un pensiero per neda

so che questo video è terrificante (anche la presentazione pubblicitaria affidata a kakà…che schifo!!!…tutto diventa merce!!!)…mi assumo ogni responsabilità per la sua pubblicazione…ci ho pensato a lungo prima di pubblicarlo ed alla fine mi ha fatto decidere il bisogno che abbiamo tutti di avere verità…mi sono fatto delle idee su quanto accade in iran, così come me le faccio ogni giorno su molte cose…quello che mi colpisce è che la gente debba ancora morire per affermare un’idea…questa ragazza non è più importante delle migliaia di persone che muoiono ogni anno per una causa in cui credono, a questa ragazza non sarebbe importato nulla di diventare un simbolo, questa ragazza aveva delle idee ed era scesa in strada a manifestarle…non c’è molto altro da aggiungere…un pensiero per neda, uccisa dalla polizia come carlo giuliani

http://tv.repubblica.it/copertina/polizia-iraniana-uccide-una-ragazza/34140?video

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Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

Non lasciamo Angelo Falcone da solo.   Cosa ha fatto la politica lucana per due nostri connazionali detenuti in India sulla base di un incerto impianto probatorio in condizioni contrarie ad ogni etica della stessa detenzione? Cosa ha fatto la politica lucana per un padre che chiedeva solo quell’interesse lecito, doveroso, normale che la politica dovrebbe avere per la sorte dei propri cittadini, colpevoli od innocenti che siano?    

Incontrai Angelo Falcone a Pisticci un anno fa, durante una manifestazione a cui lui partecipava per cercare orecchie al suo appello, e conobbi una persona dolorosamente dignitosa, che non chiedeva libertà per il figlio ed il suo compagno propugnando tesi comprensibilmente innocentiste.

No, Angelo falcone chiedeva giustizia, cosa del tutto diversa da codici e leggi, pur non potendo mai prescinderne, e la chiedeva ai semplici cittadini ed ai rappresentanti del popolo, agli eletti, a coloro che pur dovrebbero avere a cuore le sorti anche di un solo cittadino in difficoltà.   Giustizia che non arrivata, essendo ancora Falcone e Nobili detenuti senza le minime garanzie di tutela giudiziaria, un avvocato che parli la loro lingua, un esponente del corpo diplomatico dello Stato Italiano che si faccia carico delle comunicazioni e di ogni esigenza specifica di comprensibile difficoltà, una condizione detentiva che si approssimi almeno a quella italiana (esistono convenzioni bilaterali al riguardo) nella tutela del diritto alla difesa e ad una condizione carceraria che non sia solo una pena, facendo così salvi il diritto alle comunicazioni ed alla libertà di espressione, alla dignità fisica e morale, ad una sana alimentazione e ad un ambiente il più possibile salubre, e via così di seguito in quelle apparenti piccole cose (centimetri, grammi, minuti) che divengono grandi per chi è costretto alla privazione della libertà personale, quelle piccole cose del mondo delle carceri che alcuni illuminati dicevano svelare le condizioni morali di un paese. 

Sappiamo tutti quanto l’universo giudiziario possa essere diverso dal nostro – e tanto ci sarebbe da dire al nostro riguardo! – in un enorme paese pieno di contraddizioni che la fragile democrazia indiana a stento riesce a rappresentare nel suo mosaico di culture, ed è forse per questo che come cittadini chiediamo al nostro stato di intervenire laddove siano evidenti macroscopiche differenze di trattamento dei casi singoli ed ai nostri rappresentanti eletti di farsi carico di quell’interesse.   E lo chiediamo ad un paese, il nostro, che spesso si è attivato per nostri connazionali all’estero rapiti od in difficoltà, sfruttando i canali usuali e meno usuali della diplomazia, fino al punto di pagar riscatti comprensibilmente mai ammessi, ma pagati. E lo chiediamo, lo abbiamo chiesto e lo chiederemmo anche quando un connazionale incappi nelle maglie della giustizia, magari di una giustizia diversa dalla nostra – sono migliaia i cittadini italiani detenuti all’estero, spesso condannati a lunghe pene detentive per reati la cui sanzione è quasi inesistente da noi – facendo appello a chi nel compito di rappresentare politicamente deve mettere in conto anche la tutela della cittadinanza e dei diritti di chi, avendo anche commesso un reato sempre da dimostrare e confermare solo attraverso una sentenza, versa purtroppo nell’abbandono a se stesso ed alle sue condizioni.   Angelo Falcone continua a chiedere giustizia e lo fa anche attraverso il gesto estremo dello sciopero della fame a cui è costretto dalla sordità di una politica che ritiene più importante fare altro, magari delegando ad un tempo che verrà quell’interesse che non ha purtroppo tempi da aspettare. Crediamo sia arrivato il tempo che qualcuno dia delle risposte ad Angelo Falcone.    

Comunità Lucana – Movimento No Oil solidarizza e si associa convintamente alla lotta di Angelo Falcone ed invita i parlamentari lucani eletti nel parlamento italiano ed europeo a mettere da subito in essere tutte le pressioni sul governo italiano che si rendano necessarie in un caso in cui l’influenza del nostro paese nelle reciproche relazioni internazionali bilaterali potrebbe e può stimolare un interesse maggiore delle autorità federali indiane verso il caso Falcone-Nobili. Miko

Somma, Comunità Lucana – Movimento No Oil

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Iran, per la Cnn almeno 19 i morti. Il capo della polizia: “Spareremo”

  

21 giugno 2009. Secondo la Cnn, che cita fonti ospedaliere, sono almeno 19 i morti negli scontri di sabato scorso tra forze di sicurezza e manifestanti pro-Mousavi a Teheran. Tuttavia, ammette l’emittente, non è facile ottenere un bilancio attendibile in quanto ai giornalisti non è permesso svolgere il loro lavoro di testimonianza e verifica. Nei siti di social networking si rincorrono voci di ogni tipo, e bilanci che parlano di addirittura 150 vittime. La cifra supera quella fornita da un blogger che in serata su Twitter aveva dato come “confermati” dall’ospedale Fatemiyeh “30-40 morti” e circa 200 feriti.

 

Tv di stato iraniano ammette 10 morti – La televisione di stato iraniana ha reso noto  che dieci persone sono state uccise e più di cento ferite durante gli incidenti a Teheran di ieri. “Nei torbidi che hanno portato agli scontri dieci persone sono state uccise e più di cento ferite. La presenza di terroristi negli eventi di ieri in piazza Enghelab e in viale Azadi era tangibile”, ha detto l’emittente. Un’altra emnittente di stato – in lingua inglese – aveva in precedenza riferito di 13 “terroristi” uccisi ieri durante i moti di piazza. Le cifre, pur discordanti come spesso accade in questi giorni a proposito del bilancio delle vittime degli scontri tra manifestanti e polizia, si riferiscono pertanto con ogni probabilità agli stessi episodi.

 

Ragazza uccisa diventa simbolo – E’ già diventata un simbolo per l’ opposizione iraniana la ragazza uccisa  a Teheran negli scontri.Secondo vari siti internet e i social network Youtube e Twitter, la ragazza di chiamava Neda. La strada di Teheran dove la ragazza è morta, via Amirabad, sarebbe stata ribattezzata dai contestatori ‘via Neda’.Il presidente del parlamento,il conservatore Ali Larijani, ha chiesto che siano ascoltati coloro che mettono in dubbio il risultato delle elezioni.

 

Capo polizia scrive, basta rivolte–  Il capo della polizia iraniana con una lettera pubblicata sui giornali ha lanciato un duro monito al candidato sconfitto alle elezioni presidenziali del 12 giugno, Mir Hossein Mussavi, avvertendo che verrà contrastato con la massima energia ogni tentativo di creare incidenti. La lettera è stato pubblicata dopo gli incidenti di ieri, che secondo alcune voci hanno provocato numerosi morti. Non è chiaro però quando Ismail Ahmadi Mughaddam l’abbia scritta. “Annuncio che, se si continuerà come negli ultimi giorni, la polizia, in linea con il suo dovere di mantenere l’ordine e la sicurezza per la società e il popolo, impedirà con la forza ogni attività illecita”, si legge nella lettera pubblicata dal quotidiano Etemad-e-melli. Mughaddam parla di “banditi” che sfruttano “il clima di illegalità ” creato da Mussavi. Dice che da quando sono cominciate le manifestazioni 400 poliziotti sono stati feriti e avverte: gli agenti spareranno contro chi provoca disordini.

 Mousavi: “Brogli pianificati da mesi” –  “I brogli erano stati pianificati da mesi. Sono pronto al martirio e continuerò la protesta”. Così Mir Hossein Mousavi, l’ex candidato riformista, ha parlato sabato alla folla dei suoi sostenitori che hanno sfidato il regime scendendo ancora una volta in piazza. Il leader riformista ha anche invocato lo sciopero generale, nel caso venga arrestato. Si alza quindi il livello della sfida in Iran. Nel mirino dei riformisti di Mousavi e Karroubi non c’è più solo il presidente Mahmoud Ahmadinejad, ma – fatto mai avvenuto dalla rivoluzione khomeinista del 1979 – la stessa Guida Suprema, l’ayatollah Khamenei, che nel sermone del venerdì scorso aveva legittimato l’elezione di Ahmadinejad, vietando i cortei.

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