lavorare per la differenza…

18/01/2015

ci esaltiamo tutti a vedere le bellezze della nostra regione ed il senso profondo di quella bellezza che è nella resilienza culturale di una terra antica che non rinuncia a se stessa per alcun “moderno di scarto” che pur qualcuno ci propone come modello di sviluppo…

ma non basta esaltarsi, occorre lavorare tutti e tutti insieme per allontanare le strenne di quel moderno fondato sulla rapina delle risorse e sulla sudditanza semi-coloniale a modelli che riconducono sempre ad un “altrove” dove terminano i cicli economici, sociali e politici che di qui transitano solo per “prendere” e mai per “meticciarsi”…

occorre lavorare tutti e tutti insieme perchè ci sia lasciato lo spazio che noi intendiamo sia il nostro spazio, la nostra terra ed il tempo che noi intendiamo sia il nostro tempo ed il nostro ritmo di comunità…

io credo fortemente nella possibilità di questa terra di creare un suo proprio modello di sviluppo umano ed economico fortemente innestato sulla sua differenza da un paese e da un continente ormai omologato ad un modello unico che impone la società umana al servizio dell’economia e non viceversa…

miko somma

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17 gennaio…1943…

vi posto questo breve ricordo, tratto dalla pagina facebook dell’anpi, di una giornata terribile che segnò la fine di un cattivo sogno e l’inizio di un incubo…ricordare non fa male se serve a comprendere lo stato dell’oggi e forse a considerare che l’italia democratica nacque anche dal dolore immenso di quella ritirata terrificante…
 
Il 17 gennaio 1943 inizia il ripiegamento delle truppe italiane sul fronte orientale: per l’ARMIR è la dolorosa ritirata di Russia. In 10 giorni i soldati percorreranno 120km a piedi nella neve, in condizioni climatiche atroci. L’equipaggiamento criminalmente inadeguato, il disprezzo subito da coloro che dovevano essere gli alleati, la determinazione dell’esercito e dei partigiani russi che difend…evano la propria terra: solo metà di quei soldati troveranno la strada di casa, gli altri saranno “centomila gavette di ghiaccio”.
Fu il coraggio di alcuni reparti di Alpini che avevano conservato armi e risolutezza che permise la ritirata.
Il dolore per l’altissimo numero di perdite umane, l’umiliazione subita a causa delle scelte ciniche e sconsiderate del regime fascista, il desiderio di rivalsa verso l’alleato nazista che salvo isolate eccezioni li aveva traditi nel momento peggiore: non è un caso se proprio dagli Alpini provengono numerosi uomini che al ritorno in Italia faranno parte della Resistenza.
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