De Filippo a Roma per la Conferenza delle Regioni

15/12/2011 10:04

In giornata incontro col ministro della Salute

AGR  Il presidente Vito De Filippo è a Roma per la seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni. All’ordine del giorno dei lavori figurano l’esame della manovra finanziaria del Governo Monti e il dibattito sull’ipotesi di autoriforma delle istituzioni regionali.
Successivamente, il presidente De Filippo, insieme con i colleghi governatori, incontrerà il ministro della Salute, Renato Balduzzi, per affrontare i temi legati al nuovo Patto per la salute.

————————————————————————————–

bene che ci rimanga…anche perchè pare che questa sia proprio la sua intenzione!!!

Pubblicato in Blog

Consorzio Asi Pz adotta strumento di previsione finanziaria 201215/12/2011 09:50

ESR   Il Consorzio ASI della Provincia di Potenza ha predisposto ed adottato il proprio strumento di previsione finanziaria PEF per il 2012 nel quale trovano conferma gli impegni assunti verso gli imprenditori insediati nelle aree consortili e annunciati nel corso del recente confronto avuto presso Confindustria Basilicata svoltosi nelle settimane scorse.
In particolare – spiega un comunicato dell’Asi –  il PEF prevede, accanto ad altre misure di contenimento dei costi di gestione, una riduzione del 20% degli oneri consortili a partire dall’ 1 gennaio 2012, riduzione che dall’ 1 luglio 2012 arriverà al 50%, in concomitanza con l’avvio del nuovo modello di gestione dei servizi nelle aree industriali le cui procedure di gara sono in avvio.
Tale misura viene resa possibile utilizzando subito le economie rivenienti dalla sottoscrizione del protocollo di intesa con SEL che ha consentito all’ASI di beneficiare degli esiti della gara per la fornitura aggregata di energia elettrica, economie che ammonteranno a circa 145 mila euro (circa il 10% dei costi complessivi), a cui si aggiungeranno i benefici derivanti dal nuovo modello di gestione dei servizi nelle aree industriali.
Come si noterà – sottolinea l’Asi Potenza –  queste misure, riducendo i costi di gestione, determinano subito vantaggi competitivi per le imprese insediate.
Viene prevista inoltre l’attivazione di un fondo di 350.000 euro per interventi straordinari nelle aree industriali in favore della viabilità stradale e della segnaletica. Non esisteva in precedenza questa misura, da qui le difficoltà ad asfaltare, a manutenere in via straordinaria alcuni tratti viari nelle aree industriali.
Da gennaio sarà anche attivo il nuovo protocollo informatico e il nuovo sito interattivo che consentirà alle aziende di avere in tempo reale informazioni in ordine alle loro istanze, di monitorare l’avanzamento delle stesse e di avere contezza del loro esito. Sarà inoltre attivato l’ufficio per le relazioni con il pubblico.

“Il Consorzio ASI della Provincia di Potenza volge lo sguardo al futuro, innovandosi e razionalizzando la propria struttura ed i propri costi – commenta Donato Salvatore, commissario del Consorzio – molto resta ancora da fare, ma i segnali positivi di attenzione che giungono da parte degli imprenditori, invertendo una tendenza consolidata negli anni, sono il miglior viatico a continuare con determinazione ed impegno sulla strada intrapresa”.

—————————————————————————————

qui si arriva al ridicolo…un ente pubblico che funziona per assicurare servizi di sistema ai privati adotta uno strumento finanziario e fin qui va bene, significando ciò che finora nulla in merito alla programmazione dei propri impegni finanziari era stato fatto, agendosi cosi “alla carlona” o se volete “alla lucana”…bella roba per un consorzio inutile che spende soldi altrimenti utilizzabili per fornire servizi a bassissimo costo per imprenditori industriali che pur potrebbero permettersi di pagare quanto si dovrebbe (vogliamo dire che se si realizza una strada o i servizi tipici di un’area industriale dalle nostre parti si usa “regalare” il loro costo annuale in cambio di quel lavoro che poi spesso manca appena c’è l’occasione di scappare dove questo costa meno?)…bene, qui si riducono ulteriormente gli oneri consortili a carico delle aziende, eppure si risparmia, almeno a quanto viene dichiarato?…come è possibile?…possibile che un risparmio tutto da verificare consentito dall’accordo con sel (società energetica lucana, da non confondersi quindi con altre società ambienti od ecologie) riduca i costi del 10%, fino a quantificare in soli 1.450.000 euro il costo totale di un ente che invece pesa molto di più sulle casse regionali, anche per via delle tante sostanziose iniezioni di contante del passato?…

forse converrebbe dare un’occhiata di merito al bilancio depositato dell’asi, se fosse possibile, per comprendere che forse nei costi indicati non sono indicati alcune voci che pur rappresentano un costo che la regione ed altri enti riconoscono ad asi, quali per esempio la gestione di alcuni depuratori, la gestione delle acque del micro-invaso del pantano (e qui occorrerebbe conoscere i dettagli che ne regolano la gestione stessa tra fornitura pubblica di acqua e consumo privato della stessa)…

poi dovremmo parlare di immobili…e poi di altre cose tipo bonifiche e gestione dei fondi che pur essendo arrivati in passato nulla hanno bonificato, ma semmai molto hanno beneficiato…le tasche delle tante consulenze…per esempio quelle che hanno riguardato l’area ex-liquichimica…e via discorrendo, stipendi, incarichi, tutte le passate presidenze, etc etc…ma il capolavoro dell’inutilità costosa del consorzio asi (inutilità per noi cittadini, s’intende) è l’ufficio delle relazioni con il pubblico…di quale pubblico parliamo essendo per sua natura il consorzio soggetto bilaterale tra istituzione (regione) ed attività private (industrie) che nelle zone controllate dal consorzio basterebbero le dita di poche mani?…

Pubblicato in Blog

In V Ccp auditi Commissari liquidatori Comunità montane

14/12/2011 19:30

Il punto della situazione sulla liquidazione degli Enti montani

ACR  La Commissione “Controllo, verifica, monitoraggio”, nella seduta odierna, presieduta dal consigliere Dalessandro (Pd), in assenza del presidente Napoli (Pdl), ha audito i Commissari liquidatori delle Comunità montane sullo stato di attuazione delle procedure di liquidazione delle stesse ai sensi dell’articolo 23, comma 7, legge regionale n.33 del 2010. Intervenuti Domenico Esposito della Cominità montana “Medio Agri”, Gerardo Ferretti “Alto Basento”, Costantino Di Carlo “Marmo Platano”, Franco Auletta “Medio Basento”, Tommaso Romeo “Collina Materana”, Domenico Urga “Camastra Alto Sauro”, Vincenzo Ostuni “Melandro”.

I commissari hanno evidenziato che sono stati posti in essere tutti gli atti previsti dalla normativa che contempla la chiusura delle Comunità montane al 31 dicembre 2011, mettendo in luce una serie di criticità connesse alla presenza di numerosi lavoratori socialmente utili e co.co.co che dovranno trovare nuova occupazione, così come i dipendenti di ruolo e la Regione ha dato garanzie in tal senso. Altre criticità sono quelle riguardanti il problema dell’insufficienza di risorse finanziarie che ha determinato grandi difficoltà nel pagamento delle giornate ai lavoratori forestali. Ulteriore problema segnalato quello relativo al trasferimento dei beni immobili delle Comunità montane in favore dei Comuni, dal momento che le Aree programma non hanno personalità giuridica, il tutto considerando la non omogeneità del territorio, le distanze spesso notevoli dal Comune capofila e, in ultimo ma non da ultima, la circostanza che alcuni cespiti patrimoniali sono gravati di mutuo. Infine, va sottolineata la circostanza che i vari rapporti in essere sulla base dell’attuale normativa non potranno venire trasferiti in capo ad un unico soggetto per cui si paventa la frammentazione degli stessi. Al di là della richiesta della stesura del bilancio di liquidazione, dunque, vi è da considerare che ci si è trovati in presenza di “una liquidazione a-tecnica non contemplata dal codice civile, poiché è stato chiesto ai Commissari liquidatori anche l’assunzione delle deleghe, vedi forestazione e Pois, garantendo lo svolgimento e la continuazione della programmazione. A questo si è aggiunta la necessità di facilitare l’aggregazione tra le Aree programma e l’attuazione di uno schema di associazione per adempiere alla norma prevista dal patto di stabilità. Per quanto concerne il personale, poi, si è proceduto alla stesura del ruolo speciale di esaurimento per la rassegnazione e la riallocazione sul territorio”.

In merito agli altri provvedimenti all’ordine del giorno, la Commissione ha deciso il rinvio in attesa che si pronuncino gli organismi consiliari competenti. Presenti alla seduta i consiglieri Dalessandro (Pd), Mollica (Mpa), Navazio (Ial), Falotico (Plb), Romaniello (Sel), Scaglione (Pu), Singetta (Api).

—————————————————————————————

di fatto ci stiamo avviando ad una proroga dei termini della liquidazione delle comunità montane, più che per problemi tecnici comunque esistenti e sottolineati in alcuni passaggi (se è risibile quella degli immobili, molto meno lo è la stranezza di enti in liquidazione a cui sono affidati compiti nuovi, ancorchè di fatto inutili, vista la loro impostazione di massima), per la necessità di fornire stipendio ai soggetti liquidandi in mancanza di postazioni da acquisire…e non paia ciò cattivo pensiero, ma realtà di fatto in un ambito regionale che deve cominciare a tagliare soggetti istituzionali ed aziende, quindi postazioni direttive, presidenze, collegi sindacali e di revisione…mancando i posti dove allocare costoro (perchè pare che di lavoro proprio non voglia vivere nessuno), si prorogherà la proroga già esistente proprio con la scusa della forestazione (quella produttiva, quindi dannosissima perchè orientata alla produzione di bio-masse ed alle certificazioni compensative sulle emissioni di co2) e dei pois che tranquillamente potrebbero essere gestiti da semplici cabine di regia tra i sindaci interessati al programma…

tale è infatti questa regione che piuttosto che affrontare i problemi che gravano sulla classe politica (& co.), ne proroga la soluzione all’indefinito sperando che nella stanchezza generale nessuno si accorga di qualche “boss del consenso” che continua ad occupare una poltrona che è un costo fisso per la comunità senza che mai abbia alcunchè prodotto…anzi no, qualcosa producevano…comparizie o se volete clientele sui lavori pubblici, sulle giornate ai forestali (grande valzer questo di consenso elemosinaro), ora anche sui rifiuti e via discorrendo il lungo elenco di beneficiari di questo sistema feudale…

Pubblicato in Blog

15/12/2011

il dispiego delle modifiche alla manovra mostra il lato umoristico del governo monti…si scherzava, no?…ai ricchi non toccate barca e suv, piuttosto i soldi si chiedono ai tabagisti di stato…nel frattempo la presa in ostaggio del governo da parte del pdl è palese a tutti tranne che ai pd che, continuando così in quel loro delirio, rimarranno con il cerino in mano e ci riprecipiteranno nelle mani di quei mentecatti…si spera allora nella spaccatura pdl che riequilibrerebbe tutto…e nel frattempo il paese muore
miko somma

14/12/2011

il debito pubblico nella storia è stata sempre la paura, la paura che prosperava nell’assenza del diritto e nella certezza dell’arbitrio…in epoche a noi più vicine il timore delle classi dominanti che l’affermazione del diritto e la conseguente limitazione dell’arbitrio potessero cambiare troppo il mondo, alterandone gli equilibri di potere, hanno spinto alcuni di loro a creare altre dipendenze, forme di obnubilamento di massa in cui celebrare la morte dei ricordi nella eterna continuazione di un presente fatto di estemporaneo, altri a creare meccanismi di controllo molto più complessi tra i quali il debito pubblico, il nuovo golem…spesso mi chiedo se le persone abbiano il senso del rischio di questa nuova servitù della gleba che stiamo correndo nell’anticipazione di un tecno-medioevo

miko somma

l’ordine del giorno

sabato 17 dalle ore 16,30 presso la sede di comunità lucana in via portasalza, 16 si terrà la prima riunione della costituente per il partito della comunità lucana 

all’ordine del giorno:

1) breve relazione del coordinatore regionale sul lavoro sin qui svolto dal movimento e sulla necessità della sua trasformazione mediante costituente

2) nomina a voto palese di un segretario dei lavori

3) proposte di criteri, modalità, obiettivi nella redazione dello statuto

4) scelta del gruppo tecnico per la redazione di una proposta condivisa di statuto ed indicazione dei tempi per la sua presentazione ad approvazione 

5) scelta di luogo e data della prossima riunione della costituente

6) varie ed eventuali

n.b. la stampa è pregata di accreditarsi attraverso mail diretta (raggiungibile attraverso il banner in alto) o contatti telefonici agli usuali numeri

n. b. gli aderenti al movimento si riservano il non ingresso o l’allontanamento di ogni persona il cui fare possa risultare provocazione al sereno proseguimento dei lavori

Pubblicato in Blog

14/12/2011

ciò che mi rende particolarmente infuriato è l’incapacità di politici e tecnici di comprendere che dietro ai numeri ci sono milioni di storie umane che non si possono mettere semplicemente a statistica, credendo che le formule siano il companatico con cui mettere a tavola una famiglia…ogni futuro necessita dell’oggi per potersi aprire in una prospettiva generale ed è in questo oggi che si deve decidere chi pagherà di più il domani
miko somma

14/12/2011

ogni cretino che imbraccia un’arma e si fa “la sua giustizia” razziale, sessuale, sportiva e via discorrendo, non è solo un mero fatto di cronaca, se quel gesto si innesta su una deriva ormai ventennale di razzismo cresciuto come un virus nel brodo di coltura dell’ignoranza spacciata in questi anni dai media, particolarmente di area mediaset ed in buona compagnia rai…quel cretino in quel caso è il paradigma estremo di una società che ha perso di vista se stessa
miko somma

inizia la costituente di comunità lucana

eccovi il testo di invito alla prima delle assemblee della fase costituente del partito della comunità lucana

comunita-lucana-jpeg.jpg

Cari amici e care amiche,

  

inizia il percorso costituente di Comunità Lucana – Movimento No Oil in partito, superando con questo atto quella fase movimentista, tesa alla denuncia ed allo svelamento di troppe verità finora tenute celate e che comunque non ci ha impedito la partecipazione ai momenti elettorali intesi come “momento per la presentazione di idee e progetti” più che come corsa al voto (mai chiesti in verità), ma che proprio oggi ed in un momento in cui la forma partito tradizionale sembra essere entrata in profonda crisi di rappresentanza e di critica, intendiamo sostanziare in un partito vero e proprio.

  

Certo nelle nostre intenzioni non c’è alcuna volontà di creare semplicemente un’altra sigla in un panorama che ne contiene già tante, ma vogliamo dare vita ad un partito diverso, non solo per le idee, i programmi e così gli obiettivi che ci hanno sempre connaturato, ma diverso nella sua stessa forma e nei meccanismi di partecipazione, nella sua stessa genetica democratica.

  

E’ così che allora si parte dallo statuto, un atto “costituzionale” del nostro stare insieme che si fonda sulla accettazione di norme interne a garanzia della libera, attiva e democratica partecipazione di noi tutti alla vita di questo nuovo soggetto politico, e si parte non da uno schema precostituito da accettare, ma da una piattaforma da scrivere insieme per fare in modo che tutti abbiano voce nella sua nascita.

  

Stabiliremo cioè non solo le norme che regoleranno la vita del partito attraverso i suoi organi e le forme che la rappresentanza assume in questi e nella formazione di una linea politica condivisa ed accettata nel rispetto delle differenti posizioni, ma in che modo ciascuno di noi vorrebbe proiettare fattivamente il proprio entusiasmo o la propria rabbia in uno strumento, il partito, che serve a dialogare, a mettere in comune e poi rendere concrete le nostre idee, portandole infine con i mezzi della democrazia (le elezioni che per noi sono un mezzo e mai un fine) nei luoghi democratici dove la politica si concretizza in decisioni (le sedi della volontà popolare), cioè lì dove si stabilisce il nostro presente ed il nostro futuro con atti il cui valore non vogliamo più delegare a chi finora ne ha abusato.

  

Non abbia così paura chi, in questo momento che è di profonda sfiducia nei partiti, di avvicinarsi alla costruzione di un partito diverso ed impostato sulle nostre idee di democrazia, idee che passano proprio attraverso la redazione di uno statuto che ne regolerà non solo la nascita, ma la vita stessa nelle forme che riterremo opportune a che la nostra volontà non sia mai travalicata in atti e posizioni che non ci rappresentano, in idee e pratiche che non ci vedano direttamente protagonisti come costruttori di quella nuova democrazia che da più parti ed a più voci invochiamo.

  

Non quindi un appello, questo, al variegato e ricco mondo di criticità che associazioni, comitati, cittadini che compongono un mosaico che si oppone ad un sistema economico, sociale e politico sentito come ingiusto, inadeguato, escludente, dannoso per l’intero pianeta, a voce sempre più alta lanciano con forza a dimostrare un disagio che si trasforma in rabbia, non un appello all’indignazione o all’antipolitica che è sintomo di una malattia a cui non si sono ancora trovate medicine, alla demagogia sempre più ventilata delle facili soluzioni o degli uomini forti, ma una richiesta di maturità e di spirito costruttivo a chi comprende che se delegare non è più possibile a questa politica ed a questa rappresentanza, ora forse è arrivato il momento di “metterci la faccia” e così il cuore, le idee, la volontà di diventare il soggetto democratico del cambiamento.

  

Ed è con questo spirito che vi chiamiamo alla partecipazione ed alla costruzione del “vostro” partito, quello che voi stessi concorrerete a creare, a far vivere e crescere, determinandone forme e modi che è tempo diventino patrimonio comune di tutti i lucani e non che vogliono essere cittadini e non più sudditi.

  

Il coordinamento regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil per la costituente del partito della Comunità Lucana.

 

Pubblicato in Blog

13/11/2011

aspetteranno che le voci schiumanti rabbia si assopiscano nell’ordinaria straordinarietà di un quotidiano che si annuncia una corsa affannosa alla sopravvivenza e manterranno il loro imperio con tutta la protervia del loro esercito di mantenuti…conservate il fiato per un progetto vero perchè allora non ci sarà da urlare, ma da correre per realizzarlo!!!
miko somma

11/12/2011

comunita-lucana-jpeg.jpgcomunita-lucana-jpeg.jpgcomunita-lucana-jpeg.jpgcomunita-lucana-jpeg.jpg

andiamo verso la costituente

ora abbiamo bisogno della vostra partecipazione al processo che darà vita ad un partito dove a contare saranno le idee, la voglia di costruire, la partecipazione, le scelte dal basso, un’altro concetto dell’economia, dell’ambiente, delle relazioni tra cittadini ed istituzioni
un’altra lucania è possibile, un’altra lucania è necessaria

Pubblicato in Blog

11/12/2011

il concetto di libero mercato, luogo di incontro di domanda ed offerta, ha come limite strutturale il fatto che se la libertà non esiste in regole cogenti che valgano per tutti, non esiste neppure il mercato che di fatto si traforma in mono/oligopolio…parliamo allora di liberismo e di deregulation
miko somma
Pubblicato in Blog

cristo si è fermato…

ricevo (o meglio prelevo con il permesso dell’autrice) il seguente testo critico su una delle opere che ancora oggi nell’immaginario collettivo identifica la nostra regione e che credo rappresenti un utile punto di riflessione per tutti noi…

 levi.bmp

Cristo si è fermato a Eboli 

di Carmelina Pace alias Karmen Gueye

—————————————————————————————————————-

Capita talvolta di leggere un libro per la seconda volta; qualcuno va oltre, e lo fa magari una terza e una quarta, anche se non sempre lo si ammette, perché appare un po’ maniacale. Dipende: se si tratta di approfondire un tema, è perfino necessario; se l’argomento appassiona, perché no? Forse che si gode un panorama o una musica una tantum?

Nel nostro caso, ci siamo presi la briga di rivedere un piccolo classico, tanto per l’esercizio di verificare un eventuale nostro cambio di prospettiva nel tempo, quanto per constatare se il contenuto poteva essere d’aiuto a risolvere problemi attuali.

 

Parliamo di “Cristo si è fermato a Eboli”, opera nota e tradotta in tutto il mondo. L’autore, Carlo Levi, era un fior di intellettuale ebreo torinese nato nel 1902, medico non praticante, pittore e in seguito, appunto, scrittore. Oppositore del fascismo, fu mandato al confino in Basilicata a metà degli anni trenta; tra i “colleghi”, la stessa sorte toccò , per esempio, a Cesare Pavese, che finì in Calabria. Ma mentre quest’ultimo non trovò umori fecondi per la propria arte, Levi fu folgorato dall’esperienza, che diede avvio alla sua carriera letteraria.
Non siamo certo critici professionali, ma ci permettiamo di redigere un commento, coinvolti anche genealogicamente da questa regione.

 

 

Una prima lettura avvenne nell’adolescenza e se ne riportarono emozioni forti. Grande è la passione civile che trasuda dalle pagine, intessuta dalla cultura personale dell’autore, che si intuisce smisurata, nutrita da un ambiente favorevole, quello della Torino degli anni trenta, dove il nostro frequentava assiduamente, per dire, Mario Soldati e disegnò una copertina per lui, come per altri: quindi siamo di fronte a un’eclettico profondo, il che è una rarità, e dunque ancor più preziosa.

 

Carlo soggiornò dapprima a Grassano, poi a Gagliano, dove era previsto si trattenesse tre anni, periodo che venne poi accorciato di molto, per grazia del regime, concessa sull’onda dell’euforia per le conquiste coloniali.
Si fece amici in entrambi i paesi, ma è l’esperienza nel secondo che viene descritta e tramandata a noi; in seguito egli diede disposizioni di essere sepolto proprio a Gagliano, oggi denominata Aliano, e così avvenne alla sua scomparsa, nel 1975 (ma in vita non vi era mai tornato).
Uscì anche un pregevole e omonimo film, interpretato da Gian Maria Volonté.

 

In generale va detto che ai lucani il libro non è mai andato troppo a genio. Esso, è vero, ne celebra le terre, conferendo loro, grazie all’abilità narrativa, un fascino magico e stregonesco, denso di emozioni e sensazioni ( “atmosfera numinosa”, la definisce l’autore ); il sentimento dell’osservatore è gravido di compassione per l’infelice sorte dei “cafoni”: oppressi prima da secolari invasioni di popoli diversi e sfruttatori, poi da feudatari avidi e indifferenti e, infine, da un fascismo per cui viene speso più sarcasmo che disprezzo.

 

Tuttavia l’approccio cerebrale tipico del colto e inclita mai viene meno, portando il lettore a un’attenzione passiva e passivante: nulla si è potuto mai fare per la sorte di quelle genti, nulla mai si potrà. Rimane la disperata rassegnazione, di fronte a luoghi aspri e brulli, non risollevati dalle poche rimesse degli emigrati “americani”; l’ammirazione per la dignità personale dei contadini; l’attrazione quasi morbosa dello scrittore per i riti , le leggende, e i costumi sociali, meno moreschi e barbari di quello che si era immaginato; la solidarietà per coloro, quasi tutti, che da “Roma” non attendevano più nulla, perché nulla era mai arrivato; l’irrisione verso i potenti del luogo, meschini e ignoranti, intrisi al massimo di quella “mezza cultura” che sembra essere associata proprio al fascismo, in buona parte.

 

Purtroppo, secondo gli abitanti di Basilicata che dall’uscita lo hanno letto ( non abbiamo notizie recenti sui giovani lettori), il testo trasmette un inequivocabile sentore di miseria quasi colpevole, dipinge per l’eternità uno stucchevole quadro, che ricorda le impressioni stupefatte dei colonizzatori del terzo mondo davanti all’esistenza primordiale; non approfondisce l’essenza della classe media, della piccola borghesia, associata tout court ai difetti della dittatura, senza provare a sondarne le obiettive difficoltà a evolversi.
Infine, si rimane all’affresco desolante di una fetida casupola ove uomini, piccoli, neri e un po’ animaleschi, bestie, lari e penati locali convivono in una imbarazzante promiscuità amorale.

 

Si accusa Levi di compiacimento estetizzante, dove trova posto solo qualche blanda accusa al nord tetragono ai nuovi italiani annessi con l’Unità; egli è un settentrionale in prestito, e accorda simpatia a rari soggetti, per motivi imperscrutabili: un caso per tutti, il prete pedofilo. E’ il caso dell’intellettuale “progressista” che è sempre oltre, rispetto a dove si può provare a capirne l’approccio.

 

Resta l’obiettiva difficoltà di questa regione, in genere aliena alle cricche e alle cosche in omaggio all’individualismo dei suoi nativi, a emergere dal torpore millenario in cui sembra avvolta, anche ora che petrolio e modernismo ne stanno intaccando la sempre indiscussa reputazione di fondamentale onestà.

Temiamo che non ci si sia mai troppo preoccupati di comprendere il sud, ormai appeso a contrastanti impressioni, influenzate altresì dagli emigrati al nord o all’estero e ai loro discendenti, che riposano su un amore viscerale e nostalgico, per posti dove mai tornerebbero; e alla delusione di chi ci vive e non riesce a scalfirne l’immobilismo. 

Pubblicato in Blog

11/12/2011

so di dire una cosa impopolare, ma guardate che l’autonomia finanziaria del parlamento è una delle massime garanzie costituzionali (ben altra cosa è naturalmente l’abuso che ne è stato fatto nella abnormità dei compensi ai parlamentari e via di seguito, sia nel corso dei decenni che ieri) ed una norma governativa che intervenga su questa autonomia è altamente lesiva della costituzione e del principio del diritto che ruota intorno all’espressione della volontà popolare in quell’assemblea, volontà che di fatto è garantita anche da una norma che consente al parlamento di essere sovrano e non dipendente anche finanziariamente da altre funzioni dello stato…ci sono questioni di ordine giuridico e formale su cui non possiamo passare la spugna dell’indignazione, senza aprire la strada a quella cultura del superamento della stessa volontà popolare che è frutto di alcune pratiche recenti di governo sulle quali occorrerebbe tenere gli occhi aperti…poi nel merito occorrerebbe chiedersi per chi abbiano votato negli anni alcuni indignati

miko somma

La manovra passo per passo VI

 

Una critica di sistema

 

 

 

Come promesso, a margine delle criticità alla manovra per ciò che attiene la parte dedicata alla strana “crescita economica” di cui si parla, passiamo a una serie articolata e, come nel nostro stile, senza tentazioni di stampo demagogico, di considerazioni critiche generali.

 

 

In primo luogo sarà facile a molti comprendere che la stessa parola crescita, se nel contesto della manovra e del pensiero generale ha un suo senso molto ben chiaro (sostanzialmente un aumento del PIL prodotto e della spesa pro-capite attraverso i consumi individuali), è per noi controversa in quanto a ben altri parametri faremmo riferimento se e quando si parla di crescita e economica.

  

Ma stando nello specifico del testo che ad un modello economico visto come ineludibile si ispira (e ben facile sarebbe la considerazione che in questo sistema economico poco di differente si può fare), vogliamo però provare ad immaginare qualcosa di diverso, ma a partire dalla prima e più semplice critica che a questa manovra si può fare, a partire, quindi da una crescita declamata, ma non praticata affatto negli intenti.

  

Riconosciamo con coerenza che gli investimenti necessitano di denari che nel bilancio dello stato non ci sono, ma ricorrere a formulette come quelle che abbiamo letto (in sostanza non si postano sorgenti economiche, limitandosi semmai ad un copia-incolla di risorse facenti riferimento alla fiscalità generale) lascia la bocca amara.

  

Pensare cioè che si possa stimolare crescita attraverso incentivi fiscali alle assunzioni è folle se non si considera il quadro economico generale che certo non spinge alcuna impresa ad assumere almeno fino a quando le condizioni di mercato non si siano rasserenate, a meno di non voler considerare le sole imprese che fanno export come volano della ripresa economica.

  

Ciò in parte è vero per un’economia manifatturiera come l’Italia (che ricordiamo essere la seconda d’Europa, dopo la Germania, ed una delle maggiori del mondo), ma sempre a voler considerare quei principi economici che muovono le idee prevalenti sull’economia, tale vettore di ripresa sarebbe poco relativo a ciò che invece necessita, una ripresa dell’attività produttiva generale, sia essa destinata al mercato estero che a quello interno.

  

Se infatti è vero che la caduta di produzione deve essere vista in rapporto agli ordinativi del trimestre seguente, ciò che emerge con chiarezza è che sono proprio questi ad essere in caduta libera, determinando nei fatti una crisi che genera minor produzione perchè minori sono gli ordini e quindi i bisogni legati a questi, ed alla cui ragione non si può addurre i soli costi della produzione (tra i quali ovviamente anche il costo del lavoro, oltre che quello del denaro occorrente sia agli investimenti, cosa questa che richiederebbe interventi di maggiore facilità nella concessione di credito che non ci pare vi siano, limitandosi semmai il primo articolo a detassare le patrimonializzazioni, ma non ad intervenire sul sistema creditizio, sistema a cui ritorneremo in questo ambito quando arriveremo alla parte dedicata alle banche).

  

Risultato c’è crisi perché non ci sono ordini non essendoci domanda da soddisfare, e non perché il costo della produzione non sia concorrenziale almeno ai principali paesi competitors (perdonate l’anglicismo), almeno per ciò che riguarda il mercato interno.

  

Quindi da ciò che si comprende dal testo parrebbe chiara l’intenzione di limitare nei fatti le detassazioni, e quindi gli aiuti, solo a quelle aziende che, producendo per il mercato estero il made in Italy di qualità, hanno il problema dell’investimento di crescita delle capacità produttive (finanziamento creditizio e lavoro a più basso costo) e che così operando potrebbero ridiventare maggiormente competitive (Cina e paesi a minor costo del lavoro permettendo).

  

Ma un paese non vive di solo export ed esiste un mercato interno che fa da base allo stesso export ed è a questo settore che occorrerebbe chiedere se nell’immediato il problema è il costo del lavoro o la mancanza di ordini. La risposta parrebbe ovvia nella considerazione che se mancano ordini persino l’annoso problema del costo del denaro passa in seconda linea.

  

Stimolare i consumi sarebbe allora propedeutico ad una contribuzione sulla fiscalità generale, ma i consumi, viste le imposte in aumento, le detassazioni revocate, persino un aumento dell’iva che è ovvio influisca proprio su questi, sono stimolati? Per nulla, ci pare, sia nella parte di un consumo di beni e servizi a tecnologia corrente (quelli usuali), sia in quella che a noi parrebbe foriera di una ripresa degli stessi, quella a “salto tecnologico”, quella cioè dove l’evidente convenienza di quel consumo che da una innovazione sostanziale viene favorita, spingerebbe molti a riprendere quel consumo. Come esempio, vorremmo citare le automobili e la possibilità che si leghino aiuti alle aziende alla fuoriuscita sul mercato di modelli nuovi a minor consumi (esistono svariati modelli di auto che potrebbero percorrere 50-60 km con un litro di benzina, e senza voler arrivare a prototipi di altra natura), modelli la cui sostanziale convenienza farebbe da stimolo concreto al cambio dell’autovettura posseduta in precedenza e molto più costosa dell’attuale.

  

Avrebbe cioè senso, in mancanza di denari reali inesistenti a prima vista nel bilancio dello Stato, concentrare su una ratio la concessione degli aiuti, l’innovazione radicale, in modo da creare, in concomitanza con aiuti alla rottamazione (che in una contingenza simile senz’altro non sarebbero considerati aiuti di stato in sede europea se compartecipati dalle stesse aziende produttrici), uno stimolo alla ripresa, nell’esempio, di acquisti di nuove auto.

  

L’identico discorso vale per quel settore edilizio a cui non può essere da volano la detrazione del 36% dell’imposta dovuta per generiche ristrutturazioni (nella palese volontà di favorire settori poi, come quelli delle opere per la sicurezza del patrimonio), ma avrebbe funzione di stimolo la crescita di un settore ad altissimo risparmio energetico su cui concentrare ogni risorsa in grado di stimolare attraverso il volano risparmio energetico la ripresa di un indotto edilizio a queste collegato.

  

Ciò che quindi manca alla visione di crescita della manovra (che infatti non c’è affatto) è una sorta di respiro ampio in grado di dare nuovi indirizzi ad un’economia stantia che continua a reggersi su una scarsissima innovazione tecnologica, ad esclusione di pochi settori, per lo più dedicati o all’esportazione o ai consumi di lusso.

  

Ed è qui che appare fallace la visione della crescita economica di questo governo, quella cioè che siano pochi settori a più alto valore aggiunto e passibili di creare indotto (a quelle condizioni di sub-appalto che ben conosciamo essere le commesse nel settore tessile per esempio) a poter trainare l’intera produzione, così creando nei fatti un’economia di serie A, quella dei prodotti di lusso, del made in Italy per comprenderci, formula assai generica che va dal tessile alle auto e natanti di lusso, dalla gastronomia ai vini doc e docg e via discorrendo, ed un economia si serie B, asservita alla prima e con un regime gius-lavorista ed in alcuni casi reddituale necessariamente al ribasso, come tra le altre i recenti accordi-imposizioni di FIAT auto e l’uscita dal rodato sistema di relazioni confindustriali hanno dimostrato.

  

E’ la “messicanizzazione” dell’economia italiana se così vogliamo chiamarla, nell’evidenza delle differenti questioni, dimensioni e contesti in campo. Il Messico infatti negli accordi NAFTA rappresenta l’anello produttivo di base, quello che fa il “lavoro sporco” o comunque a minor valore aggiunto, dove quindi ad un minor valore del prodotto lavorato per addetto corrisposto all’azienda, nell’equivalenza del profitto per il datore di lavoro, corrisponde un minor valore di reddito percepito e diritti rivendicabili dal lavoratore nel quadro del modello Ciudad Juarez per intenderci.

  

In Europa così saranno le economie finanziariamente più esposte al debito a sobbarcarsi questo compito ingrato (Italia, ma in un’ottica di rientro supposto che molto fa pensare al periodo pre-boom economico, Spagna, Portogallo, Grecia, e via discorrendo) di fare da retroterra produttivo a Germania e Francia.

  

Altre considerazioni nei seguenti articoli.

miko somma 

Pubblicato in Blog