Osservatori e Registri.


Il 5 giugno i giornali e i Tg regionali titolavano, roboanti, dell’istituzione, in Basilicata, del primo osservatorio regionale sul Diabete… una sigla anglofona: BBDO (Basilicata Barometer Diabets Observatory). Bene, molto bene!!! Ora, molti cittadini, incoraggiati da questa buona iniziativa da parte della Giunta Regionale, si augurano che si istituisca, in maniera repentina, anche un Registro Tumori. E visto che l’Osservatorio sul Diabete è il primo, i cittadini di Basilicata si accontenterebbero anche di un Registro Tumori che arrivasse… Ultimo!!!

10/06/2012

landini (fiom), nonostante alcune vetustà di argomenti, mi piace sempre di più e credo che debba considerare seriamente un suo ingresso in politica, potendo così dare un ottimo contributo alla rinascita del paese

miko somma

10/06/2012

ciò che veramente mi lascia perplesso è l’attitudine di alcuni a costruirsi una realta su misura attraverso un patchwork di notizie che si adattano ad una volontà di vedere le cose del mondo non in una loro possibile oggettività, ma in una sorta di rappresentazione teatralizzata del proprio ego (e mi viene in mente schopenauer), utile ad annullare ogni inevitabile contraddizione della realtà in rapporto proprio a questo (cioè che deve adattarsi all’io) e quindi forse “facile”…andare a certe tendenze dell’antropologia sociale delle comunicazioni aiuterebbe a comprendere il pericolo insito in questa deriva che porta dritti dritti a nuovi fascismi fondati non più sulla nazionalizzazione delle masse (cosa che implica un pensiero forte e quindi dominante), ma sulla relativizzazione delle stesse (cosa che implica una serie di “controllori” occulti dei tanti “pensieri” deboli seguenti alla tendenza descritta)

miko somma

08/06/2012

la crisi è una vite senza fine…superare l’economia capitalista fondata sulle posizioni dominanti è ormai un obbligo…aprire alla partecipazione proprietaria dei lavoratori le aziende una opportunità…rivedere le basi e la cultura del concetto di consumo una sfida globale che impone trasferimenti tecnologici ai paesi emergenti per impedire corse mortali alle fonti energetiche…rimettere in funzione il cervello quando si vota, un presupposto!!!

miko somma

o8/06/2012

soltanto il 3,3% del prodotto interno lordo della basilicata è ascrivibile alle attività turistiche, contro una media meridionale del 5,0% e nazionale del 5,1%…ogni programma per questa terra non può non passare che dall’aumento di tale percentuale nell’unica vera arma che questa regione possiede, difendere la sua incontaminatezza come valore turistico da rilanciare in un panorama di inconsueto che farebbe la differenza!!!

miko somma

Comunicato stampa di Comunità Lucana

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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Il diritto, sostanziale fondamento del vivere democratico

E’ costume di Comunità Lucana non commentare in alcun modo le sentenze prima di averne letto il disposto che chiarisce in maniera univoca quale sia stato il percorso della decisione di una corte e tale sarà il nostro atteggiamento verso la sentenza che condanna il tenente di polizia provinciale Giuseppe Di Bello e l’esponente radicale Maurizio Bolognetti nel giudizio circa la rivelazione di atti di ufficio nel merito della pubblicazione di dati inviati da una “gola profonda” dagli uffici regionali e forse sin troppo precipitosamente resi pubblici dai soggetti in questione, prontamente denunciati dall’allora assessore all’ambiente, Vincenzo Santochirico.

 

L’esatta ricostruzione della materia giudiziale crediamo debba essere ben tenuta presente in giudizi su cui con evidenza la pubblica opinione non dovrebbe costruire significanti differenti e che, in ogni caso, non alterano quella domanda di fondo sullo stato delle acque dell’invaso del Pertusillo che rimane del tutto inevasa, tra le reticenze “tutt’appostiste” di chi pur avrebbe obblighi pubblici alla chiarezza, per le motivazioni facilmente intuibili di essere in determinate postazioni per lavorare agli interessi pubblici, e quelle indagini che speriamo presto possano almeno supplire a “latenze politico-amministrative” di cui si avverte presenza pur in presenza di precisi obblighi di legge.

 

Così, se da un verso la condanna per la rivelazione di segreti d’ufficio nel merito è una sanzione per il comportamento concreto di soggetti in una fattispecie concreta, la pubblicazione, lecita o meno, di atti d’ufficio –  e la sentenza ci dice illecita pur in presenza di un interesse pubblico alla loro conoscenza – e di cui occorrerebbe discutere sulla base di una evidenza dell’interesse pubblico alla conoscenza di quei dati, ancora attendiamo di comprendere cosa, chi e come hanno provocato un inquinamento che non crediamo ammissibile in una democrazia continuare a distribuire con il contagocce.

 

Così se Di Bello e Bolognetti hanno sbagliato – e naturalmente saranno tutti gli altri gradi di giudizio a confermare tale colpevolezza – hanno commesso reato nel diffondere quei dati, ma quei datì ci sono e sono un punto di domanda a cui si attende ancora una risposta, sia giudiziale che politica.

 

Non vorremmo quindi che su tale “errore” si costruisca mediaticamente delegittimazione delle criticità ambientali (e non solo) emerse finora in questa dormiente Lucania di cui vorremmo presto liberarci per addivenire ad una regione più conscia dei temi che la interessano concretamente, ma non cediamo ad idee di una “punizione” dei soggetti in questione, idee che se pur i gradi successivi dovessero indicare errori in questa sentenza, ci direbbero di un errore e non di un teorema.

 

Non crediamo, per amore di democrazia, doversi neppure affermare l’esistenza di teoremi complottisti senza così mettere in dubbio il basilare caposaldo della nostra democrazia, quello che sia la civiltà del diritto, anche quando sbaglia, perché potrebbe sbagliare, ed anche più del voto dei cittadini, perché potrebbero sbagliare, il sostanziale fondamento del vivere democratico, non il tifo da stadio che pare a tratti volerla sostituire.

 

In attesa così della pubblicazione della sentenza, la nostra massima solidarietà umana al tenente Di Bello ed a Maurizio Bolognetti.

 miko somma, segretario regionale di Comunità Lucana

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Comunicato stampa di Comunità Lucana

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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Un piano rifiuti nell’interesse della nostra terra

 

Apprendiamo che con Delibera n. 641 del 22/05/2012 la Giunta Regionale procede ad aggiornamenti ed adeguamenti del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti sulla base del disposto del D. Lgs 152/06, quindi con ben 7 anni di ritardo, ed approva i primi indirizzi e criteri per l’aggiornamento del Piano sulla base dell’art. 25, comma 4, LR 17/2011 che prevede la presentazione di proposta di adeguamento del Piano entro il 04/08/2012.

 

Tutto bene sembrerebbe se finalmente dopo ben 11 anni si comincia a discutere del vigente Piano dei Rifiuti e della sua legge istitutiva (L.R. 6/2001), risvegliandosi da una letargia dannosa per la gestione degli RSU della regione che meno ne produce procapite nel Paese ed in cui una corretta gestione in accordo alle cogenti normative europee di quelle quantità dovrebbe essere da tempo già una realtà.

 

Ma oltre sospette fotocopiature nella Relazione Preliminare di parti della Proposte di Legge in materia elaborata da questo movimento sia nell’articolato di proposta di legge, che nel piano rifiuti regionale, presentata a firma dei consiglieri dell’intergruppo, Mollica, Navazio, Falotico e dal presidente della III commissione, Romaniello – fotocopiature delle quali saremmo anche contenti vista la trasversalità che il tema stesso impone e che è nostra prassi politica – ciò che proprio non convince della DGR, oltre ai suoi tempi che “guarda caso” bypassano una discussione in commissione dopo un richiamo all’aula della stessa, proprio della nostra proposta di legge, è in primo luogo una strana “dimenticanza”, quella cioè che è la Legge Finanziaria 2007, che fissa il raggiungimento del 65% di RD al 31/12/2012 e che ha innovato il disposto al 152/06, che fissava il raggiungimento di tale percentuale al 31/12/2013, a pena richiamo ad adempiere e commissariamento del sistema di gestione dei rifiuti.

 

Parrebbe solo una pericolosa svista, un errore, ma temiamo che possa essere un errore fatale anche nel merito di linee di gestione del vecchio piano che, indicando obiettivi di RD al 35%, non è riuscito a raggiungere neppure quella percentuale, e vediamo arduo che da oggi e sino al 31 dicembre la nostra regione riesca a dotarsi in pochi mesi di piani e di strutture atte a questa coercitiva percentuale di RD, seppure in presenza di onerosi affidamenti (40.000 euro) per l’analisi tecnico-ambientale del Sistema Integrato di Gestione degli RSU regionali, convenzionato in data 01/09/2010 al DIFA (Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente dell’UniBas, approvata con DGR 1326/2010 al repertorio n. 12061 – da noi stranamente prima si stipulano le convenzioni, poi si approvano nelle sedi istituzionali – che evidentemente non molto ha prodotto, se dalla Relazione Preliminare approvata in allegato alla DGR, oltre alle cialtronesche fotocopiature di altre proposte di cui si è detto, ben poco di pratico si evince.

 

Temiamo però che l’unica cosa pratica – pericolosamente tale – di quella relazione sia però la dizione “…la massima utilizzazione dei rifiuti, successivamente alle operazioni di recupero, come combustibili o come altro mezzo per produrre energia e/o calore”, contenuta tra i primi indirizzi di programmazione, una dizione che, a nostro avviso, spalanca le porte della regione alla realizzazione di almeno un altro inceneritore, oltre quello di Fenice che ricordiamo essere stato improvvidamente inserito nella nostra programmazione della gestione dei rifiuti.

 

Inceneritore di cui non si sente alcuna necessità, anche al netto di preoccupazioni ambientaliste, visto che al raggiungimento di soglie di RD al 65% persino noti propugnatori dell’incenerimento come forma di soluzione del problema rifiuti come il sindaco di Salerno De Luca ritengono tale soluzione inutile, sia economicamente che strutturalmente, ma inceneritore che evidentemente qualcuno vuole realizzare in ossequio forse a quel principio che tali impianti sono un affare per chi li costruisce, e l’esperienza delle cose lucane ci suggerisce come strategia mediatica per renderne ineluttabile la costruzione, supposte emergenze a tempo che puntualmente rendono i rifiuti della città capoluogo come il vulnus su cui deve realizzarsi una sorta di “approvazione popolare” all’inceneritore come soluzione a queste emergenze.

 

Inceneritore che riteniamo qualcuno voglia realizzare nella zona industriale di Tito Scalo, stante quella conclamata impossibilità a riaprire il “ferrovecchio” che arrugginisce a S. Luca Branca, tra il tempo che è passato, rendendo la tecnologia  di quell’inceneritore obsoleta, la lunga, costosa gestione a impianto fermo e del cui iter che non arriva mai al collaudo occorrerebbe rendere conto alle autorità contabili, e le frane del versante di contenimento della discarica di Pallareta, e soprattutto inceneritore che, stante le relative basse quantità di rifiuti che la RD al 65% lascerebbe ai forni (78.000 tonn/anno di cui 39.000 già da smaltire a Fenice) sarebbe quindi un impianto del tutto anti-economico, a meno che qualcuno non voglia renderlo più conveniente provvedendo all’incenerimento di una parte di quei rifiuti campani selezionati a combustibile perfettamente trasportabili altrove senza interventi decretativi del Governo.

 

Chiediamo pertanto alla Giunta Regionale l’immediata revoca della delibera 641 ed una discussione in sede di commissione con la massima priorità, ed in via straordinaria in aula consiliare, della nostra proposta di legge regionale e del relativo piano rifiuti regionale, piano che, allo stato attuale, risulta essere l’unica proposta globale e coesa intorno ad una idea di gestione dei rifiuti che esclude l’inutile incenerimento dei rifiuti lucani e della quale occorre discutere senza infingimenti adesso.

 

E non si affannino a chiedersi quanto costi o costerebbe la redazione di quel piano che molti a mezza voce dicono funzionare nelle sue idee innovative, ma pochi ammettono a voce alta sia la proposta di cui discutere, quel piano è pubblico da tempo, parte della nostra idea di politica e gestione della nostra regione, ed in quanto tale completamente gratuito, nella speranza che serva non ad esser fotocopiato in alcune sue parti, ma ad essere messo in pratica per intero nell’interesse della nostra terra.

 Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana.         

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