Un appello ai parlamentari lucani
Dal giorno della presentazione della doppia denuncia-esposto al prefetto di Potenza e Matera ed alla Procura della Repubblica di Potenza il sottoscritto è stato fatto oggetto di numerosi inviti al ritiro delle stesse, al fine di non “intralciare” lo svolgimento delle elezioni regionali, ma la mia risposta è stata negativa, argomentata dal richiamo al principio democratico fondamentale, il rispetto della Legge.
La legge che regola la materia elettorale regionale è essenzialmente la legge 17 febbraio 1968 n.108 che prevede oltre alle formalità di raccolta delle firme di sottoscrizione sulle quali è stato presentata la denuncia-esposto, anche alcuni parametri di individuazione del numero di firme richieste sulla base della popolazione residente, ed è su questa legge che occorre aprire una profonda riflessione.
Nel caso delle due province lucane la citata legge 108 capo III articolo 9 fissa a 1000 il numero minimo di firme richieste per ogni circoscrizione provinciale senza tener conto della gran differenza demografica esistente tra le stesse (Potenza 390.000 abitanti, Matera 200.000), ma soprattutto senza poter prevedere che in un caso come quello della provincia di Matera, 17 liste impegnate alla ricerca di almeno 1000 firme ciascuna (ma il numero reale tiene conto di un margine fisiologico di firme annullate ed oscilla così almeno sulle 1300) fanno 17.000 firme, cosa che a conti fatti porta un materano su
Ma i paradossi non finiscono qui, visto che nell’epoca delle firme digitali e dell’autocertificazione, interpretazioni giurisprudenziali stabiliscono che criteri di autenticazione e soggetti indicati debbano essere ancora quelli del Decreto Presidenziale 28 dicembre 2000, n. 445 e non certo quelli validi per ogni altro rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.
Il problema è quindi nella legge n. 108 stessa che andrebbe radicalmente modificata in alcuni punti in accordo alle mutate condizioni reali, ma per via ordinaria in Parlamento e non certo su decretazione d’urgenza del Governo, che aprirebbe così pericolosi precedenti sulla materia elettorale. Ma pensare che a corsa elettorale avviata e contestata si possa addivenire a modifiche della legge elettorale per via ordinaria aprirebbe altri capitoli di ovvia e rilevante materia costituzionale e politica.
La nostra richiesta ai prefetti in qualità di rappresentanti del governo e del ministero dell’interno di annullare gli attuali comizi elettorali e di riconvocare gli stessi si fonda sia su di un vizio sostanziale e formale e su una ipotetica ma facilmente rilevabile serie di reati connessi, riguardanti le operazioni di raccolta delle firme di sottoscrizione alle liste a parametri di legge attuale (art. 9 terzo comma della citata legge ed art. 21 comma 2 del citato decreto presidenziale), sia sulla impossibilità o pericolosità del precedente di modifiche alle leggi elettorali senza il ricorso agli strumenti legali adatti allo scopo, sia sulla poca opportunità di procedere a colpi di maggioranza su materie complesse e influenti sulle architetture istituzionali, quali le leggi elettorali.
Un annullamento delle procedure elettorali attuali ed un rinvio del voto per le regionali a giugno 2010 (cosa che ha precedenti) darebbe disponibilità al parlamento di un lasso di tempo ragionevole di un mese e mezzo per la modifica concertata ad ampia maggioranza delle modifiche della legge 108, cosa che crediamo possa essere, se praticata in perfetto accordo, una prima via di dialogo reale tra le forze politiche per il bene del Paese.
Modifiche che crediamo debbano andare verso l’individuazione di scaglioni di firme di sottoscrizione più aderenti alla realtà numeriche della popolazione delle province (da
Sale così direttamente ai rappresentanti parlamentari lucani il nostro invito a farsi promotori nei tempi più rapidi che la situazione determinatasi in tutto il Paese indica come rapidissimi, di dette modifiche, se davvero crediamo che il bene di uno stato non stia nel vantaggio dell’uno sull’altro, ma nel rispetto delle leggi che regolano il comune vivere al suo interno, rispetto che rimane integro all’ammissione che le stesse leggi non sono mai strumenti fissi ed irrevocabili, ma che debbano piuttosto convivere con il tempo e con mutate condizioni e percezioni che esse provocano nel comportamento collettivo.
E scusate se è un piccolo movimento locale a doverlo ricordare.
Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil