potenza, fatta la giunta, manca la maggioranza…

01/07/2014

a potenza le giunte si fanno (ed a loro un sincero augurio di buon lavoro), tocca poi vedere però se ci sono anche le maggioranze per sostenerle nelle piccole, come nelle grandi scelte…e qui occorre capire che non c’è solo pura tecnica amministrativa, ma anche scelte politiche che maturano i singoli atti, un elemento questo che dovrà far riflettere qualcuno…

miko somma

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il senato ed i ribelli…

(ANSA) – ROMA, 1 LUG – Sale a 20 il numero dei senatori della maggioranza che voteranno in Aula per gli emendamenti alle riforme che ripristinano il Senato elettivo. E’ Antonio Azzollini, di Ncd, presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, come ha detto lui stesso ai cronisti.

beh, la faccenda si complica un po’ per il governo e l’eterogeneo cartello che sostiene questa riforma “leggermente” assurda del senato…dunque questi sono i numeri della maggioranza:

per un totale quindi di 182 a cui vanno sottratti quindi 20 voti, cosa che porta la soglia di maggioranza a 162, salvo altri franchi tiratori a vario titolo e varia apparizione, mentre le minoranze assommano a:

  •      FI (60)
  •      M5S (41)
  •      LN e Autonomie (15)
  •      Altri (22)

per un totale di 138, di cui però non si sa di preciso quanti in forza italia seguiranno il diktat berluskoniano di votare per la riforma senza la formula dell’eleggibilità dei senatori presentata in emendamenti…ma il punto non è quanti senatori costituiscono la maggioranza rispetto ad una qualsiasi minoranza, piuttosto quanti di loro fanno quella maggioranza qualificata che serve all’approvazione di una riforma costituzionale, quale il progetto di nuovo senato è a tutti gli effetti…

maggioranza che si forma nel dettato dell’art. 138 della costituzione:

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

quindi una maggioranza qualificata che, nel corso della seconda votazione deve essere composta dalla maggioranza assoluta dei senatori, esattamente 161 voti a favore (quota ovviamente ottenuta percentualmente comprendendo anche i 5 senatori a vita), una quota pericolosa che richiede l’intervento delle minoranze di cui appunto non sappiamo quale sarà poi l’orientamento concreto dei rispettivi senatori e soprattutto quanto poi sia reale l’intenzione di forza italia di sostenere davvero la riforma di fronte alla possibilità di una bocciatura del governo, cosa questa che lascerebbe a renzi ben poche possibilità, a meno non rimangi per intero una delle sue promesse più care, quella di andare via se non passano le riforme…un gioco pericoloso…

altro problema poi, a mio avviso, è che dovendo evitare un probabile referendum dagli esiti assai incerti, vista la possibilità che tutto possa poi cambiare nelle urne, dovrà quindi essere nella seconda votazione dei 2/3 dei senatori, quindi di 214, quota questa particolarmente “accidentata”…

 

 

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martin schulz è il nuovo presidente del parlamento europeo…

(ANSA) – STRASBURGO, 1 LUG – Il socialdemocratico tedesco Martin Schulz è stato rieletto Presidente del Parlamento europeo a maggioranza assoluta. 409 i voti a favore su 612 espressi. 723 i presenti, 111 le bianche e nulle. La nomina di Juncker è “un passo in avanti fondamentale per il parlamentarismo europeo” ed “un passo di cui dobbiamo essere fieri”, ha detto Schulz appena rieletto presidente aggiungendo che tale processo “porterà un enorme cambiamento nella democrazia europea”.

ci sarà qualcuno che forse sperava di poterlo diventare (e tale idea era infatti stata fatta balenare non casualmente soprattutto tra i lucani durante la campagna elettorale) grazie anche alle buone parole di renzi, che ci sarà rimasto male, ma come si dice?…è la politica, baby!!!…i miei complimenti a martin schulz per la riconferma prestigiosa ad un incarico molto importante, visto il nuovo ruolo del parlamento europeo!!!

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l’incontro ed il totem…

AGR Un’azione congiunta, forte e condivisa tesa ad organizzare, tramite la delegazione di parlamentari lucani e il sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo, un incontro tra il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri dello Sviluppo economico e delle Finanze, per porre all’attenzione dell’esecutivo nazionale e far sì che quest’ultimo lo inserisca tra le priorità di governo, il tema delle royalties del petrolio che andrebbero escluse dal conteggio del Patto di stabilità, secondo il disegno di legge presentato dalla Giunta e approvato dal Consiglio regionale della Basilicata.

È la proposta emersa questo pomeriggio (ieri, ndr), nel corso di una riunione che si è svolta nella sala Verrastro del palazzo della giunta regionale, cui hanno partecipato il governatore lucano Pittella, l’assessore regionale alle Politiche di sviluppo Raffaele Liberali, il sottosegretario De Filippo, i senatori Salvatore Margiotta e Giovanni Barozzino e i deputati Antonio Placido, Maria Antezza e Cosimo Latronico.

Nel suo intervento, il presidente Pittella ha posto nuovamente sul tavolo i tre temi già affrontati in occasione degli incontri avuti a Potenza e a Roma con il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e le parti sociali: la ripresa del Memorandum, la questione della card benzina e l’esclusione delle royalties petrolifere dal Patto di stabilità.

“La nostra proposta è di utilizzare direttamente, come ente regionale, le risorse della card benzina – ha affermato il governatore – destinandole non solo ai patentati ma a tutti i residenti in Basilicata dando priorità alla platea di meno abbienti che purtroppo si sta allargando a causa della crisi duratura”. Destinazione “sociale” anche per le risorse del petrolio che andranno svincolate dal patto di stabilità. “Vorremmo utilizzare una parte di quelle risorse per il reddito minimo di inserimento. La Basilicata ha bisogno delle royalties del petrolio per poter sopravvivere e ricucire una ferita che altrimenti non sarà più sanabile”, ha aggiunto Pittella.

I parlamentari lucani Margiotta, Antezza, Placido e Barozzino hanno condiviso la proposta del sottosegretario De Filippo di costruire una strategia unitaria al fine di ottenere una interlocuzione diretta con il governo nazionale, tale da porre la questione delle royalties petrolifere della Basilicata all’interno del programma che lo stesso presidente Matteo Renzi sta perseguendo a livello europeo per un allentamento del vincolo del patto di stabilità. A sostegno della proposta lo stesso deputato Latronico il quale ha ricordato che le risorse della card benzina sono già fuori dal patto di stabilità poiché c’è un trasferimento diretto dalla compagnie petrolifere, attraverso Poste italiane, ai diretti beneficiari.

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bene, facciamo a capirci allora…i parlamentari lucani presenti all’incontro erano 5, esattamente margiotta (pd di comune fede renziana), antezza (pd dell’asse umorale matera-lauria), la strana coppia barozzino-placido (sel), latronico (f.i.)…

quindi in sostanza mancavano i senatori bubbicosottosegretario agli interni), fattorini (pd, ma che di lucano ha solo il luogo di elezione), petrocelli (5 stelle), di maggio (qualcosa di centro, che non è un partito, ma uno status momentaneo di un eterno mutare), viceconte (ncd), quindi 5 su 7

mancavano anche i deputati speranza (pd e capogruppo alla camera), folino (pd), liuzzi (5 stelle), quindi 3 su 6, portando il totale dei “mancanti” all’incontro a 8 su 13, ben oltre quindi il 50% di assenze che, tra giustificato o meno, qualifica numericamente del fallimento dell’incontro, divaricandosi un solco tutto interno al pd sulla strategia sul tema di quelle royalties da tenere (o tentare di tenere) fuori dal patto di stabilità, un solco profondo che recita chiaramente che se oltre ai citati margiotta ed antezza, che in qualche modo potremmo definire “giocatori della squadra” del presidente, i parlamentari lucani del pd si sono tenuti ben lontani da un incontro senza senso concreto, come ho avuto modo di dire in un lungo articolo, se non una sorta di malinteso richiamo alle armi sia in vista delle ormai prossime primarie “aperte” del 12 luglio (virgoletto la qualifica di aperte perché sia chiaro che qualcuno gioca proprio sull’apporto esterno al pd), sia per arginare difficoltà di governo della regione che ormai sono chiare a tutti…

la giunta non funziona proprio bene, visti i risultati di 6 mesi che poco hanno prodotto rispetto alle promesse suadenti e guerriere della campagna elettorale e prima ancora delle primarie, e se i richiami alla “rivoluzione” non cambiano le sorti amministrative di una regione, quanto meno stringono i ranghi della propaganda attribuendo la “colpa” ad un totem, il patto di stabilità, appunto…un argomento questo che evidentemente poco e male ha funzionato anche sull’approvazione a sola maggioranza della leggina regionale di “rottura” del patto stesso…

vada come vada poi sul ricorso in corte costituzionale che si tenta di scongiurare con un incontro diretto con renzi di cui de filippo si fa garante e promotore, rimane quella data del 12 luglio che il presidente pittella, ormai impegnatissimo a sostenere braia, nonostante il suo ruolo dovrebbe suggerirgli maggiore cautela ed equidistanza (un po’ come al comune di potenza, no?) dai singoli candidati, ha assunto a traguardo volante del gran premio della montagna che sta tentando di scalare, il controllo totale ed esarcale di una regione che forse ha bisogno d’altro che di chiacchiere ed appelli disperati alle crociate…

 

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fermato nicolas sarkozy…

ansa – L’ex capo dello stato francese Nicolas Sarkozy si trova in stato di fermo nell’ambito delle indagini su una vicenda di intercettazioni con l’accusa di concussione e violazione del segreto istruttorio. E’ la prima volta che in Francia, nei confronti di un ex presidente della Repubblica, protetto dall’immunità fin quando è in carica, viene disposto dalla magistratura lo stato di fermo.

Nicolas Sarkozy al telefono in una foto di archivio (foto: EPA)

Sarkozy, convocato all’alba dai giudici dell’anticorruzione, è arrivato a Nanterre, periferia di Parigi, con un’auto dai vetri oscurati. Durante l’interrogatorio sulla vicenda della fuga di notizie sul provvedimento di intercettazione nei suoi confronti, nell’ambito dei presunti finanziamenti illeciti da parte della Libia di Muammar Gheddafi alla sua campagna presidenziale del 2007, i magistrati hanno deciso di procedere con lo stato di fermo.

“La giustizia indaga – ha commentato subito dopo il portavoce del governo, Stephane Le Foll – deve andare fino in fondo, Nicolas Sarkozy è un cittadino come gli altri davanti alla legge”. L’inchesta vuole appurare se l’ex capo dello stato abbia promesso ad un giudice una carica di prestigio se questi lo avesse messo al corrente di un provvedimento giudiziario nei suoi confronti, la decisione di intercettare le sue telefonate. I giudici potranno ora interrogare Sarkozy, che da tempo si dice vittima di accanimento da parte della magistratura, per 24 ore. Lo stato di fermo sarà prorogabile per altre 24 ore, poi il giudice dovrà rilasciarlo o disporre nuove misure cautelative.

L’iniziativa della magistratura arriva proprio mentre sembrava che la volontà di Sarkozy di tornare alla politica in vista delle presidenziale del 2017 si stesse per concretizzare con un ritorno alla guida dell’UMP. Thierry Herzog, potente avvocato e storico legale di Sarkozy, è in stato di fermo da ieri, insieme con due magistrati sospettati di essere coinvolti nella vicenda, Gilbert Azibert e Patrick Sassoust. Sullo sfondo della presunta c’è anche l’imminente decisione della Corte di Cassazione sul sequestro delle agende di Sarkozy, contro la quale avevano fatto ricorso i legali dell’ex presidente.

Le agende sarebbero utili anche per altre ipotesi di reato, in particolare quelle riguardanti in controverso arbitrato del governo durante la presidenza Sarkozy nel caso che opponeva l’uomo d’affari Bernard Tapie alla banca Credit Lyonnais

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