o8/06/2012

soltanto il 3,3% del prodotto interno lordo della basilicata è ascrivibile alle attività turistiche, contro una media meridionale del 5,0% e nazionale del 5,1%…ogni programma per questa terra non può non passare che dall’aumento di tale percentuale nell’unica vera arma che questa regione possiede, difendere la sua incontaminatezza come valore turistico da rilanciare in un panorama di inconsueto che farebbe la differenza!!!

miko somma

Comunicato stampa di Comunità Lucana

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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Il diritto, sostanziale fondamento del vivere democratico

E’ costume di Comunità Lucana non commentare in alcun modo le sentenze prima di averne letto il disposto che chiarisce in maniera univoca quale sia stato il percorso della decisione di una corte e tale sarà il nostro atteggiamento verso la sentenza che condanna il tenente di polizia provinciale Giuseppe Di Bello e l’esponente radicale Maurizio Bolognetti nel giudizio circa la rivelazione di atti di ufficio nel merito della pubblicazione di dati inviati da una “gola profonda” dagli uffici regionali e forse sin troppo precipitosamente resi pubblici dai soggetti in questione, prontamente denunciati dall’allora assessore all’ambiente, Vincenzo Santochirico.

 

L’esatta ricostruzione della materia giudiziale crediamo debba essere ben tenuta presente in giudizi su cui con evidenza la pubblica opinione non dovrebbe costruire significanti differenti e che, in ogni caso, non alterano quella domanda di fondo sullo stato delle acque dell’invaso del Pertusillo che rimane del tutto inevasa, tra le reticenze “tutt’appostiste” di chi pur avrebbe obblighi pubblici alla chiarezza, per le motivazioni facilmente intuibili di essere in determinate postazioni per lavorare agli interessi pubblici, e quelle indagini che speriamo presto possano almeno supplire a “latenze politico-amministrative” di cui si avverte presenza pur in presenza di precisi obblighi di legge.

 

Così, se da un verso la condanna per la rivelazione di segreti d’ufficio nel merito è una sanzione per il comportamento concreto di soggetti in una fattispecie concreta, la pubblicazione, lecita o meno, di atti d’ufficio –  e la sentenza ci dice illecita pur in presenza di un interesse pubblico alla loro conoscenza – e di cui occorrerebbe discutere sulla base di una evidenza dell’interesse pubblico alla conoscenza di quei dati, ancora attendiamo di comprendere cosa, chi e come hanno provocato un inquinamento che non crediamo ammissibile in una democrazia continuare a distribuire con il contagocce.

 

Così se Di Bello e Bolognetti hanno sbagliato – e naturalmente saranno tutti gli altri gradi di giudizio a confermare tale colpevolezza – hanno commesso reato nel diffondere quei dati, ma quei datì ci sono e sono un punto di domanda a cui si attende ancora una risposta, sia giudiziale che politica.

 

Non vorremmo quindi che su tale “errore” si costruisca mediaticamente delegittimazione delle criticità ambientali (e non solo) emerse finora in questa dormiente Lucania di cui vorremmo presto liberarci per addivenire ad una regione più conscia dei temi che la interessano concretamente, ma non cediamo ad idee di una “punizione” dei soggetti in questione, idee che se pur i gradi successivi dovessero indicare errori in questa sentenza, ci direbbero di un errore e non di un teorema.

 

Non crediamo, per amore di democrazia, doversi neppure affermare l’esistenza di teoremi complottisti senza così mettere in dubbio il basilare caposaldo della nostra democrazia, quello che sia la civiltà del diritto, anche quando sbaglia, perché potrebbe sbagliare, ed anche più del voto dei cittadini, perché potrebbero sbagliare, il sostanziale fondamento del vivere democratico, non il tifo da stadio che pare a tratti volerla sostituire.

 

In attesa così della pubblicazione della sentenza, la nostra massima solidarietà umana al tenente Di Bello ed a Maurizio Bolognetti.

 miko somma, segretario regionale di Comunità Lucana

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