quadro generale che tenga conto di ognuna di queste richieste, inserendole in un piano armonico di sviluppo sostenibile ed antropico delle attività umane.

Le tecnologie attuali, che necessitano certo di ulteriori sviluppi, finora contrastati da una serie di fattori per così dire politici ed economici (mi riferisco agli orientamenti di ricerca pubblica nel settore che possono e sono stati troppe volte influenzati e frenati da attività lobbystiche delle multinazionali attraverso i loro addentellati politici trans-partitici, ora invocando i soliti problemi di costi eccessivi, che ora appaiono del tutto superati, visti i costi attuali degli idrocarburi, ora invocando strategie mai del tutto chiarite di interessi nazionali), consentono l’individuazione di parametri di sufficienza energetica tali da poter stabilire quali e quante fonti energetiche rinnovabili un territorio può fornire senza che ne vengano alterati gli equilibri naturali.

Nel caso di una zona a prevalente attività agricolo-zootecnica, ad esempio, le possibili fonti energetiche aggiuntive al solare fotovoltaico e termico ed all’eolico, sono naturalmente rappresentate dalla fermentazione delle deiezioni animali, che dopo aver rilasciato elementi gassosi a base carbonica, rimangono poi utilizzabili come concimi naturali, e dalle bio-masse derivanti dalle eccedenze o dagli scarti foraggeri-orticoli. Ma appare chiaro che non potendosi concentrare per motivi di impatto ambientale, paesaggistico ed economico, quantità massive di liquami o di scarti/eccedenze in un unico sito di stoccaggio e sfruttamento, sarà solo il concetto di autosufficienza della singola unità agricola, o di gruppi di unità agricole, attraverso i meccanismi già descritti, a rinnovare il ciclo produzione/consumo sulla singola particella di territorio, con l’installazione di impianti misti, solari, fotovoltaici, biomasse, micro-eolico (cioè pale di ridotte dimensioni), reimmettendo in rete tutto il superfluo in favore della comunità ed attuando un “replicamento cellulare” del sistema che cominciamo a delineare.

Ma in questa sede stiamo analizzando la fase teorica o meglio concettuale di un nuovo modo di vedere l’energia e le problematiche connesse, e di tutte le tecnologie e le metodologie paratiche avremo modo di parlare oltre.

Ciò che qui occorre ribadire è la possibilità di rinvenire svariate fonti rinnovabili e naturali, da integrarsi in sistemi misti, praticamente ovunque…la loro conseguente immissione nel circuito di produzione energetica dipende esclusivamente da uno studio accurato del territorio, che non prescinda mai dalle esigenze di tutela dello stesso e delle attività umane già naturalmente inserite in esso e rientranti in una categoria di basso o scarso impatto ambientale che dovrebbe diventare regola assoluta nelle relazioni tra uomo e territorio.

miko somma (continua)  

La dismisura della crescita

Sta accadendo qualcosa in Lucania, bei blog, sui quotidiani, nelle piazze, nelle strade, nei teatri affollatti quando si parla di Elisa Claps o della mafia in Basilicata; qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto sperare fino a qualche tempo fa…

Sta nascendo un fermento nuovo, una vitalità di pensieri, di menti, di cuori che vibrano, che si confrontano e si oppongono a una politica da brontosauri che ripete in un rituale stanco concetti, idee, promesse: sempre uguali, sempre le stesse , da decenni… Già, perché cambiano i volti, cambiano le professionalità, le generazioni; ma i modi di pensare e di agire, quelli si tramandano da una generazione all’altra, in una triste continuità. 

Un concetto, ad esempio, che resta immutabile, a destra come a sinistra, è quello della crescita economica, intrinsecamente legata alla crescita del prodotto interno lordo, che continua a rappresentare un indicatore di qualità della vita, un miraggio cui ciascuno deve tendere per il progresso dell’umanità.  

Questa concezione aberrante che pervade ogni programma e obiettivo politico, in modo trasversale, giustifica e rappresenta come assolutamente necessari tutti gli interventi di distruzione del territorio, delle sue risorse e dei suoi beni, che trasformati in merci, diventano solo oggetti di produzione, uso e consumo. In tal senso se si consuma petrolio, quindi benzina, si contribuisce all’aumento del P.I.L., se si preferisce non utilizzare l’auto si pratica un comportamento asociale, perché non diretto alla crescita economica.  

Tale obiettivo folle è sostenuto dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica: innovazione di processo, perché aiuta a produrre di più e più velocemente merci; innovazione di prodotto, perché aiuta a persuadere il cittadino-consumatore a sostituire sempre più velocemente merci, rese subito obsolete, con nuove merci: produzione-consumo-sostituzione-rifiuti-inquinamento, un folle circuito verso il nulla! Ed è nella logica priva di ragione, nella dismisura, che già i Greci indicavano con “hiubris”, al servizio di questo folle circuito di produzione e consumo, che vengono giustificate, anzi rappresentate come l’unica soluzione ai problemi di occupazione, sviluppo, crescita di un territorio e di una comunità, le azioni di consegna di quest’ultimo a multinazionali del petrolio, della finanza, dell’industria e simili.  

QUALCUNO DEVE PUR COMINCIARE A DEMOLIRE ILPARADIGMA DELLA CRESCITA ECONOMICA QUALE UNICO OBIETTIVO DEL PIANETA E DELL’UMANITA’, LA QUALE PRODUCE SOLO ULTERIORE RICCHEZZA PER I RICCHI ED AUMENTA IN MODO ESPONENZIALE IL DIVARIO TRA QUESTI E GLI ALTRI CITTADINI E TRA PAESI INDUSTRALIZZATI E PAESI POVERI.E’ UN PERCORSO CORAGGIOSO MA IMPROROGABILE: SI TRATTA DI COSTRUIRE UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO, DI ATTUARE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE… ORA…        continua

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la riunione del 5/2/2008…noi manifestiamo!!!

l’assemblea del comitato no oil potenza indice per il giorno mercoledì 20 febbraio 2008 una manifestazione popolare per chiedere l’immediata revoca dell’autorizzazione allo scavo di monte grosso e per indurre la giunta regionale a rinunciare da subito e senza riserve a qualsiasi ipotesi di autorizzazione per il permesso li foj a picerno…il comitato no oil potenza e le sue associazioni aderenti  chiamano alla partecipazione più massiccia la società civile lucana per pronunciare un secco “no” a questa gestione fin troppo leggera del territorio regionale, delle vite e della salute dei cittadini lucani, delle vocazioni naturali della nostra terra e della nostra economia…ciò che chiediamo, forte e chiaro, è la conseguenza della presa d’atto che la società lucana è cresciuta e cammina da sola e non ammette e non ammetterà mai più ogni altro sacco delle proprie speranze e della propria appartenenza a quella regione che noi amiamo per ciò che è e non per ciò che i sogni di qualche loggia di potenti di turno, senza confronto alcuno con la realtà dei cittadini, precostituiscono come futuro per tutti noi…la basilicata ha bisogno di altro…ha bisogno di democrazia reale, di percorsi partecipati alle scelte, di un futuro sostenibile, di un altro mondo possibile ed ormai necesssario…il comitato no oil potenza, credendo di farsi portavoce delle richieste dei lucani tutti, dice no al petrolio, no alla nostra terra svenduta alle multinazionali, no alle consorterie politiche che ci trattano da popolo coloniale…il 20 febbraio vorremmo la basilicata tutta in piazza con noi, con gli studenti, con i lavoratori, con i cittadini, con il popolo vero, quello che ogni giorno trova la forza di guardare alla propria terra come qualcosa di prezioso, irrinunciabile ed insostituibile da trasmettere a qualcun altro che verrà.

il comitato no oil potenza

il portavoce miko somma

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la mappa petrolifera e le inesattezze del santochirico

mappa-degli-idrocarburi.jpg                    eccovi in una versione immediatamente consultabile la mappa degli idrocarburi in basilicata, ricavata direttamente da una mappa del ministero pubblicata sul bollettino degli idrocarburi e della geotermia che ho solo reso più chiara sovrapponendola ad una cartina reale, con una legenda che sulla base del colore consente di individuare le diverse tipologie di permessi od istanze.

Nel recente confronto su “la nuova tv” che ho avuto con l’assessore santochirico, egli parlava, credendo di smentirmi, di 4 permessi di ricerca (quelli in verde), 41 istanze di permessi di ricerca (giallo) e “solo” 2 permessi di coltivazione (rosso)…bene, come potete facilmente constatare dalla cartina i permessi di ricerca sono 9, le istanze di ricerca sono 27, i permessi di coltivazione (estrazione) sono ben 22 con l’aggiunta di 2 istanze di coltivazione (arancio)…l’elenco dei nomi sarebbe lungo, ma se credete vi basta chiedermelo ed io lo pubblicherò…e ci sarebbe anche da aggiungere all’elenco una nuova richiesta…quella per il monte li foj a picerno, di cui siamo venuti a conoscenza per la sollecitudine di un redattore de “il quotidiano”.

o l’assessore santochirico dice inesattezze e non è ben informato (ha d’altronde dichiarato di non essere un tecnico, ma un politico) e magari occorrerebbe che lo sia o che ne sappia di più, oppure l’assessore sta…?

lasciamo stare, per il momento, ma qualche conseguenza di queste leggerezze ci dovrebbe pure essere…o no, assessore?…miko somma

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un altro pozzo, stesso mare…stessa robaccia nera

certo che la faccia tosta dei petrolieri non ha limiti…nonostante monte grosso, oggi apprendiamo grazie al “quotidiano” di un’altra istanza di ricerca targata eni a nome li foj…avete capito bene, monte li foj, picerno e quindi ancora potenza…nonostante un altro permesso di ricerca a nome frusci contenga tutto il restante territorio comunale, a questa gente non basta e continuano imperterriti, fidando nei loro addentellati politici locali e nella disattenzione mite e rassegnata dei lucani…ma ve lo facciamo vedere noi quanto siamo rassegnati e miti!!!dobbiamo aprire un altro fronte di lotta?…lo apriamo!!!…e se necessario, come è necessario, noi apriremo vertenze sul petrolio e sul gas, sull’acqua, sui rifiuti legali ed illegali, sulle nostre coste, sulla democrazia, sul lavoro ed in tutta la regione!!!…a stasera, alla nostra riunione…miko

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riunione del comitato no oil potenza

domani (oggi per chi legge oggi) 05/02/2008 alle ore 18.00 presso la sede del wwf in scalinata IV novembre a potenza, riunione del comitato no oil potenza…la riunione di domani/oggi è importantissima!!!…siete pregati di non mancare…e magari dopo festeggiamo insieme il mardì gras

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l’intervento di mons. superbo

ce lo aspettavamo, eppure le parole del vescovo di potenza, mons. agostino superbo, che si è pronunciato sulla stampa contro il pozzo a monte grosso, suonano finalmente come una conferma…abbiamo ragione noi!!!…questo pozzo è un’offesa all’uomo ed alla natura!!!…personalmente io sono un ateo, eppure convinto che la spiritualità, qualunque ne sia il nome, possa andare di pari passo con la difesa dei diritti dell’uomo e dell’ambiente…personalmente io sono un ateo, eppure convinto che la spiritualità sia un valore profondo da rispettare e coltivare, nel rispetto di ogni cultura altra… le parole pensate, pesate ed infine pronunciate oggi del vescovo di potenza, che seguono gli atti concreti dei parroci che ci hanno sostenuto nella raccolta delle firme, sono uno dei regali che a noi tutti del comitato questa lotta ci ha consegnato…la certezza di essere dalla parte della ragione, pur essendo dalla parte del “torto”…in questa lotta noi ci abbiamo creduto fin da subito, spendendoci carne e nervi, per noi stessi e per tutti i potentini, che non meritano ulteriori ingiurie a loro stessi ed a questa città, patrimonio di tutti i lucani, ed infine per tutti quegli stessi lucani, che meritano molto più di quanto abbiano mai avuto…i lucani meritano la democrazia, quella dei diritti e non quella dei favori, quella dei doveri e non quella delle scappatoie, e i lucani siamo tutti noi…grazie mons. superbo!!!…miko somma

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verso un modello altro di piano energetico regionale – 3

3.    autosufficienza energetica e modelli di consumo consapevole

Chiariti due concetti essenziali per la comprensione di un passaggio fondamentale, quello della trasformazione del concetto di energia dalla categoria “merce” alla categoria “bene comune”, proseguiamo verso i concetti di autosufficienza energetica e di consumo consapevole, premettendo che l’uno non può sopravvivere senza l’altro.

L’autosufficienza energetica è una condizione di entropia, di equilibrio, tra la conservazione ottimale di un territorio e dei  rapporti naturali che vi insistono, e dai quali l’uomo e le sue attività non prescindono, e quanto lo sviluppo delle sue fonti energetiche rinnovabili riesce a fornire in termini di energia assoluta per il soddisfacimento dei bisogni civili ed economici della popolazione residente, tenendo conto di quanto sviluppato ai punti 1. e 2. precedentemente illustrati.

Un modello di consumo consapevole è una pratica organizzativa ed operativa, preceduta da studi specifici sul territorio e le sue potenzialità energetiche, volta ad assicurare l’ulteriore equilibrio tra quanto ragionevolmente producibile in termini energetici, senza alterare i ritmi e le capacità di autorigenerazione naturali, e quanto ragionevolmente consumabile sempre in termini energetici, affinchè siano fatti salvi la conservazione del territorio e le vocazioni socio-economiche locali.

Ciò vale a dire che se un territorio è in grado, in termini assoluti e previ attenti studi, di produrre un certo quantitativo di energia da fonti rinnovabili, è sul quel quantitativo che si deve programmare il consumo energetico di quella comunità (fatti salvi alcuni principi di salvaguardia sociale già espressi al punto 2.). Vale ulteriormente a dire che spetta ad ogni comunità assicurarsi quei quantitativi di energia sufficienti ad i propri partecipati modelli di sviluppo e di consumo, nella logica della auto-produzione locale.

Su un piano immediatamente pratico è compito dell’ente sovraterritoriale mettere a disposizione dei singoli comuni, o insiemi territorialmente ed infrastrutturalmente omogenei di comuni, gruppi scientifici di studio che individuino in cooperazione con gli stessi enti locali, quali siano le risorse energetiche da mettere a sistema sulla scorta di un modello di gestione e consumo delle stesse risorse che non può non essere tarato, fatti salvi ovviamente i bisogni essenziali altrimenti non soddisfacibili, sulla possibilità che un territorio offre a forme di sviluppo che proprio a quel territorio, alla sua conservazione ed alle sue possibilità energetiche debbono fare assoluto riferimento…passiamo ad un esempio per così dire in negativo…come si può pensare ad un rapporto di entropia tra uomo e territorio nel comune x, se il sindaco del comune x non tiene conto delle vocazioni possibili del territorio, individuando modelli di sviluppo non sostenibili, come uno stabilimento di stampaggio di materie plastiche in una zona vocata all’agricoltura?…logica vorrebbe che se in quel territorio uno sviluppo industriale debba esserci, questo debba tener conto della vocazione primaria del territorio stesso e quindi allo stabilimento di stampaggio andrebbe preferito uno di trasformazione e/o conservazione di prodotti agricoli, o meglio ancora una serie di piccole attività artigianali consorziate che operino proprio su quei prodotti agricoli…ecco un caso di modello di sviluppo, e quindi di consumo consapevole, tarabile in senso quasi assoluto sulle vocazioni del territorio e sulle possibilità energetiche dello stesso, partendo dalle quali è possibile sviluppare piccoli impianti di produzione energetica, sufficienti ai bisogni reali ed il cui controllo sia direttamente nella mani dei consumatori, nella logica di una responsabiltà collettiva del bene comune.

Ovviamente simili dinamiche non riguardano solo l’economia, ma investono direttamente la vita quotidiana, a maggior ragione quando l’economia stessa, nei suoi processi produttivi, si integri quasi completamente nella vita quotidiana degli abitanti di una piccola comunità…continuando per esempi, un paese la cui economia ruoti principalmente sulla produzione, trasformazione, conservazione dei fagioli, vive la condizione di dover impostare tutti o quasi i suoi ritmi di vita proprio sulle scansioni temporali di queste fasi, individuando in esse gli eventuali picchi di consumo energetico ed il fabbisogno energetico totale a cui ottemperare direttamente sul luogo.

Ecco come si integrano perfettamente l’auto-sufficienza energetica delle comunità e quei modelli di consumo consapevole che non possono prescindere da modelli di sviluppo consapevoli, da favorire attraverso l’individuazione collettiva di ipotesi e percorsi sostenibili, democratici e condivisi, e non attraverso l’imposizione dall’alto di modelli che troppo spesso rispondono a logiche altre rispetto alle esigenze ed alle aspettative realistiche delle comunità.

miko somma (continua)    

il terzo no oil day

il terzo no oil day si svolge oggi in forma ridotta, causa influenza…roba di stagione, ma che comunque non ferma la lotta!…banchetti di raccolta firme alla nostra petizione popolare contro il pozzo di monte grosso in r.ne s. maria ed in p.zza m. pagano…vi aspettiamo!

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che tempestività, presidente!!!

apprendiamo con il solito stupore che al direttore della gazzetta sammartino arriva una busta con due proiettili all’interno…fatto inquietante, come ogni volta che si minaccia la stampa, la voce della democrazia…credevamo di esserci immunizzati ormai nella nostra società da pratiche intimidatorie simili che richiamano ad un modo e ad un mondo violento che non appartiene alla civiltà umana moderna…a mimmo sammartino tutta la mia più profonda solidarietà e quella del comitato no oil potenza per questo vile gesto di intimidazione…però dal momento che siamo polemici per natura e per ragione, qualcuno mi spiegherebbe perchè sulla lista quotidiana dei comunicati stampa e delle notizie di basilicatanet la solidarietà del presidente de filippo al direttore è arrivata con ben tre minuti di anticipo sulla notizia stessa del ritrovamento della busta?…vedi in proposito quanto copia-incollato dal sito della regione…

Potenza, 15.14
BUSTA CON PROIETTILI A REDAZIONE ‘GAZZETTA MEZZOGIORNO’
 
Potenza, 15.11
(AGR) DE FILIPPO ESPRIME SOLIDARIETA’ A GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

…che tempestività, presidente!!!…lei precorre i tempi e li anticipa addirittura…ma come fa?…riti di divinazione tribali o preveggenza naturale???…miko.

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verso un modello altro di piano energetico regionale – 2

2.  accorciamento delle reti di distribuzione

Accorciare le reti di distribuzione significa in primo luogo eliminare o limitare all’indispensabile i grandi elettrodotti o più in generale tutte le strutture di distribuzione che non afferiscono alla capacità di produzione energetica sviluppata in loco.

L’accorciamento delle reti distributive che dalla rete principale connettono le reti diffuse delle comunità ha il duplice scopo sia di diminuire sensibilmente la grande dispersione di energia trasportata lungo le stesse linee principali, dispersione inevitabile che si tramuta in un sensibile spreco energetico ed in un pericoloso inquinamento elettromagnetico, sia di rendere di fatto le singole comunità quasi del tutto indipendenti da fenomeni interrutivi generali ed anomalie energetiche, quali black-out ed abbassamenti di tensione, derivanti da accadimenti esterni alla comunità stessa (tutti ricordano quanto successe qualche anno fa in tutto il paese in conseguenza di un incidente di rete che per via dell’interconnessione massiva si riverberò anche in zone lontanissime e tutto sommato abbastanza autosufficienti in termini di produzione).

Appare ovvio che l’accorciamento delle grandi reti di distribuzione debba riguardare solo il trasporto massivo ed unidirezionale di energia, non certo il trasporto di quelle quantità rese minime, ma tuttavia sempre necessarie per assicurare la fornitura sia di quanto la comunità non riesce a produrre per scarsità oggettiva di fonti energetiche locali, sia degli eventuali picchi energetici derivanti dalla presenza di nuclei industriali ed attività sociali ad alto assorbimento che inflenzano notevolmente il consumo locale e la conseguente sovradimensione che gli impianti dovrebbero assumere per soddisfare tali esigenze produttive e sociali.

Per ciò che attiene il ritorno di energia in rete del superfluo energetico (i bassi consumi notturni o dei lunghi periodi di ferie e di esodo) e della produzione energetica locale eccedente i consumi stessi, tornerò in seguito in termini di bi-direzionalità dello scambio energetico.

Ovviamente gli elettrodotti, o le altre strutture distributive, alleggeriti della quantità di energia che oggi trasportano per via di quanto detto al punto 1. e che afferisce alla strutturazione verticale della produzione/distribuzione di energia, si troveranno nella condizione di dover necessariamente diventare più piccoli e quindi meno invasivi, meno strategici, meno costosi in termini di manutenzione, meno impattanti sia visivamente che fisicamente, in termini di costo ambientale della costruzione degli stessi, e di inquinamento elettromagnetico, meno vincolanti la struttura distributiva totale, in sostanza meno importanti per l’economia ed il vivere civile di quanto non siano adesso, costituendo di fatto l’ossatura necessaria o meglio il sistema arterioso intorno al quale e con il quale è organizzata la nostra società.

Ed è evidente che costituendo il sistema attuale di produzione/distribuzione organizzato in senso ortogonale verticale il sistema vitale attraverso cui passa l’alimentazione energetica dello stesso concetto di civiltà che oggi conosciamo, lo spostamento in senso orizzontale non può che non condurre verso una radicale e generale perdità di strategicità del mezzo fisico (l’elettrodotto o quant’altro) attraverso cui si arriva al fine pratico (il controllo non-democratico) dei consumi, in quanto affare per quelle strutture economico-politiche, da tutti conosciute come multinazionali, spesso travestite da enti di dubbio carattere pubblico, ma di sicura finalità privata (in italia vedi enel, eni, italgas, etc.).

L’accorciamento delle reti di distribuzione e la loro limitazione al ciclo locale favorisce inoltre la presa d’atto di una responsabilità politica sia delle popolazioni che delle amministrazioni alla gestione materiale del bene comune energia ed all’attuazione di scelte responsabili e mature di cui saranno le stesse amministrazioni a dover rispondere di fronte alla propria comunità, con un ritorno in termini di auto-gestione collettiva e di democrazia diretta di grande valenza politica e sociale per un futuro in cui non “possono” trovare più spazio quelle logiche di sfruttamento delle risorse, dei territori e degli esseri umani che li popolano, che appaiono sempre più ideologici di un certo sistema di organizzazione economica e politica le cui conseguenze sono ormai visibili a chiunque nelle forme dello stato di degrado dell’ambiente e della condizione umana attuale.  

miko somma (continua)